Mobilitazione in Puglia contro i voucher: schiaffo a Costituzione

05-06-2017 09:27:40

Uno schiaffo in pieno volto alla democrazia e a quei lavoratori e lavoratrici già colpite da uno tsunami di precarizzazione e disoccupazione negli ultimi dieci anni. Uno schiaffo ai giovani soprattutto a quelli del Mezzogiorno che hanno ripreso a emigrare in massa verso l'estero o regioni del Nord. Con il rischio all'orizzonte di una desertificazione sociale dei nostri territori. “Sono le ragioni perché qui in Puglia – ha spiegato il segretario generale Pino Gesmundo – sia avvertita come doverosa la nostra mobilitazione. E il 17 giugno alla manifestazione nazionale indetta a Roma saremo in migliaia a gridare il nostro no a questa idea di lavoro povero, precario, senza diritti”. Il via alla mobilitazione della Cgil pugliese l'1 giugno nell’Aula Aldo Moro dell'Università di Bari, assieme a giuslavoristi e costituzionalisti, associazioni studentesche e di impegno sociale, dirigenti e attivisti del sindacato.

Tra i docenti Umberto Carabelli, ordinario di Diritto del Lavoro, che ha coordinato il gruppo di giuslavoristi che ha contribuito a scrivere la Carta dei diritti universali dei lavoratori della Cgil. “Questa vicenda è il punto terminale di un processo lungo di svalorizzazione del lavoro che viene da lontano. Ma suscita un senso di profonda delusione perché è uno schiaffo a chi ha sottoscritto i referendum. Una presa in giro dei cittadini. La nuova disciplina poi è pericolosa perché sotto sotto contiene un paradigma, un modello su cui parametrare in futuro un lavoro che si svilupperà nelle piattaforme digitali. Le trasformazione dei processi produttivi, l'avvento di una nuova era dove gran parte del lavoro si erogherà attraverso piattaforme digitali. Sia Uber o Fedora o ora questa forma strana di lavoro, l'unica cosa che conta è il valore dell'ora di lavoro prestata. Quindi io sono doppiamente preoccupato”.

Per Luigi Volpe, costituzionalista “È senza dubbio uno schiaffo alla democrazia. E la Cgil ha tutto il diritto a presentarsi davanti la Corte costituzionale. Ma questa battaglia della Cgil è soprattutto di grande difesa del valore del lavoro e quindi della Costituzione e del suo articolo 1”. Davide Giove, presidente regionale dell’Arci, porta la voce “del nostro corpo associativo, tanti ragazzi che vivono male e precariamente di questi lavori occasionali. Noi sosteniamo oggi l'appello della Cgil come abbiamo sostenuto la raccolta firme. È un attacco alla democrazia che ci preoccupa”.

Di una “legge in frode alla Costituzione” parla il docente costituzionalista Nicola Colaianni. Mentre Vincenzo Bavaro, docente di Diritto del Lavoro, ha ricordato come “per le badanti o altri lavori esistono specifici contratti. Se si sostituiscono con i voucher altro non si fa che legalizzare una forma di dumping tra lavoratori”.

Da Gesmundo è arrivato il grazie al contributo dei mondo accademico e delle associazioni. “C'è una torsione democratica. Un provvedimento odioso nei contenuti e nella forma. Che mortifica il lavoro ancora una volta. Dovremmo discutere delle risposte da dare ai lavoratori dell’Ilva, a che tipo di industria vogliamo, e invece ancora a discutere di norme per abbattere costo e diritti del lavoro. Non è così che si compete nello scenario globale. Il lavoro è strumento di cittadinanza e di autonomia che sostiene l'economia di una Paese. Ma non questo lavoro povero. Così si mortificano le prospettive dei giovani”.

Giudizi duri sulla classe politica del paese, “animata da uno spirito di rivincita contro una società e un popolo che ha voluto contare, che ha costruito una risposta forte con il referendum del 4 dicembre, che ha firmato i referendum della Cgil. Contro quei corpi intermedi che hanno avuto una capacità di reazione”. Quanto ai voucher “è uno strumento che ha già evidenziato tutti i suoi limiti, a vantaggio di imprenditori che non vogliono assumersi anche responsabilità sociali rispetto al ruolo che svolge il lavoro. Ma solo condizionare, togliere diritti e reddito. La nostra proposta rimane la Carta dei diritti, abbiamo di fronte un tempo complicato, per questo ora più che mai serve una grande risposta democratica del Paese. Lo diciamo senza remore: impedire ai cittadini di esprimersi è un piccolo golpe. Il primo appuntamento di questa risposta democratica deve essere il 17 a Roma e la Puglia ci sarà e farà la sua parte”.

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