La conclusione di questa campagna elettorale ci consegna un sindaco giovane, autorevole, che da subito ha dichiarato di voler mettere mano al rilancio della città anche sotto l’aspetto dello sviluppo e quindi dell’occupazione, prioritaria per Bari.
Antonio De Caro, nella sua esperienza anche come assessore, ha messo a frutto una serie di progetti innovativi che hanno dato qualità in termini di sviluppo alla città. Ora è il momento di intervenire sul piano occupazionale a cominciare dalla zona industriale, emblema di un tessuto produttivo complessivamente in crisi, a parte alcune aziende in salute come la Merck Serono, 160 dipendenti, specializzata nel settore della fabbricazione di medicinali e di altri preparati farmaceutici, che conta investimenti per 50 milioni di euro, o ancora l’ex Nuovo Pignone acquisita dalla General Electric americana, i cui ordini dal 1994 ad oggi sono cresciuti di ben 20 volte (negli ultimi 4 anni sono stati investiti a Bari oltre 22 milioni di euro, sia in opere infrastrutturali, che nella ricerca e sviluppo di nuovi prodotti) o ancora la Getrag, che con i suoi 790 dipendenti, ha rischiato la chiusura nel 2005, sventata grazie all’impegno dei sindacati in primis in collaborazione con la Regione e la multinazionale tedesca ha trasferito a Bari l’evoluzione del cambio tradizionale, realizzando quindi un prodotto innovativo.
A parte queste ed altre poche aziende che vivono una loro vivacità sul piano economico perché hanno trovato la nicchia di mercato, tutte le altre sono in crisi o addirittura hanno chiuso. Solo per citarne alcune, fra le aziende in difficoltà ci sono: la Bosch, fino a 5 anni fa 2500 lavoratori adesso sono 1978 e da 4 anni è in contratto di solidarietà; la Santoro, azienda specializzata in allestimenti di veicoli industriali medi e pesanti, ora i circa 40 dipendenti sono in mobilità e l’azienda è in concordato preventivo. C’è poi la situazione drammatica della Om: il 30 giugno scade la cassa integrazione straordinaria e si va verso la mobilità. Oltre 200 lavoratori attendono una nuova iniziativa di reindustrializzazione perché dopo il fallimento della reindustrializzazione da parte di un’azienda britannica, ora è tutto fermo anche ai tavoli ministeriale e regionale. Non possiamo non citare la Bridgestone: il 4 marzo 2013 la casa madre annuncia la chiusura mettendo a rischio il destino di circa un migliaio di lavoratori. Lo scorso 30 settembre è stato sottoscritto l’accordo che consente di mantenere l’azienda aperta, andando verso la riconversione dello stabilimento e la limitazione delle perdite occupazionali. Si chiude un ulteriore anno nel quale la Cassa integrazione ordinaria ha permesso di scongiurare rischi maggiori sul fronte occupazionale per la Osram, azienda di produzione lampade.
Permangono le preoccupazioni per questa unità produttiva che impiega oltre 200 lavoratori, anche per la dichiarata indisponibilità aziendale a implementare nuove produzioni su Modugno. Fassa Bortolo, marchio storico dell’edilizia con la sua gamma di soluzioni per operatori del settore: intonaci, pitture, rivestimenti, massetti, ha avuto un calo della produzione dell’8%, pertanto ha esternalizzato il reparto relativo al piazzale quindi alla logistica e licenziato una decina di lavoratori. La Sedit, specializzata in servizi editoriali, è in crisi da un paio di anni, tempo nel quale il sindacato si è battuto per salvare i circa 100 lavoratori del settore. E’ stato chiuso l’accordo di solidarietà con l’azienda senza mettere in discussione i livelli occupazionali dei lavoratori. La Cooperativa Ariete, come gran parte delle aziende che forniscono servizio di pulizia presso enti appaltanti come e scuole, è in crisi dovuta sia alla notevole concorrenza con le altre aziende, sia alla partecipazione a gare a massimo ribasso, sia alle richieste sempre più pressanti da parte dei committenti di abbassare il prezzo. Cento i lavoratori solo della sede barese che sono in cassa integrazione.
Questa è attualmente la zona industriale di Bari, limitandoci ad elencare solo alcune situazioni, ma il numero delle aziende in difficoltà è elevato e sono migliaia i lavoratori soggetti a procedura di ammortizzatori sociali o a rischio imminente. E’necessario nonché urgente aumentare la competitività delle industrie tradizionali, facendo nascere nuove imprese nei settori a più alta tecnologia. Inoltre un sistema produttivo non può prescindere dalla importante infrastruttura della “legalità”, indispensabile per captare nuovi investitori e per assicurare uno sviluppo continuativo di tutti i comparti dell’economia. Diventa determinante realizzare una mappatura dei capannoni, aree ed edifici di ex siti produttivi in stato di abbandono (vedi Zona Industriale Bari – Modugno) che possano essere messi utilmente a disposizione per nuovi insediamenti produttivi (ad esempio strutture destinatarie di finanziamenti della L. 488/92 che non abbiano rispettato i vincoli della stessa oppure siti nelle mani di curatele fallimentari); patrimonio altrimenti abbandonato all'incuria e sottoutilizzato.
La Cgil di Bari ha lanciato una sfida con il suo progetto “+Bari+Smart”: un piano per la città e la sua area metropolitana stretto intorno ad un obiettivo fondamentale che è quello di creare buona occupazione. Obiettivo raggiungibile attraverso un percorso progettuale compartecipato, che fa della Camera del lavoro il punto di raccordo di tutte le istanze che confluiscono nell’Urban center, concepito come laboratorio vivente e vissuto di progetti per lo sviluppo del tessuto produttivo e lavorativo della città metropolitana. Come da nostra richiesta l’Urban Center è stato costituito e finalmente Bari possiede un luogo aperto di discussione per cittadini, giovani, lavoratori, imprenditori, operatori del terziario, artigiani, università e mondo della cultura, su progetti e cantieri all’insegna dell’innovazione, dell’energia eco-compatibile, della rete di ricerca.
Ora ci aspettiamo che si intervenga in una discussione partecipata per lo sviluppo di Bari e di tutta l’area metropolitana cominciando con il rimettere al centro il lavoro.
Pino Gesmundo
Segretario Generale Cgil Bari