Pino Gesmundo, segretario generale Cgil Puglia: Tutta la classe dirigente del Mezzogiorno alzi la voce contro l'autonomia differenziata
“Crediamo che tutta la classe dirigente del Mezzogiorno, ogni attore istituzionale, sociale ed economico debba prendere parola contro un progetto, quello di autonomia differenziata, che grazie alla bozza Calderoli si è svelato in tutto il suo portato egoistico, divisivo del Paese, vessatorio nei confronti di quei territori dove non è garantita uniformità nell’esigibilità di diritti costituzionali, dalla salute all’istruzione alla mobilità, a prescindere da dove si nasce o si sceglie di vivere”. È l’appello che lancia il Segretario Generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, all’indomani dell’incontro del rappresentante del Governo con i presidenti delle Regioni. “Più che Ministro degli Affari regionali ci sembra sia il ministro degli affari di alcune regioni, quelle più ricche. Ma se c’è un merito che può essere attribuito alla bozza Calderoli è l’aver fatto uscire il dibattito da un confronto ristretto, tutto chiuso dentro i palazzi del Governo, per un tema di rilevanza estrema che rischia di minare l’unità nazionale. Qui in Puglia siamo stati i soli a sollevare ripetutamente le criticità del progetto di riforma, assieme a pochi economisti, anche quando c’erano state pallide aperture da parte dei massimi rappresentanti della Regione. Ora che addirittura si intende procedere anche senza aver definito i Livelli Essenziali delle Prestazioni, quindi senza alcun intento di operare per la coesione territoriale tutto a svantaggio dei territori più arretrati del Paese, crediamo che non sia più il tempo dei distinguo. Questa riforma va rigettata in toto, e nessuno – nessun cittadino, nessun imprenditore, nessun sindaco – deve sentirsi estraneo a una lotta che è nell’interesse generale del Paese e del Mezzogiorno, di chi qui vive, lavora fa impresa tra limiti e difficoltà note, sul versante sociale, economico, infrastrutturale”. Nessuno resti in silenzio, afferma la Cgil Puglia, “altrimenti la nostra classe dirigente dopo avrà l’onere di spiegare ai proprio cittadini perché in altre regioni paragonabili alla Puglia per demografia, ad esempio, vi sia il doppio del personale medico sanitario e una spesa pro capite dello Stato per il diritto alla salute più alta. Sono forse cittadini di serie B quelli del Sud? Se si cristallizzano i trasferimenti dello Stato a una spesa standard che da sempre garantisce trasferimenti maggiori alle regioni più avanzate, aumenteranno di divari, i Comuni avranno l’impossibilità – come già purtroppo accade in molti territori – di garantire servizi minimi, dall’efficienza della Pubblica amministrazione alle scuole, agli asili, alla pulizia delle strade. Così come sul versante della mobilità di persone e merci, senza investimenti su reti materiali e immateriali, avremo territori meno competitivi e meno attrattivi di investimenti”. Non per ultimo, conclude Gesmundo, “la devolution su materie fondamentali, su tutte l’istruzione e il lavoro, ma anche l’energia in una fase di investimenti per una transizione che renda sostenibili le produzioni, rischiano di creare una confusione istituzionale che viola la Costituzione, altro che opposizione ideologica. Non può esserci un paese con regole del mercato del lavoro differenti da regione a regione, così come non può costruirsi ogni regione una scuola a proprio piacere. Viene meno l’idea stessa di nazione, per quanto del termine ne abusano i vertici del Governo. Se qualcuno pensa, al Sud, che è l’occasione di costruirsi micro sovranità localistiche per puri tornaconti politici, crediamo non abbia compreso la portata di una riforma irricevibile. Alziamo la voce, tutti, a difesa della Costituzione che garantisce pari dignità e diritti a ogni cittadino, che sia nato a Santa Maria di Leuca o a Livigno”.