Le preoccupanti prospettive del mercato occupazionale e dell’economia pugliese, le scarse risorse destinate agli ammortizzatori sociali in deroga, hanno spinto i sindacati a indire presidi sotto tutte le Prefetture regionali il prossimo 31 maggio. Nell’occasione, inoltre, verrà consegnato ai Prefetti un documento unitario da recapitare al Governo, nel quale si sottolinea il “picco socialmente esplosivo con il quale si è aperto il 2012”. Le iniziative del 31 maggio rappresentano un primo passo verso la manifestazione nazionale del prossimo 2 giugno, che si terrà dopo la classica sfilata prevista per la Festa della Repubblica.
Il 30 maggio, inoltre, i Sindacati incontreranno la Regione Puglia per fare il punto della situazione sulle risorse destinate agli ammortizzatori sociali in deroga.
“C’è senz’altro bisogno di recuperare i fondi per gli ammortizzatori sociali – spiega il Segretario Generale della CGIL Puglia, Giovanni Forte - ma soprattutto occorre attivare con urgenza concrete politiche di crescita per ridare un futuro a migliaia di lavoratori in difficoltà”.
“E' assolutamente urgente snellire le procedure da parte della Regione Puglia e dell'Inps – ha fatto eco Giulio Colecchia, Segretario Generale della CISL Puglia - per far percepire immediatamente le risorse ai lavoratori che le aspettano. Non è possibile che dopo aver condotto battaglie politiche sulle questioni più generali che riguardano il mercato del lavoro e la conseguente assegnazione di risorse, queste non trovino un canale rapido di spesa. La velocità nella spesa, anche degli ammortizzatori sociali, è un fattore che aiuta e sostiene le famiglie e l'economia”.
“Servono misure concrete – ha chiosato il Segretario Generale regionale della UIL, Aldo Pugliese -. In quest’ottica significativa sarebbe la riduzione delle tasse sul costo del lavoro e una maggiore celerità della burocrazia: la mancanza di autorizzazioni in tempi brevi da parte degli Enti locali rappresenta una criticità del sistema. In questo modo si sbloccherebbero cospicue risorse dei Fondi comunitari europei che invece, a causa delle predette difficoltà, non possono essere ancora utilizzate. Si aprirebbero così piccoli e grandi cantieri in grado di garantire lavoro non solo immediato, ma anche a medio-lungo termine”.