Camusso, pronti a reagire se salta il tavolo

05 -03-2012

Sulla riforma del lavoro "ci sono le condizioni per un accordo con il governo, lavoriamo per raggiungerlo". Ma se così non sarà, la reazione non durerà un giorno soltanto. Lo annuncia il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, aprendo l'assemblea della Camere del lavoro al teatro Capranica di Roma, lunedì 5 marzo 2012. "Nessuno pensi - precisa Camusso - che noi non ragioniamo su cosa potrebbe succedere se il governo deciderà di fare da solo". Ma "la risposta non sarà uno sciopero generale che passerà come una fiammata; la reazione non sarà di un giorno, ma di un movimento che durerà". Camusso parla davanti a centinaia di delegati giunti da tutta Italia e per questo si sofferma sul rapporto tra organizzazioni sindacali e lavoratori: "Da troppo tempo - osserva - abbiamo la convinzione che l'unica reazione possibile è quella dello sciopero generale", e così "quando lo sciopero generale non dà risultati immediati, si considera che allora c'è un problema ma non ci si riesce a immaginare un'altra strada". Parole pronunciate nella fase più dura del negoziato, con le parti sociali in attesa della nuova convocazione dell'esecutivo dopo la fumata nera di giovedì scorso. "Se la scelta del governo di rinviare gli incontri guarda a trovare le risorse, questo è un primo risultato delle nostre iniziative", osserva ancora la dirigente di Corso d'Italia ribadendo come la Cgil sia pronta a fare un accordo, ma "di per sé l'accordo non crea lavoro, è insufficiente se non si accompagna a politiche di crescita e sul fisco". Il nodo da sciogliere, come si sa, resta quello degli ammortizzatori. Su questo la Cgil insiste con il "no" alla via assicurativa, ("aumenta le disuguaglianze, non le riduce). Per Corso d'Italia lavoratori e imprese devono contribuire tutti, "ma nessuno ci convincerà che senza le risorse pubbliche possa esserci una copertura universale". E così anche per la cassa integrazione, che "non deve riguardare solo l'industria, ma l'insieme del sistema". Anche perché, è il timore di Camusso, "siamo un paese a rischio coesione sociale. I disoccupati aumentano, i precari non riescono a uscire dalla loro condizione, gli over 50 vivono senza prospettive". L'altra partita è quella delle pensioni. "Per noi - aggiunge Camusso - non è conclusa, va ripresa con la mobilitazione: continuiamo a fare proposte a Cisl e Uil per un'esplicita mobilitazione che porti a correggere gli aspetti e iniqui della riforma". (mm)


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