Flai-Fratia, un patto tra Puglia e Romania nella lotta al caporalato

Questa mattina presso la Cgil Puglia a Bari presentate le azioni dell’intesa sottoscritta tra la Flai Cgil e il sindacato Fratìa, il più rappresentativo del paese balcanico. Oltre 17mila i braccianti rumeni censiti dell'Inps nella regione

 

07-07-2017 11:03:44

 

E’ la comunità straniera più numerosa che vive in Puglia, circa 35mila tra uomini e donne, ed anche quella maggiormente impeiegata in agricoltura, con 17.300 lavoratori censiti negli elenchi Inps. A loro si rivolge il progetto che vede assieme la Flai Cgil e il sindacato più rappresentativo del paese balcanico, Fratìa, che va sotto il titolo di “Due nazioni. Unica tutela”.

“La nostra azione di tutela si rivolge a tutti i lavoratori, di qualunque provenienza e nazionalità. E soprattutto mira a difendere chi per condizioni di debolezza è spesso costretto ad accettare condizioni di sottosalario e sfruttamento. Aiutando loro si sconfigge un dumping sociale che colpisce tutti i lavoratori”. E’ quanto ha affermato Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, incontrando prima della conferenza la delegazione del sindacato rumeno Fratìa presente a Bari. “Siamo felici di questa collaborazione perché crediamo che per questi lavoratori sia importante vedere un impegno congiunto nostro e del sindacato del loro paese, accresce la forza nel denunciare le condizioni di sfruttamento e la fiducia nella nostra organizzazione sindacale che li rappresenta e che da anni è impegnata sul versante dei diritti dei lavoratori stranieri. I più colpiti da un sistema che alimenta economie illegali sulla pelle e la fatica di questi uomini e queste donne”.

Una collaborazione che viene da lontano - ha spiegato nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina, Pietro Ruffolo, responsabile dell’Area Politiche Internazionali della Flai. “Da due anni c’è un’intesa politica tra le nostre organizzazioni per tutelare i cittadini rumeni che lavorano nell’agronindustria, 115mila in Italia su una comunità di 1,2 milioni di persone. Quella pugliese quindi non è una campagna episodica e viene dopo gli impegno in Sicilia e in Campania. Abbiamo avuto una due giorni di incontri e assemblee molto proficua, abbiamo distribuito la brochure bilingue stampata dalla Flai regionale, ascoltato molti lavoratori e lavoratrici. Supportati in questo dalle massime rappresentanza istituzionali come Ambasciata e Consolato”.

“Al di là dell’importanza numerica rappresentata dalla comunità rumena – spiega Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai Puglia – continuiamo a fare il nostro lavoro, informare i lavoratori sui loro diritti. Anche in questa stagione estiva saremo in giro nel nostro impegno di sindacato di strada, due mesi di attività che abbiamo chiamato ‘Ancora in campo’. Saremo in provincia di Foggia e nel Leccese a incontrare i lavoratori. Ma non ci limiteremo alla solita azione di denuncia, pretendiamo che sulla scorta dei protocolli, della legge 199, le istituzioni diano risposte, lo pretendiamo, dalla Regione alle Prefetture per finire agli Ispettorati”.

Presente alla due giorni di assemblee nel tarantino e nella provincia della Bat, e alla conferenza stampa di Bari, anche il presidente nazionale di Fratìa, Leonard Barascu. “Collaboriamo da anni a livello europeo con la Cgil, ora abbiamo cominciato questa attività operativa e siamo molto soddisfatti dei primi risultati. Questo ponte è cominciato con l’attività di informazione fatta in Romania, presso le stazioni dei pullman o aeroporti da dove partono per venire qui, e prosegue ora con chi nel vostro paese già vive. E’ una realtà difficile e va detto che la maggior parte dei lavoratori proviene da regioni poverissime della Romania, come Moldova e Transilvania. E quello che guadagnano qui lavorando in nero è molto di più di quanto potrebbero aspirare ad avere come retribuzione nel nostro paese”.

Un fenomeno non solo italiano, ha ricordato Vasile Stroe, presidente del sindacato rumeno Agro-Fratìa. “Per questo servirebbero strategie e politiche a livello comunitario. Anche perché la nostra controparte è veloce ad adattarsi e trovare scorciatoie anche in presenze di norme più restrittive. Ciò che è importante è che sta cambiando anche l’attenzione del nostro Governo verso i rumeni che vivono e lavorano qui in Italia”.


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