L'intervento del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, in occasione della Festa del Lavoro
Uno degli effetti della diffusione del Covid-19 nel nostro paese è che il lavoro è tornato centrale nel dibattito pubblico. Avremmo volentieri fatto a meno di contare migliaia di morti, preoccuparci delle gravi ricadute sull’economia oltre che delle mutate abitudini sociali che il virus ci ha imposto. Ma quello che è accaduto è che ci si è accorti dell’enorme valore sociale del lavoro, lo stesso che richiamiamo quando rivendichiamo un salario che permetta di vivere con dignità; sicurezza, perché un lavoro serve per vivere e non per morire; stabilità; rispetto dei diritti. Non doveva servire la pandemia per scoprire che nel nostro quotidiano gran parte dei lavori essenziali sono quelli peggio retribuiti, più soggetti a precariato e anche violazioni. Dagli operai agricoli che hanno garantito il funzionamento della filiera alimentare, a chi lavora nella logistica; dagli operatori ecologici a chi è impiegato nella grande distribuzione, spesso costretto a rapporti part time e sottoposto flessibilità spesso eccessive. L’apporto di questi lavoratori, il senso di responsabilità di migliaia di uomini e donne, ha consentito al paese di andare avanti pur tra tante difficoltà.
Allo stesso modo non avevamo bisogno del virus per riscoprire l’importanza e direi anche la bellezza di una parola spesso bistrattata dalla bassa propaganda ultra liberista: pubblico. Cosa sarebbe stato di questo paese senza un sistema sanitario nazionale, senza una Costituzione che riconosce universalmente il diritto alla salute? Non abbiamo mai chiuso gli occhi di fronte alle cose che non vanno nella sanità, ma abbiamo sempre chiesto di ridurre sprechi e investire: in risorse, strutture, soprattutto personale. Quelli che tutti abbiamo definito eroi, medici e infermieri, costretti già normalmente a turni massacranti perché sotto organico, chiamati a un sacrificio enorme in questi due mesi di emergenze. In centinaia addirittura a costo della vita.
“Lavoro in sicurezza: per Costruire il Futuro” è lo slogan che Cgil Cisl Uil hanno scelto per questo Primo Maggio. Un lavoro sicuro, come reclamiamo in questi giorni, non per pregiudizio anti imprenditoriale come ha affermato qualcuno. Ma questo è il Paese dove nel 2019, basta leggersi il rapporto dell’Ispettorato nazionale del lavoro, su 18mila e oltre ispezioni di vigilanza tecnica per la sicurezza, circa 16mila imprese sono risultate irregolari. Una percentuale abnorme dell’86 per cento. Sono state 31mila le violazioni accertate, 28mila quelle penali, 23mila le violazioni prevenzionistiche, il 26% ha interessato la sorveglianza sanitaria dei lavoratori. Ecco, se questo è il quadro, in un paese dove il sistema imprenditoriale è polverizzato nella piccola e media dimensione aziendale, noi chiediamo che si rafforzino i servizi adibiti alle ispezioni e ai controlli. Un contagio in un’azienda, specie se grande, significa riportare il virus nelle famiglie, nelle città. Davvero non possiamo permetterci di tornare indietro, il costo in termini economici e sociali sarebbe altissimo.
Nello slogan per il Primo Maggio c’è poi la parola futuro, perché a nostro avviso il lavoro era e resta, a maggior ragione in questa fase, la leva fondamentale per restituire una prospettiva credibile al nostro Paese e all’Europa. Nella ripresa che tutti auspichiamo nessuno deve restare indietro, chi il lavoro l’ha perso, chi è precario, chi per la specificità della propria attività – pensiamo agli addetti del turismo, ai lavoratori dello spettacolo - quest’anno non percepirà alcun reddito.
Soprattutto, senza attendere di aver superato l’emergenza, non potremo dimenticarci dei braccianti ancora vessati da un sistema di sfruttamento e sottosalario, dei corrieri, dei commessi, dei medici, degli infermieri, del valore dei servizi pubblici. Fare tesoro e valorizzare l’apporto di quanti hanno permesso la reale tenuta, coesione e unità del paese, cambiare paradigma produttivo e mettere il benessere delle persone e non il profitto al primo posto. Non trascurare mai la dignità di chi lavora e il valore sociale del lavoro, di cui il Primo Maggio è da sempre simbolo.
Buon Primo Maggio a tutti i pugliesi.