Contro l'autonomia differenziata, appello Cgil a sindaci: schieratevi contro riforma divisiva

In vista della manifestazione regionale convocata per sabato 18 febbraio a Bari, in Piazza Federico II dalle ore 17, il segretario generale della confederazione pugliese invita le istituzioni: "Al Sud gap di servizi pubblici, riforma aggrava capacità di spesa degli enti locali"

 

Per una Repubblica fondata su lavoro, giustizia sociale, coesione e uguaglianza dei diritti. Con l’hashtag “UnaeIndivisibile” Cgil, Anpi, Arci, Libera, Legacoop e il lungo elenco di associazioni protagoniste della mobilitazione contro l’autonomia differenziata chiamano la Puglia a scendere in piazza sabato 18 febbraio, per la manifestazione regionale indetta a Bari in Piazza Federico II (davanti al Castello Svevo) a partire dalle ore 17. “Le adesioni – spiega Pino Gesmundo, il segretario generale della Cgil pugliese – crescono di ora in ora. Hanno già aderito personalità del mondo della cultura, della politica, il Partito Democratico e Sinistra Italiana regionali saranno in piazza con questo pezzo di rappresentanza sociale e civile che vede connessi a questo progetto di riforma il rischio di disgregazione sociale di un Paese che vive già gravi divari territoriali e che in una straordinaria fase di crisi avrebbe bisogno di essere più unito e giusto. E una classe politica affrontare le vere priorità, che sono i salari bassi, la povertà crescente legata all’esplosione dell’inflazione, i settori produttivi in affanno, la carenza di servizi pubblici di qualità”. È incredibile per Gesmundo come parte della politica sembra procedere “con totale autoreferenzialità. Invece di interrogarsi sulle ragioni che in una regione come la Lombardia, territorio tra i più avanzati sul piano economico e sociale, c’è una disaffezione crescente verso l’esercizio democratico del voto che porta solo il 40 per cento delle persone alle urne, quegli stessi eletti – che incassano il consenso della metà di chi ha votato, così per riportare tutto nelle giuste dimensioni - come primo atto invocano di proseguire sulla strada del regionalismo spinto”. Per questo la Cgil e il cartello di associazioni chiama soprattutto gli amministratori locali del Sud a essere protagonisti in questa “che è si una battaglia politica ma deve riguardare tutti a prescindere dagli schieramenti. Diciamo ai sindaci, a ogni rappresentante istituzionale della Puglia, di sostenere la manifestazione di sabato, di aderire, di essere presenti, perché che siano di destra, di centro, di sinistra, devono già oggi fare i conti con bilanci ridotti all’osso che si traducono in impossibilità di garantire risposte ai bisogni delle popolazioni in termini di servizi”. La beffa dei trasferimenti calibrati sui fabbisogni standard, che negli anni ha premiato i Comuni che potevano spendere di più, quelli più ricchi, “rischia di cristallizzarsi se non aggravarsi. Basta guardare i dati della piattaforma open civica che raggruppa le spese degli enti territoriali. Prendendo come esempio quattro comuni più o meno omogenei per dimensioni, di quattro regioni differenti – Foggia, Rimini, Bergamo e Vicenza – possiamo vedere come la spesa storica per abitante per tutte le funzioni amministrative sia di 539 euro per la città pugliese, e molto più altra negli altri territori. È maggiore il numero di dipendenti – variabile non indifferente per il funzionamento degli enti – e ad esempio per gli asili nido si passa da una spesa storica di 71 euro per abitante di Foggia ai 196 di Bergamo. Al netto delle scelte delle amministrazioni, tutti i dati palesano una sproporzione tra Nord e Sud in termini di quantità e qualità dei servizi pubblici offerti ai cittadini”. Per questo la Cgil chiede alle amministrazioni, ai sindaci, ai consiglieri, “di far sentire la propria voce, di sostenere questa mobilitazione che parte dal basso e posso garantire preoccupa tantissimo lavoratori, pensionati, cittadini. Che in presenza di un ulteriore arretramento del pubblico, ai sindaci chiederanno conto, all’istituzione più prossima. Non ci può essere posizione opportunistica allora contro una riforma che rischia di stravolgere per sempre l’assetto costituzionale e sociale del Paese. Chi non si schiera se ne assume la responsabilità”.