"I dati Istat sull'occupazione non possono essere interpretati a seconda delle convenienze. Erano considerati non veritieri quando indicavano per la Puglia un calo continuo di occupati, mentre oggi vengono esaltati perché addirittura assegnano un aumento di 30 mila unità, su 260 mila a livello nazionale. Cosa è potuto accadere di così dirompente in Puglia nell'ultimo anno da giustificare questo dato? A noi sembra ben poco". E' quanto afferma in una nota il segretario generale della Cgil Puglia, Gianni Forte."Qualche giorno fa era la stessa Istat a delineare un quadro assai negativo rispetto al Pil, a partire dalle regioni del sud, registrato nel 2014. Come mai allora aumenta l'occupazione in epoca di recessione? Se è vero che dal 2008 la Puglia ha perso circa 80 mila posti di lavoro, è mai possibile che in un solo anno ne recupera un po' meno della metà? Esponenti della giunta regionale ancora in carica, a partire dal presidente Vendola, attribuiscono il dato alle politiche regionali, il governo nazionale invece alle modifiche introdotte con il jobs act. Questo teatrino crediamo non serva a nessuno, se non ad irritare ancor più coloro che attendono di poter trovare un lavoro". "Noi, a prescindere dai meriti, saremmo senz'altro felici di veder confermato questo aumento, ma intanto occorre guardarlo con cautela. Vorremmo attendere che fosse confermato dai dati Inps, che sono reali e non statistici. E' noto a tutti che il rilevamento Istat si fa sulla base di interviste e viene considerato occupato chi ha lavorato almeno un'ora nella settimana precedente l'intervista. Avremmo voluto che l'Istat avesse fornito almeno il raffronto per settori a livello regionale, come invece fa a livello nazionale. Proprio da quel dato si evince che l'aumento maggiore di occupati si riscontra nei settori dell'agricoltura e dell'edilizia. Se ciò dovesse valere anche per la Puglia, le nostre perplessità risulterebbero ulteriormente confermate. Sono i settori che risentono di più dell'effetto della stagionalità e comunque in edilizia i dati che si rilevano dalle Casse edili denotano un calo drastico e progressivo del numero degli occupati". A spararla grossa sui numeri non ci vuole niente, ricorda Forte, "sarebbe invece opportuno recuperare energie per creare lavoro, lavoro stabile e non precario, quello che invece sono costretti ad accettare le tante persone indotte a scambiare diritti con qualsiasi lavoro".