Negli ultimi cinque anni, nel Mezzogiorno, si sono persi oltre 300mila posti di lavoro, mentre altri 35mila lavoratori attendono di sapere, dal ministero del Lavoro, quale sarà il futuro della propria azienda. Sale così al 17% il tasso di disoccupazione nelle regioni del Sud, di ben sette punti di percentuale rispetto alla media nazionale che si attesta al 10,9%. La crisi continua così ad indebolire ulteriormente un tessuto socio-economico già fragile e di fronte a questa emergenza, CGIL, CISL e UIL avanzano al ministro per la Coesione territoriale, Fabrizio Barca, precise proposte per ridare centralità al Sud in una prospettiva generale di sviluppo. Il documento è stato presentato quest'oggi (17 luglio) presso la sede del Parlamento Europeo a Roma.
“C'è un tema fondamentale e prioritario per il Mezzogiorno: far ripartire la crescita e non c'è via di sviluppo per il Sud se non riparte l'occupazione”. Così il segretario confederale della CGIL, Serena Sorrentino, spiega il senso del documento unitario elaborato da sindacati e Confindustria. Nel corso del suo intervento all'iniziativa, Sorrentino ha affermato: “Ci sono cose che si possono fare subito, dall'allentare i vincoli del patto di stabilità al costruire un piano per la crescita che includa il Mezzogiorno, fino a individuare quei settori su cui costruire e investire nelle filiere per far ripartire il sistema manifatturiero meridionale e settori di sviluppo innovativi, a partire dal tema dell'energia, dell'ambiente e dei beni culturali”. Per la sindacalista “sono cose praticabili, si tratta di fare un ultimo sforzo nel riorientamento della spesa dei fondi strutturali ma anche di adeguare, come governo nazionale, il finanziamento ordinario per le regioni meridionali”. Quanto poi alla cancellazione del Mezzogiorno dalle priorità del Fondo per la crescita sostenibile, Sorrentino ha detto: “Togliere la priorità al Mezzogiorno dal fondo è una politica che va in controtendenza con la necessità che abbiamo di un piano credibile per la crescita. Abbiamo chiesto ieri al governo di intervenire per modificare questa decisione. Non si tratta di dedicare risorse speciale al Mezzogiorno ma di investire in termini di innovazione sull'industria meridionale. C'è bisogno in questo momento del concorso di tutti. Se riprende la propaganda sui separatismi, sui leghismi, ecc. - conclude - non perde un'opportunità solo il Mezzogiorno ma l'intero Paese”.
Le prospettive di sviluppo, il rilancio della domanda interna e l'uscita dalla crisi, secondo CGIL, CISL, UIL e Confindustria “sono legate a doppio filo alle sorti del Sud del paese. Basti pensare - spiegano - che 100 euro spesi nel Mezzogiorno determinano una domanda aggiuntiva di 40 euro per le imprese del Centro-Nord. Se il Sud non cresce il paese intero è bloccato”. In una fase di forte contenimento della spesa pubblica per investimenti (-19% nel Mezzogiorno nel 2010) è necessario, avvertono sindacati insieme a Confindustria, accendere i riflettori sulla spesa dei fondi strutturali, che però, accusano, registrano “inaccettabili ritardi”: circa 30 miliardi di euro devono ancora essere rendicontati a Bruxelles negli ultimi 3 anni di programmazione. “Questi ritardi sono inaccettabili in questo momento - ribadiscono - dobbiamo essere in grado di garantire una pianificazione razionale e trasparente. Inoltre è assolutamente necessario accelerare e migliorare l'utilizzo dei fondi”.
Il piano d'Azione e Coesione, voluto dal ministro Barca “va finalmente nella giusta direzione - aggiungono sindacati e imprese - purtroppo l'attuazione procede ancora troppo lentamente, soprattutto a causa di persistenti difficoltà amministrative e burocratiche. In vista di una nuova, possibile, decisione di riprogrammazione in autunno, occorre affiancare agli interventi fin qui messi in campo, una specifica azione per la competitività delle imprese e la ripresa occupazionale”.
Le tre Confederazioni sindacali insieme a Confindustria propongono di costituire, con le amministrazioni interessate, uno specifico gruppo operativo sul tema 'impresa e lavoro', cui affidare precisano, in tempi brevi, la ricognizione degli strumenti disponibili in materia di investimenti produttivi e di occupazione, l'identificazione delle risorse dei fondi strutturali mobilitabili, i tempi delle attività ed i risultati attesi, secondo il metodo adottato con il Piano d'Azione Coesione. Condizione necessaria, anche se non sufficiente, per la realizzazione di queste politiche di sviluppo è il recupero di efficienza della Pubblica Amministrazione. Senza una Pubblica amministrazione, “più snella e trasparente la crescita del Mezzogiorno, come quella del paese, resta una chimera”. Confindustria, CGIL, CISL e UIL ritengono necessario “un impegno comune di tutto il mondo produttivo: le Amministrazioni centrali e regionali devono intervenire con urgenza e lavorare insieme con le imprese e i sindacati per l'adozione di misure più efficaci”.