"Om, anche i nostri figli in trincea" Con papà e mamma bloccano i tir

17 -07-2013

Un nuovo assalto stamattina. E' il settimo. A lottare per il posto di lavoro stavolta ci sono anche i bambini. I figli degli operai cui è stato dato il ben servito, lì in piedi davanti ai camion venuti a svuotare la fabbrica e chiudere la storia, senza pensare al destino di uomini e donne disperati sì, ma non abbastanza da arrendersi. Dopo la chiusura delle scuole, con i lavoratori, ci sono anche le famiglie. E i bambini, quelli che a scuola piangono perché 'sono poveri', loro come i bimbi dell'Africa, 'poveri' perché il papà ha perso il lavoro. "Mi chiamo Francesca e sono la moglie di uno degli operai di questa azienda che da due anni ci fa vivere un dramma. Il dramma di non sapere quale sarà il futuro dei nostri figli".

 Al settimo assalto ai cancelli dell'Om Carrelli di Bari (che doveva essere salvata anche dai taxi ibridi inglesi) al presidio dei lavoratori spuntano anche le donne. Ci voleva Francesca, moglie di un operaio Om e madre di tre bambini, per spiegare quello che i lavoratori della fabbrica non sanno più dire, perché accecati da rancore e stanchezza accumulata in 24 mesi di presidio. FOTO OM, LA DIGOS PIAZZA LE TELECAMERE A pochi metri di distanza, l'ennesimo assalto tentato dalla Kion per riconquistare i 250 carrelli del valore di 12,5 milioni di euro contenuti nello stabilimento, si svolge come i precedenti. Nelle prime ore del mattino si presentano i camion accompagnati da Digos e polizia. Tutti attori che conoscono ormai a memoria il proprio ruolo. Il tentativo di entrare nell'azienda si infrange contro la resistenza dagli operai. Una scena che si ripete uguale da mesi. Una multinazionale contro una trentina di operai che giorno e notte "24 ore su 24, sotto la pioggia e sotto il sole", blocca l'ingresso della Om. Il sole picchia forte nella zona industriale, gli operai si raccolgono sotto un gazebo malridotto, tra sedie e tavolini di legno. L'assessore al Lavoro Leo Caroli in visita qualche giorno fa ha promesso un gazebo nuovo e un wc chimico. Nell'attesa del nuovo gazebo c'è chi porta bottiglie d'acqua, chi le sigarette, altri portano da mangiare. C'è Antonio, operaio combattivo, che organizza i turni del presidio, c'è il vecchio operaio pensionato che dà man forte ai dipendenti "perché anche mio figlio lavora in questa azienda". Sono loro gli uomini della Om Carrelli Elevatori di Bari, "La voce del lavoratore" come hanno ribattezzato il gruppo su Facebook. Un gruppo nato per organizzare i turni, tenersi informati, allertare gli altri a ogni nuovo blitz della Kion "perché qui a difendere il posto di lavoro su 230 dipendenti  -  dice Antonio  -  ci sono sempre i soliti 20 o 30 operai ". Difficile coprire turni di 24 ore. "La notte ci arrangiamo. Qualcuno dorme sulle brande, altri nelle macchine. Ma in generale non si chiude occhio". Giorni fa al presidio hanno organizzato la visione di un film: "La classe operaia va in paradiso", appunto. E allora come si fa a sopravvivere? "Si stringe, si stringe la cinghia perché qui ci sono padri di famiglia. Facciamo cene sociali per autofinanziarci" dice Gianni. Sullo sfondo i due figli di Francesca, che ieri hanno giocato per ore tirando calci al pallone proprio davanti ai cancelli della fabbrica "che gli ha rubato il futuro". Francesca, pasionaria casalinga, ha capito: "Devo fare coraggio a mio marito, un coraggio che non ho. Quest'anno il mio cuore è stato distrutto dalla tristezza di mio figlio. A Natale nella sua scuola si parlava di bambini poveri. Mio figlio ha pianto davanti agli altri bambini, si è alzato e ha detto: "Mio padre è povero perché non ha un lavoro"  -  dice trattenendo le lacrime  -  e non sappiamo se ne avrà un altro. Ora lottiamo, abbiamo solo questo mezzo, manifestare pacificamente. Ma qualcuno ci deve pure aiutare".

(17 luglio 2013)


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