Denuncia CGIL: in Puglia per infrastrutture e trasporti 6 miliardi di euro non spesi

“Leggiamo di un nuovo codice degli appalti, di laboratori governativi a sostegno delle buone pratiche per il Sud, di impegni di ministri e governo per rilanciare i lavori pubblici e lo sviluppo nel Mezzogiorno. Non possiamo che esserne felici, anche perché continuiamo ad essere seriamente preoccupati dalla verità dei numeri: dei 16,8 miliardi di euro di spesa pubblica in Puglia, la spesa è  ferma al di sotto del 50 per cento”. E’ il commento di Gianni Forte, segretario generale della Cgil Puglia, ai dati che emergono da una ricognizione effettuata sul portale OpenCoesione, che monitora l’attuazione dei progetti finanziati dalle politiche di coesione in Italia.

6 miliardi da spedere per infrastrutture. Dei 16,8 miliardi per 64.208 progetti in Puglia, 4,3 miliardi riguardano l’acquisto di beni e servizi; 2,7 miliardi incentivi alle imprese mentre la fetta più grossa è proprio destinata alle infrastrutture, 9 miliardi. Ma ad oggi ne sono stati spesi solo 2,8. “La Cgil Puglia, insieme a Cisl e Uil, con la manifestazione regionale del 21 marzo scorso pose al centro dell’attenzione la necessità di rilanciare le opere pubbliche a partire dall’attivazione dei cantieri già finanziati.  Per cui gli appelli che nelle ultime settimane sono arrivati da diversi attori sociali e istituzionali non possono che essere salutati positivamente. E’ il caso di dire: era ora! Anche perchè – ricorda Forte – la realizzazione delle opere pubbliche non solo risulta strategica, soprattutto al Sud, ma serve a dare ossigeno all’economia,  all’occupazione, nonchè alla competitività dei territori”.

“La Puglia ha bisogno di opere pubbliche a sostegno del suo sistema produttivo e di completare in tempi quanto mai brevi quelle già previste. Sul sistema ferroviario registriamo strozzature che compromettono la velocità degli scambi a danno dei cittadini e delle merci, con ricadute sulle imprese che qui producono, sulla complessiva competitività della nostra regione. Interventi necessitano anche sul sistema portuale, come testimonia la grave situazione del porto di Taranto, mentre quelli che riguardano l’assetto idrogeologico e la messa in sicurezza del territorio sono una vera e propria emergenza, per evitare quei disastri naturali che con troppa frequenza si ripetono in Puglia”.

Le opere che segnano il passo. Diverse e importanti le opere già finanziate in Puglia ma con livelli di spesa irrisori. Eccone alcune:

- la Bari Sud (Bari Centrale-Torre a Mare), dove per i 391 milioni di finanziamento la spesa monitorata è del 2%.

- l’adeguamento ferroviaria dell’area metropolitana nord-barese, un progetto da 180 milioni di cui spesi solo il 3%

- la bretella ferroviaria del Sud-Est Barese, 136 milioni a disposizione e pagamenti fermi al 2%.

- l’ammodernamento della linea ferroviaria Foggia-Potenza, 149 milioni e 3% dei pagamenti effettuati.

- il raddoppio della Bari-Sant’Andrea Bitetto, 120 milioni di finanziamento e 15% speso.

- il raddoppio della tratta ferroviaria Foggia-Pescara, nel tratto Ripalta-Lesina, 106 milioni di euro e il 6% speso.

- l’ammodernamento della Statale 96, 102 milioni e pagamenti fermi all’8%

- il progetto per il dragaggio e cassa di colmata nel porto di Taranto, 83 milioni e solo il 2% speso.

- uno stralcio dei lavori per la Statale 7 Bradanico-Salentino, 54 milioni finanziari e 0 spesi

- il collegamento dell’aeroporto di Brindisi con la rete ferroviaria, progetto da 40 milioni di cui 0 spesi.

ACCELERARE SU SPESA E VIGILARE. “I progetti catalogati da OpenCoesione alla voce infrastrutture sono oltre 4mila,  di cui 351 per trasporti e dei 4,2 miliardi finanziati ne sono stati spesi 1,12. Si comprende da sé – conclude il segretario generale della Cgil Puglia – quanta importanza avrebbe accelerare sull’avanzamento dello stato dei lavori e sull’apertura dei cantieri mai partiti, per una regione che ha perso 150mila posti di lavoro dall’inizio della crisi. Gli enti di ogni livello hanno il dovere di accertare le ragioni di tali ritardi, accelerare la spesa e vigilare affinché il lavoro che si va a creare sia sicuro e di qualità e che le opere siano completate nei tempi previsti. Del Rio ha parlato di un’alleanza con sindaci, presidenti di regione, forze sociali e sindacali per sostenere lo sviluppo al Sud. Vogliamo però ricordare che a rifiutare il dialogo fino ad ora è stato il premier non certo il sindacato, e che sempre il Governo ha tolto al Mezzogiorno 3,5 miliardi dal fondo di coesione per finanziare le assunzioni del Jobs Act, oltre ad aver dirottato investimenti verso il nord. E’ allarmante il dato denunciato dall’ANCE relativamente alla media pro capite per cittadino degli investimenti deliberati dal CIPE: 2500 euro al nord e 380 in Puglia. Ecco, ci aspettiamo che ora si apra una dibattito vero sul Mezzogiorno e si individuino soluzioni, senza escludere una nuova politica industriale che scongiuri il rischio di desertificazione sempre più evidente. Il ruolo dei neo presidenti delle regioni del sud, a partire dalla Puglia, vorremmo che risultasse decisivo”.