La crisi avanza, alla Natuzzi 1.900 esuberi «Vogliono portare produzione all'estero»

di Vito Fatiguso

«Siamo alla resa dei conti: la Natuzzi deve avviare subito con i sindacati un piano serio e concordato di rilancio. Questo in sintonia con la Regione Puglia che deve subordinare la concessione di ulteriori finanziamenti alla difesa dell’occupazione. Nell’ultima riunione avuta con l’azienda, Pasquale Natuzzi ha comunicato esuberi per 1.900 unità (su 2.700, ndr) minacciando di delocalizzare definitivamente. Venerdì 28 giugno gli operai sciopereranno. Ci sarà un corteo sotto gli uffici del governatore Nichi Vendola a Bari». È quanto afferma Silvano Penna, segretario generale della Fillea-Cgil della Puglia, in vista della definizione di un piano industriale che l’azienda avrebbe dovuto fornire ai sindacati entro giugno, ma che con tutta probabilità slitterà al mese successivo. Si tratta di una programmazione che riformulerà alcuni aspetti della dislocazione produttiva in virtù di un mercato il flessione. In particolare, quello europeo che dati alla mano stenta a risalire.

«Nonostante i lavoratori stiano facendo di tutto per salvare il posto di lavoro — prosegue Penna — Natuzzi in un confronto con i sindacati ha minacciato i lavoratori, ha prospettato il trasferimento della fase produttiva totalmente all’estero. Tra i motivi alla base della minaccia ci sarebbe il calo di produttività registrato negli stabilimenti italiani. Credo, invece, che i motivi del presunto calo sia legato a una incapacità dell’azienda di avviare scelte strategiche». La Cgil rimprovera al patron dei divani di «cambiare continuamente manager rendendo difficile stabilire una linea chiara di rilancio». Anche per questo, in vista della scadenza della cassa integrazione (28 ottobre 2013) Natuzzi ha comunicato che l’esubero sale di altre 430 unità (da 1.470 a 1.900). Intanto da poche ore i lavoratori dello stabilimento di Laterza, dopo un’assemblea, hanno deciso di presidiare il plesso in cui vengono realizzati divani e complementi d’arredo.

 «La decisione — spiega in una nota Antonio Stasi, segretario della Fillea Cgil di Taranto — è stata assunta perché di fronte alla profonda crisi che investe il settore e questa fabbrica in particolare, purtroppo l’azienda continua a pensare di poter fare da sola e confeziona atti unilaterali e non condivisi con segreterie e rsu persino sul calendario del lavoro che riguarda tutti i dipendenti». La protesta è scattata dubito dopo la consegna da parte della dirigenza Natuzzi di un piano di giornate lavorative che, secondo la Fillea, «di fatto riducono del 50% la presenza in fabbrica dei dipendenti. In questo momento particolare la Natuzzi a fronte degli esuberi che annuncia sempre più cospicui dovrebbe invece cercare di sedare lo sconforto che regna tra i suoi dipendenti provando anche a mettere in atto un intervento di equità e giustizia nei confronti di tutti».

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