"Con il 26,9% di individui che vivono in famiglie in povertà relativa sul numero di residenti, la Puglia è la regione che vanta purtroppo il dato peggiore nel Paese, 12 punti più della media Italia e sopra lo stesso indicatore del Mezzogiorno. Significa che oltre un pugliese su quattro vive in famiglie con un reddito disponibile che è il 60% del della mediana del reddito delle famiglie a livello nazionale, una soglia di povertà che per un nucleo di 2 componenti era nel 2022 pari a 1.150 euro".
E' il commento della segretaria generale della Cgil Puglia ai dati diffusi dall'Istat sulla povertà nel Paese e relativi al 2023.
"Le considerazioni da fare sarebbero diverse, a partire dalla povertà salariale che contraddistingue il mercato del lavoro pugliese a causa del prevalere di settori a basso valore aggiunto e scarsa specializzazione, una diffusa occupazione stagionale e intermittente, dai servizi all’agricoltura, il precariato che colpisce soprattutto le giovani generazioni. Di fronte alla cruda realtà dei numeri viene meno ogni propaganda retorica e, aggiungeremmo, offensiva di chi parla di Puglia locomotiva del Paese, come ha fatto la premier. Se cresce il Pil e non aumenta la ricchezza ma anzi sale il dato della povertà, c’è un problema serio di struttura produttiva, economica, fiscale, sociale".
"Significa - prosegue Bucci - che si arricchiscono in pochi con il lavoro di tanti. Significa che servirebbe estendere le tutele sociali, e non tagli al welfare. Significa che servirebbe aumentare i salari e le pensioni e sostenere i redditi, non attraverso mance una tantum o l’inefficace strumento dell’assegno di inclusione. Servirebbero politiche di redistribuzione attraverso la leva fiscale, facendo pagare di più ai redditi più alti, alle rendite speculative, colpendo gli evasori. Servirebbe in ultimo, e in Puglia lo stiamo ripetendo a mo’ di mantra, politiche industriali che sostengano l’estensione del manifatturiero, un’industria capace di investire su innovazione dei processi e dei prodotti, in grado di trascinare lavoro qualificato e ben retribuito. Cominciando dalla difesa dell’industria che c’è e attraversa una fase complessa di crisi, ad esempio nell’automotive. Che è la ragione per cui siamo stati a Roma al fianco dei metalmeccanici che unitariamente stanno scioperando e manifestando. Così come abbiamo partecipato e sostenuto la manifestazione nazionale e le richieste dei lavoratori e delle lavoratrici dei settori pubblico. Insomma, servirebbe tutto il contrario di quel che fa il Governo, ed è la ragione per cui la mobilitazione della Cgil proseguirà".