Lavoro, sviluppo, qualità  della vita in Puglia: il documento unitario di Cgil Cisl Uil

CGIL, CISL, UIL di Puglia esprimono viva preoccupazione per l’assenza dal dibattito e dalle priorità inserite nell’agenda del Governo Nazionale delle tematiche del Mezzogiorno, considerato come il ventre molle del Paese e non come volano per il superamento di una crisi da cui si esce solo con politiche capaci di unire e non di dividere, superando il divario attraverso un piano di investimenti che producano lavoro e sviluppo. Il tema del “Mezzogiorno”, sia pure in un’accezione evoluta rispetto al passato, considerate le mutate condizioni storiche e di contesto, può evitare non solo l’acuirsi del divario e della marginalità delle regioni meridionali rispetto all’economia nazionale, ma può favorire nuove opportunità di crescita e nuove direttrici di sviluppo che potrebbero, se adeguatamente accompagnate, determinare un più rapido avvicinamento all’Europa.

La crisi ha accentuato le difficoltà dal punto di vista dell’occupazione, dei redditi, della condizione delle persone, fondamentalmente per i tagli alla spesa e per il crollo degli investimenti, determinato altresì dai vincoli irragionevoli imposti dall’Europa con il patto di stabilità, che hanno finito per stressare il sistema economico e produttivo specialmente al sud ed inciso fortemente sui consumi. Difficoltà che si ripercuotono negativamente in Puglia specie per la Grande distribuzione

Tale situazione ha provocato l’aumento della precarietà e una forte riduzione degli occupati che potrebbe continuare ad acuirsi per le migliaia di lavoratori collocati in CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga) con scarse possibilità di reinserimento nel sistema produttivo.

La Puglia, nello scenario meridionale, deve far leva sui suoi punti di forza, investendo  in settori produttivi strategici per l'economia nazionale e deve assumere un ruolo di promozione e sostegno di una nuova politica per il sud non di tipo caritatevole, ma, in chiave sussidiaria, con interventi che premiano la qualità e l'innovazione e affrontino i nodi che compromettono lo sviluppo, estirpando alla radice ogni elemento di arretratezza, utilizzando il grande bacino di giovani ,spesso portatori di elevate competenze, sempre più costretti ad andare altrove per farle valere. La Puglia, attraverso le sue politiche, deve sfidare il governo nazionale sul fronte degli investimenti necessari a renderla più attrattiva e capace di produrre sviluppo in un'ottica nazionale, tenendo altresì conto che gli investimenti realizzati al sud hanno un ritorno sul sistema Paese abbastanza consistente.  A testa alta, deve rivendicare non solo che la spesa dei fondi strutturali sia svincolata dal patto di stabilità, ma che nelle politiche di investimenti a livello nazionale, a partire da quelli da inserire nel piano Junker, il Mezzogiorno sia privilegiato sul piano del ruolo strategico da assumere rispetto alle reti, ai corridoi europei, alla logistica, alle piattaforme digitali.

Per garantire l’efficiente ed efficace utilizzo delle risorse comunitarie non si può perseguire la strada indicata dal c.122 della legge di stabilità 2015 che compromette la spesa su progetti già avviati, né continuare ad attingere dal fondo di azione coesione per finanziare interventi riguardanti l’intero Paese.

 

Con queste premesse e con l’intento di voler partecipare alla definizione di una nuova e più incisiva politica per il Mezzogiorno, a partire dalla Puglia, CGIL, CISL e UIL mettono in campo una propria elaborazione ed un programma di sollecitazione e confronto, con tutti i soggetti istituzionali e le associazioni, per condividere la definizione di un NUOVO PROGRAMMA PER IL LAVORO, LO SVILUPPO E LA QUALITA’ DELLA VITA.

LE PROPOSTE PER LO SVILUPPO

In Puglia, pur in presenza di interventi finanziari significativi, rivenienti dai Fondi Comunitari, che hanno raggiunto standard di spesa superiori alla media delle altre regioni meridionali, si sono registrate, comunque, perdite in termini di prodotto interno lordo e di indebolimento del sistema produttivo.

Non sono stati sufficienti i circa 3 miliardi di investimenti, che hanno coinvolto ben 8.768 imprese, a risollevare le sorti dell’economia e dell’occupazione in Puglia.

Se da un lato si è registrato il consolidamento produttivo di alcuni settori come la meccatronica, l’aerospazio, il farmaceutico ed, in parte, anche dell’industria agro-alimentare, dall’altro settori quali edilizia, estrattivo, legno e arredo, grafica e cartotecnica, call-center, calzaturiero, tessile, servizi, commercio, turismo, hanno registrato condizioni di difficoltà con gravi conseguenze per l’occupazione.

Basta considerare la riduzione del grado di utilizzazione degli impianti industriali che dal 71% del 2012, si è attestato ad appena il 67% nel 2013.

La situazione di crisi nel sistema produttivo pugliese, quindi, impone a tutti i soggetti istituzionali, sociali ed economici, una riflessione critica sulle politiche industriali attuate, verificando eventuali errori e ritardi da tenere in considerazione.

Vanno intensificate le politiche di sviluppo integrate, che devono avere come obiettivo prioritario la valorizzazione delle realtà produttive esistenti e l’attrazione di nuovi investimenti, per realizzare ulteriori occasioni di crescita ed occupazione, puntando ai settori più legati al territorio (industria, commercio, turismo, agro-alimentare).

Il Programma Operativo 2014/2020 della Puglia, che destina circa il 46% delle risorse ad obiettivi direttamente collegati allo sviluppo delle imprese, opportunamente integrato con risorse di natura privata, può rappresentare un’occasione straordinaria per rilanciare il sistema produttivo pugliese e far ripartire la crescita, rendendo immediatamente disponibili tutte le risorse spendibili.

A tal fine, le risorse devono essere prioritariamente indirizzate verso quei settori e/o imprese che producono nuova occupazione, innovano prodotto e processo, incentivano la ricerca, la formazione di qualità e perseguono il rafforzamento del sistema dei servizi alla produzione, alle infrastrutture e alla logistica, essenziali per sostenerne la competitività.

Le politiche di rilancio dello sviluppo devono avere le seguenti priorità:

-       la creazione di nuova occupazione, destinata a giovani e donne, nonché a favorire la ricollocazione dei lavoratori espulsi dal sistema produttivo;

-       la qualità del lavoro, anche attraverso una efficace lotta al sommerso;

-       la rapidità e l’imparzialità nell’assegnazione degli  appalti, per garantire  la tutela ed i diritti di chi lavora; 

-       diffondere la pratica della legalità.

Il Piano di Sviluppo della Puglia, passa anche attraverso il potenziamento della Ricerca. Pertanto è necessario intervenire per migliorare il rapporto tra i centri di ricerca, le università e le imprese, soprattutto medio/piccole. In tal senso la crescita delle imprese, sia nelle sue diverse forme giuridiche che attraverso la loro partecipazione a sistemi o reti funzionali, è una priorità da perseguire anche attraverso l’individuazione di incentivi. In particolare i progetti di ricerca delle grandi imprese finanziati dal pubblico, devono avere come presupposto il rafforzare il rapporto con il territorio.

Università, Scuola e formazione sono presupposto indispensabile per uno sviluppo di qualità.

Riguardo alla Formazione le risorse disponibili devono essere indirizzate, prioritariamente, verso percorsi formativi strettamente legati alle esigenze del sistema produttivo in continua evoluzione, in modo da soddisfare la domanda di nuove figure professionali richieste dal mercato ed evitando dispersione e polverizzazione degli interventi.

La Regione Puglia, in costante dialogo e sinergia con le Istituzioni Locali e Nazionali, deve attivarsi per accelerare le procedure di approvazione, di assegnazione e di realizzazione delle opere, pena la perdita delle opportunità di sviluppo del territorio e svolgere un ruolo di costante confronto con i grandi gruppi industriali presenti nel Territorio, vincolando i propri contributi agli investimenti alla conferma e alla permanenza degli stessi in Puglia.

Strumenti come il Contratto di Programma, opportunamente ridefinito e finanziato, deve diventare oggetto di verifica con le parti sociali per garantire occupazione di qualità e una strategia condivisa di sviluppo economico del sistema pugliese.

Anche le infrastrutture rappresentano uno straordinario fattore di sviluppo per consolidare il sistema produttivo esistente e per l’attrazione di nuovi investimenti: dai sistemi trasportistici e di logistica, da quelli ferroviari, portuali ed aeroportuali, alle reti. In particolare va realizzato un modello di governance coordinato ed integrato del trasporto gomma-ferro-nave-aereo.

Vanno, inoltre, ammodernate le reti di trasmissione delle varie fonti energetiche, unitamente al loro consolidamento e collegamento agli impianti di produzione di energie rinnovabili, costituendo una piattaforma energetica e di smistamento delle diverse energie prodotte, favorendo la ricerca e lo sviluppo tecnologico dei sistemi smart.

La smart specialization deve essere una strategia trasversale che copra i settori chiave dello sviluppo del sistema delle imprese: dalla ricerca alle innovazioni tecnologiche, all’energia, tale da costituire un’opportunità di investimento e sviluppo anche nell’ambito delle politiche sociali, culturali, delle politiche attive del lavoro, dell’inclusione sociale.

La tutela dell’Ambiente e la salvaguardia del Territorio rappresentano il banco di prova per la realizzazione di un Piano credibile per lo sviluppo, che abbia il consenso delle popolazioni, oggi spaventate e smarrite dalle tante situazioni di crisi ambientale.

A tal proposito occorre:

-          implementare l’attività del Centro Salute Ambiente (C.S.A.) di cui alla L.R. n.21 del 24/7/2012;

-          avviare rapidamente le bonifiche nelle aree individuate ad alto rischio ambientale e monitorare costantemente il territorio;

-          accompagnare la produzione industriale verso processi di ristrutturazione e/o riconversione del sistema produttivo per renderlo maggiormente eco-sostenibile e rispettoso della salute dei lavoratori e dei cittadini;

-          dare attuazione ai progetti strategici “TAP” e “TEMPA ROSSA”, nel pieno rispetto delle norme sulla salute e sicurezza, utilizzando le migliori tecnologie;

-          chiudere il ciclo dei rifiuti attraverso l’adozione di un modello industriale con la dotazione di impianti di nuova generazione per il riciclo e la trasformazione.

Particolare attenzione deve essere rivolta alla tutela del Territorio, mediante azioni di prevenzione e interventi finalizzati ad evitare disastri idro-geologici, che incidono sulla popolazione e sull’economia, con conseguente aggravio dei bilanci pubblici. La tutela del territorio è condizione per sostenere lo sviluppo delle attività turistiche, assolutamente da destagionalizzare.

Infine, occorre affrontare le tematiche legate alla questione idrica, dal punto di vista della captazione e del riuso.

LE PROPOSTE DI POLITICA INDUSTRIALE

La Puglia come l’intero Mezzogiorno hanno bisogno di industria e di sviluppo, di un manifatturiero che valorizzi le risorse del territorio all’insegna della ecocompatibilità.

A tal fine occorre:

a)      Salvaguardare e valorizzare le vocazioni delle realtà produttive esistenti nei territori;

b)      Dotarsi di soggetti capaci di promuovere politiche di scouting per attrarre investitori;

c)      Intervenire ed accelerare le iniziative volte al risanamento ed alla bonifica delle aree inquinate, per renderle disponibili a nuovi insediamenti produttivi;

d)      Affrontare il tema del costo dell’energia in una Regione che ha un surplus di produzione;

e)      Accelerare e facilitare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni necessarie alle attività produttive esistenti e per i nuovi insediamenti;

f)       Dotare il territorio delle infrastrutture materiali ed immateriali necessarie e funzionali a migliorare la competitività del sistema produttivo, a cominciare dalla cantierizzazione delle opere finanziate;

g)      Facilitare il raccordo fra i sistemi produttivi esistenti nei territori, al fine di creare una sinergia, in grado di reggere meglio le sfide del mercato globale e dell’internazionalizzazione;

h)      Ridefinire il ruolo delle ASI e dei Distretti per un maggiore collegamento con il sistema produttivo territoriale, anche realizzando opportuni accorpamenti;

i)        Creare le condizioni di maggiore sicurezza pubblica nel territorio come presupposto per l’attrattività di nuovi insediamenti.

j)        Dare attuazione alla definizione dei nuovi assetti e funzioni istituzionali (Province e Citta metropolitana) salvaguardando i servizi ai cittadini e l’occupazione dei lavoratori diretti ed indiretti.

La Regione Puglia deve svolgere un ruolo incisivo nei confronti dei grandi gruppi industriali presenti sul territorio, per evitare lo smantellamento degli insediamenti.

Lo strumento del Contratto di Programma, opportunamente ridefinito e finanziato, deve diventare oggetto di verifica con le parti sociali per garantire occupazione di qualità e una strategia condivisa di sviluppo economico del sistema pugliese.

LE PROPOSTE PER FRONTEGGIARE LE CRISI

Le gravi situazioni di crisi determinatesi nel sistema produttivo e dei servizi delle imprese pugliesi, devono essere affrontate e risolte in una logica di coerente politica industriale, che punti alla conservazione del potenziale produttivo e dell’occupazione. A partire dall’ILVA, dove all’indomani dell’ennesimo decreto del Governo Nazionale, che riconfermano la centralità e la strategicità dello stabilimento tarantino, devono essere avviate le opere prescritte dall’AIA, utilizzando tutte le risorse in maniera da mettere in sicurezza la produzione, la salute e l’occupazione.  Non ci si può arrendere alla ineludibilità degli effetti della crisi. Anche in merito all’utilizzo degli ammortizzatori sociali, occorre orientare il confronto sociale e la contrattazione verso soluzioni che scongiurino i licenziamenti, favoriscano la conservazione del rapporto di lavoro e/o la ricollocabilità dei lavoratori, per non disperdere esperienze, professionalità e quote di produzione pugliese.

Pertanto la Regione Puglia deve dotarsi di un organico piano che contempli le linee strategiche per agire preventivamente rispetto alle crisi potenziali e far fronte a quelle in atto per operare le scelte più idonee di riorganizzazione, ristrutturazione e riconversione, ma anche di politiche attive del lavoro nella soluzione delle varie situazioni di crisi. La Regione Puglia deve svolgere un ruolo più attivo nei confronti degli altri livelli Istituzionali/decisionali al fine di evitare ritardi nella realizzazione degli investimenti.

L’importante accordo relativo ai “cantieri e lavori di cittadinanza” deve trovare la piena attuazione su tutto il territorio regionale, al fine di non vanificare lo sforzo posto in essere, per ridare dignità alle tante fragilità presenti ed aggravate dalle situazioni di crisi.

LA SALUTE DEI CITTADINI E LE PROPOSTE

CGIL CISL UIL di Puglia, ritengono che il tema della Salute, insieme a quello del Lavoro e del benessere delle persone, a partire dalla popolazione anziana, rappresenta un’altra priorità strategica su cui concentrare ogni attenzione.

La Sanità nella Regione Puglia ha subito, negli ultimi anni, una fase di grande riorganizzazione, senza per questo aver ancora configurato un suo modello compiuto, nonostante il Piano di Rientro sin qui attuato.

Le misure imposte dal livello nazionale ed adottate nel Piano di Rientro, hanno compresso il sistema ospedaliero, chiuso o ridimensionato ben 22 ospedali e tagliato oltre 2.200 posti letto.  Inoltre, il blocco del turn over ha ridotto all’osso il personale con la fuoriuscita di 5.500 addetti, compensate solo parzialmente dalle circa 2000 nuove assunzioni, senza provvedere alla riqualificazione ed alla formazione delle figure professionali necessarie. Oltre tutto, non si è costruito contestualmente il potenziamento delle strutture e dei servizi di medicina territoriale, né un progetto integrato tra sanità e servizi socio sanitari. Ed inoltre si sono aperti varchi preoccupanti sul fronte della esternalizzazione dei servizi, a partire dalla riabilitazione e del servizio di emergenza.