Camusso, il 2 giugno per chiedere equità e crescita

15 -05-2012

“Abbiamo scelto il 2 giugno perché vorremmo che si ricordasse che l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Questo governo deve cambiare e presto per non arrivare al punto di rottura con il paese”. Intervistata su La Repubblica, Susanna Camusso, spiega il senso della manifestazione unitaria indetta dai sindacati proprio il giorno della festa della Repubblica. E le cose da fare, da parte del governo, almeno nell’immediato, sono chiare: “Deve decidere, finalmente, di fare una politica equa. È profondamente iniquo tassare sempre e solo i lavoratori dipendenti e rifiutarsi di introdurre la patrimoniale. Chiediamo la riduzione progressiva del peso fiscale sulle buste paga e un’Imu proporzionale ai redditi sulla prima casa. Chiediamo che vengano ridistribuiti i frutti della lotta all'evasione”. E sulle tragedie di questi giorni, i ripetuti suicidi di lavoratori e piccoli imprenditori, il segretario della Cgil ricorda: “È quattro anni che il popolo dei lavoratori dipendenti e dei piccoli imprenditori fa sacrifici. Gli stipendi vengono pagati con ritardi di sei, sette, otto mesi. I crediti con i clienti diventano inesigibili. All'inizio uno spende quel che aveva messo da parte negli anni precedenti. Per anni i governi hanno detto che presto ci sarebbe stata la ripresa. Poi l'autunno scorso si è scoperto che non è cosi. Che bisogna fare altri sacrifici. E la gente li ha fatti, sperando che sarebbero serviti a uscire dalla crisi. Invece adesso si scopre che i sacrifici aumenteranno ma la crisi non finirà. Per guarire ti tagli un braccio oggi ma sai già che domani ti taglieranno anche la gamba. È questa disillusione che fa nascere i drammi di questi giorni”. D’accordo con i sindacati è anche il premio Nobel Eric Maskin. Intervistato da Il Mattino l’economista statunitense bacchetta il nostro presidente del Consiglio. “Monti è un buon economista, certamente ne sa di più rispetto a Berlusconi. Ma Monti sa anche che in questo momento è di moda in Europa imporre l’austerity e ha deciso di seguire questa moda”. Quindi Monti sta sbagliando? “Su questo punto certamente. D'altronde non è il solo in Europa: vedi Merkel in Germania e Cameron in Inghilterra”. L'elezione di Hollande in Francia potrebbe cambiare questo scenario? “Spero di sì: a sentire quello che dice il nuovo presidente francese, penso proprio che qualcosa cambierà”. In Italia per una lectio magistralis all’Università Federico II di Napoli, Maskin parla della crisi e dice cose che anche i semplici mortali comprendono. “In Europa – spiega – si è deciso che l'obiettivo principale dell'azione dei governi debba essere la riduzione del debito e il pareggio di bilancio. Sono un economista e so bene che il debito deve essere ridotto, ma non credo sia questa la priorità quando ci sono milioni di disoccupati. La verità è che adesso sono i poveri a soffrire, non certo i ricchi”. E ancora: “L'austerity è prematura per l'Europa e rischia di impedire la ripresa e la crescita, che devono essere le vere priorità dei governi. In questa fase, la scelta del rigore può rivelarsi tragica: prima bisogna abbassare il tasso di disoccupazione e soltanto dopo si potrà pensare alla riduzione del debito e al pareggio di bilancio”. Ma qualcosa, forse, sta cambiando. Leggiamo infatti su Il Sole 24 Ore che il governo tedesco (e per vie traverse anche il Fmi) dà un inatteso appoggio alle richieste salariali dei lavoratori. Ieri infatti, i lavoratori della Deutsche Telekom hanno ottenuto aumenti salariali del 6,5 per cento da qui alla fine del 2013: la stessa percentuale richiesta (ma per quest’anno) dal sindacato dei metalmeccanici, Ig Metall, oltre a una serie di misure a favore dei lavoratori a tempo parziale e degli apprendisti. Le trattative dei bancari e dei chimici prenderanno probabilmente il la dal risultato di quella dei metalmeccanici. Le rappresentanze dei lavoratori rivendicano dopo i limiti accettati negli scorsi anni, il recupero di potere d'acquisto dei salari, consentendo ai lavoratori di condividere il buon andamento dell'industria. “Le richieste sindacali hanno trovato un inatteso appoggio – scrive il quotidiano di Confindustria – nel ministro delle Finanze, Wolfgang Schauble, il quale ha detto che la Germania può permettersi gli aumenti e con la crescita dei redditi delle famiglie contribuirà ad attenuare la crisi degli altri paesi dell'Eurozona, incrementando l'import”. Ed è “sulla stessa linea il rapporto pubblicato ieri dal Fondo monetario sulla Germania, al termine dell'annuale visita degli ispettori. Ci sono le condizioni, sostiene l'Fmi, per una ripresa trainata dalla domanda interna”. Mentre i sindacati decidono di manifestare a Roma il 2 giugno, i partiti trattano con il governo sugli emendamenti alla riforma del lavoro. “Nel corso di un incontro riservato con il ministro del Lavoro Pdl, Pd e Terzo Polo hanno più o meno concordato un pacchetto ristretto di modifiche al testo che dovrebbe permettere un iter ragionevolmente veloce all'esame parlamentare della legge”. Lo scrive Roberto Giovannini su La Stampa. Che spiega: “Le novità riguarderanno la flessibilità in entrata, con cambiamenti - ancora da definire nei dettagli - che renderanno meno stringente il giro di vite contro i contratti a termine e le partite Iva (per le qualifiche professionali più alte) che nascondono lavoro dipendente stabile. In particolare si ridurrà il lasso di tempo di ‘fermata’ obbligatoria tra la fine di un contratto a tempo determinato e il suo rinnovo. Niente da fare invece per un'altra proposta Pdl, tesa a facilitare i licenziamenti disciplinari”. In chiusura segnaliamo un intervento di Carla Cantone su L’Unità. che affronta il grande tema di una società come la nostra che invecchia. E che deve saper affrontare questo problema trasformandolo in un’opportunità. “Ci sarà sempre più bisogno di welfare, di una sanità efficiente in grado di produrre salute e non solo la cura delle malattie e, quindi, di un sistema socio-sanitario in grado di rispondere alle esigenze delle persone, specie di quelle più fragili”, scrive il segretario geenrale dello Spi –. Sentiamo molto spesso parlare di crescita. La crescita può essere realizzata in tanti modi ma non sempre porta con sé giustizia sociale, democrazia e diritti. Perché allora non investire sul welfare come motore di sviluppo che crea buona occupazione?”.


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