In quattromila a Bari per dire no a caporalato e sfruttamento

Oltre quattromila lavoratori hanno sfilato ieri sera per le vie di Bari per gridare il proprio no al caporalato. Una manifestazione voluta da Cgil e Flai per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e della politica – chiamata a dare risposte concrete in termini di norme di contrasto allo sfruttamento – dopo la tremenda estate che ha portare alla ribalta della cronaca nazionale i casi di braccianti che hanno perso la vita mentre erano al lavoro nelle campagne della Puglia.

Delegazioni sono giunte da tutte le province della Puglia, ed hanno affollato il corteo che partito da Piazza Castello si è snodato per le vie del centro cittadino prima di far ritorno al punto di partenza dove si sono tenuti i comizi conclusivi. A prendere la parola una bracciante del Salento e un lavoratore immigrato che vive nel ghetto di Rignano, che hanno raccontato le condizioni disumane cui sono costretti a lavorare.

Sul palco è intervenuto il segretario generale della Flai regionale, Giuseppe Deleonardis, che ha chiesto al governo “di mantenere le promesse per una legge che preveda la confisca dei beni per le imprese che si macchiano del reato di caporalato: finora non è stato fatto nulla". Il timore di Deleonardis è che "dopo le morti dei braccianti nei campi pugliesi la scorsa estate, tutti gli impegni presi da governo e Regione Puglia vengano meno. Non possiamo perdere altro tempo prezioso".

Quindi è stata la volta sul palco dell’intervento del segretario generale della Cgil Puglia, Gianni Forte, che ha sottolineato come c’è un punto su cui non si può derogare in maniera assoluta, “e cioè che l’agricoltura continui a essere un’area in cui l’illegalità la fa da padrona. Che le regole siano un fattore relativo, una sorta di optional. Lo diciamo al Governo nazionale ma anche a quello regionale, che spesso appare preoccupato che un sistema di regole che disciplini il lavoro in agricoltura possa finire per danneggiare in maniera irreparabile le imprese. Siamo consapevoli che l’impresa debba essere messa nelle condizioni di produrre e garantire lavoro. Ma ciò non può avvenire a prescindere, anche al costo di alimentare i circuiti malavitosi, il malaffare, l’arricchimento attraverso lo sfruttamento delle persone. Il rispetto delle regole è più faticoso ma porta solo vantaggi. C’è una crescente attenzione dei mercati e dei consumatori rispetto alla provenienza dei prodotti, che non siano frutto di un lavoro schiavizzato e sfruttato. Ecco perché l’operare dentro le regole e la legalità può e deve trasformarsi in valore”.

A chiudere il comizio la segretaria generale della Flai nazionale, Stefania Crogi. “La lotta al caporalato non è questione di una categoria o della sola Cgil, sconfiggere questa piaga che calpesta la dignità e i diritti di migliaia di uomini e donne è una lotta che riguarda tutta la società civile”.

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A questo LINK alcune foto della manifestazione.