“La Cgil è oggi a mio avviso il soggetto politico cruciale del nostro panorama politico per varie ragioni direi contingenti, inerenti al deterioramento delle forze politiche, al venir meno dei partiti politici, ma anche, se vogliamo, per una ragione storica cruciale. L’atto di nascita della nostra realtà democratica, oltre alla elezione dell’assemblea costituente e alla scrittura della Costituzione, è ben prima di essa il Patto di Roma, per il quale tanto si spese Giuseppe Di Vittorio”. È un passaggio dell’intervento del professor Luciano Canfora all’iniziativa “Partigiani Sempre” organizzata dalla Cgil Puglia, assieme alla Fondazione Di Vittorio, alla Flc Cgil regionale e all’associazione Link, che si è tenuta in un’affollatissima aula del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro lo scorso 23 aprile.
GIGIA BUCCI, CGIL PUGLIA: “CERTO CHE È DIVISIVO L’ANTIFASCISMO, DIVIDE I SINCERI DEMOCRATICI DAI FASCISTI”
“Verso il 25 aprile e il 79esimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, abbiamo ritenuto importante promuovere un’iniziativa pubblica sul valore dell’antifascismo e degli ideali che animarono la Resistenza”, ha spiegato la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci. “Abbiamo ritenuto fosse importante farla con le studentesse e gli studenti, dentro un prestigiosa sede di formazione intitolata ad Aldo Moro, cui dobbiamo una delle definizioni più belle di antifascismo, contenuta in un discorso pronunciato proprio a Bari il 21 dicembre 1975 per il trentennale della Liberazione, nel quale affermò come ‘Il nostro antifascismo non è solo una nobilissima affermazione ideale, ma un indirizzo di vita, un principio di comportamenti coerenti. Non è solo un dato della coscienza, il risultato di una riflessione storica; ma è componente essenziale della nostra intuizione politica, destinata a stabilire il confine tra ciò che costituisce novità e progresso e ciò che significa, sul terreno sociale come su quello politico, conservazione e reazione’. Proiettiamola all’oggi, una visione così alta, in un periodo in cui la presidente del Consiglio di questo Paese, la seconda carica dello Stato, alcuni ministri – tutti post missini - non riescono a dirsi antifascisti, sostenendo la tesi per cui l’antifascismo non sia un valore, che è divisivo nel Paese. Certo che è divisivo, divide i sinceri democratici dai fascisti”.
E allora occorre essere partigiani sempre, “partigiani della nostra Costituzione che è sotto attacco, in difesa delle conquiste di progresso, dei diritti sociali e civili, degli spazi di dissenso e opposizione sociale, della centralità del lavoro, dei principi di uguaglianza e solidarietà. Perché se il frutto più bello della Resistenza è stata la nostra Costituzione, come diceva Calamandrei essa è cosa viva, da far vivere tutti i giorni. Da difendere ogni giorno, perché oggi alcuni valori fondanti della nostra Repubblica sono sotto attacco”.
La segretaria della Cgil ha voluto rinnovare gli attestati di solidarietà a Canfora, recentemente rinviato a giudizio dopo una querela intentata dalla Presidente del Consiglio per diffamazione. “Un uomo dall’alto profilo culturale, un intellettuale riconosciuto in tutta Europa, un uomo libero, un antifascista, dovrebbe essere in qualsiasi paese un simbolo di libertà di pensiero e di critica. E invece in questo paese accade che finisce sotto processo per aver espresso le sue opinioni che non piacciono a chi ci governa. Saremo sempre al suo fianco in questa vicenda”.
FRANCESCO SINOPOLI, FONDAZIONE DI VITTORIO: “UNA DEMOCRAZIA ANTIPARTECIPATIVA, NEMICA DEL DISSENSO È L’OPPOSTO DELLA DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE”
Dalle riflessioni di Canfora, che ha recentemente dato alle stampe un volume dal titolo “Il fascismo non è mai morto”, è partito l’intervento di Francesco Sinopoli, presidente della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, che si è interrogato su “come siamo arrivati a questo punto? Ha ragione il professore: dobbiamo abbandonare la lettura della storia a cui siamo abituati: un processo lineare fatto di avanzamenti continui nella direzione giusta, quella del progresso dell’umanità, chiaramente non è così. Piuttosto, se osserviamo questo lungo cinquantennio di regressione rispetto all’età dell’oro – brevissima – del compromesso socialdemocratico o della democratizzazione tentata del capitalismo, riscontriamo esattamente il contrario”. Per Sinopoli “la domanda che dobbiamo porci non è tanto se siano fascisti o meno, sappiamo che sono eredi di quella tradizione e non si dichiarano antifascisti. La domanda è come siano arrivati al governo e ora sono pronti a dare l’assalto finale alla carta costituzionale già sotto assedio. Una democrazia che spinge i cittadini a non credere nelle sue promesse, a ritirarsi dalla vita politica, è una democrazia che è destinata a morire”.
"Una democrazia antipartecipativa, nemica del dissenso è l’opposto della democrazia costituzionale. Ma le radici affondano nell’idea liberal conservatrice che già aveva fatto da anticamera del fascismo. L’idea liberal conservatrice della democrazia non è l’idea costituzionale di democrazia. Una democrazia che serve il mercato non è la democrazia dell’articolo 3 della Costituzione e non è quella dell’articolo 1 della Costituzione”. Ma per il presidente della Fondazione Di Vittorio “la storia non è scritta, è ancora da scrivere collettivamente: è proprio la partecipazione che andrebbe promossa con tutte le forme possibili all’interno di una nuova pedagogia democratica fondata sulla speranza. Questo è ciò che facciamo, questo ciò che faremo. In questo saremo partigiani sempre”.
LUCIANO CANFORA: “LA DISTANZA DAL FASCISMO È BREVISSIMA, PER CUI HA ANCORA UN SENSO DIRSI OGGI PARTIGIANO”
Nelle conclusioni Canfora ha ricordato come “ogni volta il 25 aprile è un momento di riflessione, lo è da circa 80 anni perché non è mai stata una data accettata dalla minoranza filo fascista e ogni volta è un problema spiegarne il senso e l'importanza. Via via – ha aggiunto – le generazioni che si susseguono avranno questo compito, finché ci sarà permesso". Per il professore “la distanza dal fascismo è brevissima perché sono passate solo un paio di generazioni e quelli che militavano nella Repubblica sociale sono stati attivi politicamente per oltre 40 anni. Allora ha ancora un senso dirsi oggi partigiano, vuol dire che si sta da una certa parte, e ci si batte per quella parte. Nel nostro caso è sottinteso che si tratta di quella causa per la quale molti morirono e gli altri, che sopravvissero, scrissero la Costituzione italiana".
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