I numeri degli infortuni in Puglia presentati dall’Inail lo scorso 28 aprile, nella Giornata mondiale della sicurezza sul lavoro, delineano un quadro di allarme che impone alle forze sociali un impegno sempre maggiore per lavorare sulla prevenzione. Si inserisce in questa direazione il progetto della Fondazione Rita Maierotti della Cgil Puglia presentato questa mattina presso la sede regionale dell’Istituto a Bari, “che sceglie di intervenire – ha spiegato la vicepresidente della Fondazione, Francesca Abbrescia – su due settori chiave della nostra economia, quali sono le costruzioni e l’agricoltura. Ci rivolgiamo ai lavoratori stranieri, donne e uomini, scegliendo di intervenire con azioni di formazione e informazione”. Un progetto nato rispondendo proprio ad avviso Inail e che “intende disseminare buone pratiche affinché anche l’organizzazione del lavoro nelle singole imprese possa essere modificata a favore della sicurezza e della prevenzione”.
“Sul tema della sicurezza bisogna fare uno scatto di civiltà, il tema della prevenzione è prima di tutto un fatto culturale”, ha affermato il direttore regionale dell’Inail, Giuseppe Gigante. “Si tratta di capire cosa il mondo del lavoro ci chiede e di interpretarlo nel miglior modo possibile. Il tema della sicurezza in itinere, per esempio, ci sta molto a cuore perché ci fa capire una serie di fattori che bisogna tener conto quando si parla di sicurezza. I numeri purtroppo ci danno torto. Sono sicuramente condizionati dalla pandemia, ma lo sforzo non può fermarsi: non dobbiamo sporre in contrapposizione aziende e lavoratori: il tema della formazione è essenziale, riguarda lavoratori e datori di lavoro, anche perché non possiamo ispezionare tutte le imprese”.
Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai Cgil Puglia, la categoria del lavoro agricolo, ha ricordato come nella nostra regione “abbiamo 156.800 operai agricoli censiti negli elenchi annuali INPS. Il 46 per cento sono donne. Significa che oltre 70mila lavoratrici sono impegnate nel settore. 34mila sono i lavoratori stranieri regolarmente assunti. Si tratta di un settore particolarmente colpito da infortuni e malattie professionali. Nel 2022 abbiamo avuto una impennata del 155 per cento di infortuni. Più 18 per cento di morti. Per contrastare questi episodi va messa in atto una forte sinergia nonché una forte condivisione con gli altri settori. La cultura della sicurezza è un diritto a prescindere e riguarda tutti i lavoratori e le lavoratrici”.
La ripresa del settore delle costruzioni, spinta dal superbonus e dalle opere in cantiere con le risorse del PNRR, ha fatto i conti con un’incidenza di infortuni che non accenna a ridursi: “Il settore delle costruzioni, purtroppo è al centro delle violazioni in materia di sicurezza – sottolinea Ignazio Savino, segretario generale della Fillea Cgil Puglia -. Non c’è giorno che non si contino infortuni gravi e mortali nei cantieri, tanti di questi over 65 che è inaccettabile vedere ancora sui ponteggi. A contribuire a questo sono sicuramente le forme contrattuali precarie, dalle finte partite Iva ai cottimisti, con un far west dei contratti che premia la concorrenza sleale di imprese improvvisate e penalizza chi rispetta il contratto dell’edilizia, le sue norme specifiche per formazione e sicurezza e i corretti orari di lavoro”. La Fillea Cgil avvierà tre importanti campagne sindacali nel corso di quest’anno: “Per la prevenzione nel cantiere e il contrasto alle malattie professionali negli stabilimenti, in aumento del 16% nelle ultime rilevazioni, come quelle muscolo-scheletriche o da inalazione di prodotti chimici e polveri del legno”.
“L'aggiornamento del quadro normativo, l'impegno a costruire giorno dopo giorno, insieme a tutte le istituzioni coinvolte e le parti sociali, una cultura della sicurezza sul lavoro, sono la rotta da percorrere per rendere i luoghi di lavoro sempre più sicuri”, ha affermato Sergio Fontana, presidente della Confindustria Puglia. “La formazione e l’informazione per i lavoratori e per i datori di lavoro svolgono un ruolo fondamentale in questa direzione. Per Confindustria la sicurezza sul lavoro rappresenta un valore, oltre che un fattore di competitività e di crescita. Siamo convinti che non si possa assicurare dignità al lavoro se non in condizioni di sicurezza”.
Dario Longo, segretario della Confartigianato Puglia, ha rimarcato come “nel settore dell’artigianato è efficace la presenza degli Rlst per via della dimensione delle imprese che non permette una presenza capillare degli Rls. È un servizio che, oltre ad essere pagato dalle imprese, è necessario per far crescere dappertutto la cultura della sicurezza”.
Precariato e lavoro nero e grigio sono i primi nemici della sicurezza sul lavoro per Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil pugliese, “soprattutto in un contesto di forte disoccupazione e richiesta di lavoro, che investe in particolar modo giovani e donne e che rende difficile per i lavoratori chiedere formazione e rispetto delle regole”. Per questa ragione il sindacato intende interloquire “con quella parte sana delle imprese che rispetta le regole, così che ognuno si assuma la responsabilità di fare qualcosa, istituzioni e parti sociali. Se un’organizzazione criminale causasse 80 feriti al giorno e oltre 70 morti all’anno sarebbe emergenza nazionale. Deve essere così anche per la sicurezza e gli infortuni sul lavoro, su tutti i settori, dai bancari costretti a prendere psicofarmaci all’agricoltura dove ci sono lavoratori immigrati di cui a volte non si sa più nulla”.
Che di sicurezza bisognerebbe parlare di più ne è convinto Carmelo Rollo, presidente di Legacoop Puglia. “Per esempio nelle nostre assemblee di approvazione di bilancio si comincia parlando di dati sugli infortuni per poi procedere con economia, finanza, amministratori delle cooperative fanno questo da quando ho visto con i miei occhi un saldatore in piena estate in pantaloncini su una trave alta, saldare. Mi sono detto che c’è qualcosa che non funziona e che bisogna con urgenza fare qualcosa. C’è bisogno di un sistema aggregante per esempio nel settore agricolo. Occorre un’operazione culturale. È un processo che deve entrare nelle famiglie, nel sistema delle comunità per valorizzare il protagonismo delle persone all’interno dei luoghi di lavoro, delle imprese. La formazione va fatta indubbiamente ma in natura differente, in rapporto sempre alla comunità. Da soli non c’è storia è il nostro slogan che mai come su questo tema quello della sicurezza, è perfetto”.
Le conclusioni sono state affidate alla segretaria confederale nazionale della Cgil, Francesca Re David: “La discussione sulla sicurezza investe più aspetti, dall’organizzazione del lavoro alle tecnologie alla formazione. Sui luoghi di lavoro si continua a morire come 50 anni fa, dai luoghi di lavoro tradizionali come l’ex Ilva a quelli più innovativi come i magazzini e le catene di montaggio di Amazon. Per questo occorre che le tante risorse pubbliche che dallo Stato stanno andando alle imprese, siano vincolate anche agli investimenti su salute e sicurezza, oltre che sull’occupazione di qualità. Mentre oggi vediamo che si va nella direzione opposta, liberalizzando appalti e subappalti. E dal Governo l’ascolto delle parti sociali sul tema è minimo se non nullo. Si torni quindi ad investire sulla formazione, su controlli ed ispettori di cui oggi c’è gravissima carenza e sui responsabili territoriali e aziendali tra i lavoratori, mettendoli in condizione di poter operare al meglio, consapevoli che il tema è innanzitutto culturale e va sollevato sin dall’educazione scolastica”.