Di seguito l'intervista realizzata da Francesco Strippoli al segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno edizione Puglia di domenica 5 febbraio.
Sabato 11 febbraio è convocata un’assemblea per informare sui rischi che potrebbero derivare dall’Autonomia differenziata. È stato deciso dalla Cgil e altre 25 associazioni (Arci, Libera, Pax Christi, Lega studenti tra le altre) con le quali è stato costituito «un coordinamento per affrontare le questioni sociali più urgenti».
Pino Gesmundo, segretario Cgil, il suo sindacato è l’unica forza organizzata ad aver chiamato alla mobilitazione. Per cosa? «Innanzi tutto per avviare un percorso di divulgazione: l’argomento è poco conosciuto. Vogliamo coinvolgere le scuole, gli studenti, i sindaci, i parlamentari. Mobilitazione e condivisione, questo vogliamo fare».
In concreto a cosa mirate? «Partiamo da un aspetto cruciale: non vogliamo creare una contrapposizione tra Nord e Sud. Sarebbe deleterio, non per il Mezzogiorno ma per il Paese. Questo non è il momento per parlare di Autonomia differenziata. Ora si deve pensare agli investimenti per fare in modo che il Sud, come diciamo spesso, rappresenti la spinta propulsiva per la crescita dell’Italia».
Magari è l’idea degli industriali del Nord, non dei governatori settentrionali. «Non si può competere in Europa con staterelli della dimensione di Lombardia e Veneto. Dobbiamo mettere assieme le risorse, Nord e Sud, per competere come sistema Paese. Vanno usati con intelligenza i fondi Ue e i soldi del Pnrr. Lo ricordo: lo scopo del Pnrr è di ridurre i divari. Mi chiedo a cosa possa servire l’Autonomia differenziata in questo momento in cui occorre muoversi in altra direzione. E così pure il presidenzialismo».
Può non piacere, ma il presidenzialismo è una legittima forma di governo. «I due obiettivi però sono stati mescolati, in uno scambio politico giocato sulla pelle del Paese: l’Autonomia impugnata dalla Lega, il presidenzialismo preteso da FdI come contropartita».
E cosa non funziona? «Qui si sta cambiando l’assetto istituzionale. E non penso solo al presidenzialismo: se si attribuiscono ulteriori competenze su 23 materie alle Regioni che ne fanno richiesta, cambia la fisionomia del Paese. Le Regioni diventano un’altra cosa. Nel frattempo non si parla delle vere urgenze che sono sviluppo, povertà, disuguaglianze. Ecco perché considero fuori luogo la discussione sull’Autonomia».
Perché, a parte le proteste, la politica sembra inerte? «Tanto i partiti quanto le coalizioni sono in difficoltà. Si veda il Pd: due Regioni a guida dem, Emilia e Toscana, hanno aderito al percorso verso l’Autonomia. Ma si veda pure la destra. Il ministro Fitto, al nostro congresso, disse così: “Il mio dialetto mi impedisce di essere a favore di iniziative contro il Sud”. Poi però abbiamo visto gli applausi in consiglio dei ministri».
E allora? «Allora non possiamo pensare di affidare questa vicenda solo alla politica. I parlamentari dovrebbero essere in prima linea per difendere le prerogative del Parlamento. Che invece è stato esautorato: il ddl sull’Autonomia prevede che le Camere possano solo approvare o respingere le Intese tra Stato e Regioni, senza possibilità di intervenire».
Diversi politici sono intervenuti sul punto. «Ho sentito Bonaccini, Emiliano, De Luca respingere il progetto dell’Autonomia per come è stato concepito. Ebbene chiedo loro di alzare un argine e una barriera contro questa iniziativa. E ci rivolgiamo pure ai sindaci perché aiutino a individuare e risolvere i veri problemi che angustiano gli italiani».
Qualcuno avanza l’ipotesi di boicottare i prodotti del Nord. Che ne pensa? «Non contrapporre, né boicottare, non avrebbe senso. E poi cosa dovremmo aspettarci? Che qualcuno boicotti i prodotti meridionali? No, non dobbiamo spaccare il Paese, dobbiamo mettere in rete le imprese, fare innovazione, migliorare la nostra competitività. Tutti assieme».
L’onorevole leghista Rossano Sasso propone concorsi regionali per assumere gli insegnanti. Qual è la sua idea? «Sanità e scuola sono due materie chiave per l’unità del Paese. Senza una gestione unitaria si rischia di avere 21 sistemi sanitari. E il covid ci ha fatto vedere i rischi, quando un governatore faceva la Dad e l’altro no. L’istruzione pubblica e la cultura hanno costruito l’unità d’Italia. Sasso, pur essendo meridionale, sposa una linea inaccettabile per ragioni di partito. La sua idea manderebbe all’aria il contratto nazionale e farebbe tornare le gabbie salariali, con stipendi diversi a seconda della Regione. Evidentemente vorrebbe che si andasse tutti a insegnare a Belluno perché pagano di più. Guadagni di più e fai vita da emigrante».