Sfruttamento in agricoltura, Cgil e Flai: basta morire di lavoro, si applichi la legge 28

“Dare piena attuazione alla legge 28 del 2006 di contrasto al lavoro nero. La Puglia ha costruito una legislazione avanzata rispetto al resto del Paese e da qui dobbiamo partire per evitare fenomeni di sfruttamento che producano tragedie come quelle che stiamo vivendo in questi giorni”. E’ il commento delle delegazione della Cgil Puglia all’incontro avuto questo pomeriggio con l’assessore regionale al Lavoro, Sebastiano Leo.

Ai sindacati confederali, che hanno chiesto il vertice in sede regionale, è arrivato il riconoscimento dell’assessore “perché siete la parte più vicina ai lavoratori. In questa lotta al lavoro nero e allo sfruttamento dovremo necessariamente coinvolgere la parte datoriale. E’ inaccettabile morire di lavoro e già da settembre assieme alle parti sociali dobbiamo sederci attorno a un tavolo e capire assieme cosa non ha funzionato, cosa correggere, ciascuno per la propria competenza”.

Al vertice ha partecipato il segretario generale della Cgil pugliese, Gianni Forte, che ha sottolineato come “va fatta una verifica sull’attuazione della legge 28. Da parte nostra chiediamo che si applichino le sanzioni previste, a partire dalla sospensione e restituzione dei fondi pubblici in presenza di aziende che violano i contratti di lavoro”.

“Alla Regione riconosciamo la tempestività della convocazione”, ha affermato il segretario generale della Flai pugliese, Giuseppe Deleonardis dello ardisce, che ha insistito sulla legge regionale di contrasto al lavoro nero quale punto di partenza delle azioni da mettere in camp. “E’ una legislazione unica in Italia perché completa, perché tiene assieme l’aspetto del mercato del lavoro con le liste di prenotazione, dell’incentivazione a chi assume regolarmente, della repressione per chi viola le norme, prevedendo gli indici di congruità come base sulla quale costruire in maniera intelligente l’azione ispettiva. Purtroppo i dati ci dicono che sono controllate solo lo 0,4% delle aziende presenti sul territorio regionale. E di queste l’80 per cento risulta inadempiente, e nel 52% dei casi si è in presenza di lavoro nero. Serve allora una banca dati delle aziende, per meglio indirizzare i controlli, lavorando con quella logica di sinergia tra i vari soggetti. Lo Stato deve far sentire forte la sua presenza, anche sul versante della repressione. Guai se passasse una logica di impunità per chi viola le leggi, faremmo un torto enorme a quegli uomini e donne che hanno perso la vita nelle nostre campagne”.