Il segretario generale della Cgil Puglia, Gesmundo: Assurdo ministro minacci querele per un giudizio politico sulla riforma diffuso tra rappresentanti istituzionali, studiosi, sindacalisti, imprenditori, giornalisti
“Per spiegare l’assurdità di un progetto di autonomia differenziata come quello del Ministro Calderoli, basta dire che su un tema fondamentale come quello dell’istruzione l’associazione Roars in una simulazione circa i costi standard il Sud subirebbe un taglio di 1,4 miliardi di euro, a vantaggio delle regioni del Nord. Questo perché, per una serie di specificità demografiche e sociali, la scuola nel Mezzogiorno è più costosa. È solo un esempio di una riforma complessiva irricevibile, anche perché sottratta al confronto del Paese, della comunità scientifica, dello stesso Parlamento”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.
“Per citare un altro studio, firmato da due professori di Economia e pubblicato sul sito LaVoce.info, la legge 42/2009 in materia di federalismo fiscale prevede la compartecipazione per finanziare le spese sui territori e tra queste rientra l’istruzione. Per coprire la spesa regionalizzata per tutte le funzioni richieste, afferma l’analisi dei due docenti, se non venissero stabiliti i fabbisogni standard, l’aliquota della compartecipazione irpef sarebbe del 61% per la Puglia. Un salasso a danno dei cittadini della regione che suo malgrado ha il più alto indice di povertà relativa, che colpisce il 27,5% dei residenti. Mentre ne beneficerebbero proprio le regioni che hanno firmato le intese per le autonomie. Insomma un trasferimento di risorse da Sud verso Nord, tutto il contrario dell’impegno dell’Europa che ha assegnato all’Italia oltre 200 miliardi di euro per spingere alla coesione territoriale e ridurre divari e disuguaglianze”.
Per il segretario della Cgil Puglia risulta incredibile poi “che un rappresentante del Governo definisca calunnie il giudizio politico che arriva convergente da larghi strati della società, siano rappresentanti istituzionali, sindacalisti, economisti, giornalisti. Correremo il rischio della querela ma continuiamo ad affermare che quel disegno di autonomia ha un portato egoistico e divisivo, vessatorio nei confronti di territori dove non è garantita uniformità nell’esigibilità di diritti costituzionali, dalla salute all’istruzione alla mobilità, cosa che dovrebbe prescindere da dove si nasce o si sceglie di vivere. La riforma va rigettata in toto e se non lo farà il Parlamento vorrà dire che chiameremo alla mobilitazione non solo i cittadini a quei settori delle istituzioni, del mondo delle imprese, della cooperazione, dell’associazionismo, che hanno ben chiare le ricadute devastanti e dannose non solo per il Mezzogiorno ma per l’intero Paese di una riforma così costruita. Abbiamo già promosso numerosi dibattiti e alleanza e continueremo questo lavoro che è correlato agli sforzi e alle progettualità che vogliamo sostenere per uno sviluppo del Mezzogiorno e della qualità della vita di chi lo abita. In un’Italia che ha da affrontare come priorità le povertà crescenti e la povertà salariale, di chi ormai non ce la fa ad arrivare alla fine del mese pur lavorando a causa dell’erosione causata dall’inflazione e dal costo dell’energia sui redditi. Soprattutto al Sud”.