Schiavizzati e reclusi, la denuncia di cinque braccianti romeni alla CGIL

20-02-2017 12:44:25

Arrivano alla CGIL cercando su internet. Sul motore di ricerca scrivono “sfruttamento nei campi” e “caporalato” e così il viaggio di cinque romeni, iniziato in patria circa tre mesi fa alla ricerca di una vita migliore e un lavoro dignitoso, invece si infrange di fronte all’urgenza di cercare qualcuno disposto ad aiutarli ad uscire dalla schiavitù.

Le storie raccontate questa mattina nella conferenza stampa convocata dalla CGIL Puglia e Taranto insieme ai livelli regionali e territoriali della FLAI, riportano di condizioni di vita e lavoro senza dignità.

La FLAI CGIL ha denunciato tutto insieme a questi i lavoratori ai Carabinieri e all’Ispettorato del Lavoro – dice Assunta Urselli, segretario della FLAI di Taranto entrando poi nel dettaglio delle dichiarazioni rese agli organi inquirenti.

Questi braccianti hanno dichiarato di lavorare anche fino a 16 ore al giorno e a sera riportati in un casolare, senza acqua corrente, senza servizi igienici, accanto ad un porcilaio in aperta campagna dove c’erano topi e fetore – dice la Urselli – da lì non si poteva uscire neanche quando qualcuno stava male o aveva necessità di comprare qualcosa per i propri bisogni personali. Pensava a tutto il caporale che comprava medicine, sigarette o alimenti e tratteneva nelle sue mani i documenti di identità di questi lavoratori.

In cinque però il 7 febbraio scorso si ribellano. Così il loro “datore di lavoro” li caccia dal casolare dove ci sarebbero ancora altri loro connazionali, senza neanche consegnare il danaro guadagnato dagli stessi in quei mesi di duro lavoro. Loro arrivano appunto dietro la porta della CGIL che li ristora e a sua volta chiede aiuto agli enti istituzionali locali.

Risponde il Sindaco di Taranto – dice Paolo Peluso, segretario generale della CGIL di Taranto – che riesce inizialmente a far accogliere questi uomini e queste donne all’interno di una struttura di assistenza che si occupa di povertà e emarginazione. Purtroppo in seguito non riuscendo ad ottenere risposte da altri  decidiamo di occuparci direttamente noi di questa vicenda e ora questi cittadini romeni sono seguiti dalla CGIL in un luogo protetto e sicuro.

Ma abbiamo bisogno di tornare nei territori e di tornare a colloquiare con quel mondo che ogni giorno intercetta questa tratta – dice Peluso – ecco perché le nostre strutture periferiche lavorano per protocolli d’intesa territoriali, come è già accaduto a Massafra e come sta accadendo anche a Ginosa.

Ginosa appunto dove nel mese di febbraio una di queste donne romene viene accompagnata dal presunto titolare dell’azienda proprietaria del casolare in questione. A riferire l’accaduto è il segretario generale della FLAI-CGIL Puglia, Antonio Gagliardi.

Gagliardi legge il foglio della denuncia nelle mani della FLAI-CGIL di Taranto: “questa donna viene accompagnata in banca a cambiare un assegno a lei intestato di 1670 euro e costretta poi a restituirlo integralmente al caporale. La stessa donna a gennaio era svenuta in aperta campagna e per quattro ore è rimasta per terra senza ottenere soccorso”.

Un rapporto di lavoro fittizio, disumano, che getta un’ombra sinistra anche sull’economia pugliese del settore che come riporta sempre Gagliardi cresce in tema di esportazioni agro-alimentari del 6% con un valore medio di 632milioni di euro.

Ma le cose che abbiamo denunciato oggi sono gravissime – dice Pino Gesmundo, segretario generale della CGIL Puglia – e dimostrano che c’è bisogno di un atteggiamento diverso, più collaborativo da parte di tutti. Istituzioni, enti di controllo, rappresentanze del mondo del lavoro, ma anche associazioni datoriali che devono tenere al buon nome dell’agricoltura pugliese, quella che fa economia sana e che deve evitare che ci sia una degenerazione sul mercato dei prodotti agricoli di qualità che pure questa regione è in grado di produrre. E invece assistiamo a continue dichiarazioni di esponenti delle associazioni datoriali che tendono a sminuire la gravità e la diffusione dei fenomeni di sfruttamento.

Per questo – continua Gesmundo – abbiamo bisogno di un tavolo permanente che monitori l’applicazione della Legge 199 ma non solo, che crei vincoli e maggiore controllo attorno ad un fenomeno che oggi denunciamo a Taranto ma che riguarda tutta la Puglia.

Un fenomeno su cui la CGIL e la FLAI hanno già interessato l’organizzazione a livello nazionale e su cui Gesmundo richiama l’attenzione di tutti.

Queste storie parlano di schiavitù e violazione dei diritti umani – dice – chiediamo che l’indignazione sia generale, non solo della CGIL o del sindacato, ma di tutte le persone che hanno a cuore l’umanità e la dignità delle persone.


Condividi sul tuo social preferito