Aumenta la diseguaglianza tra i redditi e crescono i poveri nel nostro Paese. E' quanto emerge dai dati forniti oggi dalla Banca d'Italia sulla ricchezza delle famiglie nel 2010 e quelli forniti dall'OCSE sulla diseguaglianza che, secondo il Segretario Confederale della CGIL, Danilo Barbi con delega alle politiche economiche “compongono un quadro chiaro del problema principale del nostro Paese e cioè l'aumento della diseguaglianza sia nel lungo periodo, sia negli ultimi anni della crisi”. Nel rapporto 'Divided We Stand: Why Inequality Keep Rising' curato dall'organizzazione dei 34 Paesi più industrializzati (OCSE) presentato ieri (24 gennaio) dall'ISTAT, emerge, infatti, che in Italia la diseguaglianza dei redditi risulta superiore alla media dei Paesi OCSE, più elevata che in Spagna e inferiore rispetto a Portogallo e Regno Unito. Nel 2008, spiega lo studio, il reddito medio del 10% più ricco degli italiani era di 49.300 euro, dieci volte superiore al reddito medio del 10% più povero (4.877 euro), segnando un aumento della disuguaglianza rispetto al rapporto di 8 a 1 di metà degli anni Ottanta. Il quadro non cambia, anzi viene confermato, dai dati diffusi da Bankitalia nell'indagine sui bilanci delle famiglie italiane secondo la quale, nel 2010 il reddito familiare medio annuo è stato pari a 32.714 euro, cioè 2.726 euro al mese, mentre quello equivalente si è attestato sui 18.914 mila euro per individuo, registrando un calo dello 0,6% rispetto al 2008. Inoltre, secondo l'indagine di Bankitalia, la quota di individui poveri (coloro che hanno un reddito equivalente inferiore alla metà della media) nel 2010 è stata a pari al 14,4%, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2008. Per il dirigente sindacale della CGIL sono tre i punti essenziali su cui concentrare l'attenzione e quindi le scelte di politica economica: “prima di tutto – spiega Barbi – emerge un dato di fatto: la differenza dei redditi medi è notevolmente aumentata dagli anni '80 a oggi, passando da 8 a 1 a 10 a 1”; il secondo elemento che emerge con forza, prosegue il Segretario Confederale della CGIL è che “all'interno della diseguaglianza dei redditi che riguarda l'insieme della popolazione, una particolare ingiustizia ha colpito i redditi da lavoro che sono tornati indietro al valore reale di 20 anni fa”; infine, il terzo elemento messo in evidenza da Barbi è che “la diseguaglianza nei patrimoni è di gran lunga maggiore di quella rilevata nei redditi ed è anche aumentata sensibilmente nel 2010 rispetto al 2008”.Dunque, sottolinea il dirigente sindacale della CGIL “si tratta di un quadro molto preoccupante che è determinato – spiega ancora Barbi – dall'abnorme evasione fiscale e dalla particolare ingiustizia fiscale. Si tratta dunque dell'ennesima conferma autorevole della giustezza e urgenza delle proposte lanciate dalla CGIL da tempo, proposte che oggi sono contenute nel documento unitario di CGIL, CISL e UIL consegnato al Governo”. Nel concludere Barbi ribadisce la necessità di “una imposta strutturale sui grandi patrimoni e il lancio di un piano, anch'esso strutturale, contro l'evasione fiscale e il sommerso da cui attingere risorse per ridurre la pressione fiscale sui redditi da lavoro”