Svimez: tra il 2007 e il 2014 il Pil della Puglia si àƒÂ¨ ridotto di 10,5 punti percentuali

Le anticipazioni del Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno se da un lato indicano una lieve crescita nell’ultimo anno, addirittura superiore alla media nazionale in termini di Pil e occupati, vanno necessariamente osservate in quadro di insieme, a partire dall’inizio della fase recessiva. Ebbene nel periodo 2007-2014 il prodotto interno lordo della Puglia si è ridotto di 10,5 punti percentuali.

Nell’insoddisfacente quadro economico pugliese, l’aumento degli occupati nel 2015 non può che essere legato ad una crescita di lavoro esclusivamente precario. Un dato per tutti da considerare è la crescita smisurata dell’utilizzo dei voucher. Quelli acquistati nel 2015 nella nostra regione sono del 300% in più al dato 2013. Nel 2015 sono stati venduti 5 milioni di ore/lavoro tramite voucher. Inoltre il dato degli occupati è drogato dalle circa 106 mila assunzioni legate alla decontribuzione totale. In Puglia crescono del 2,4% di cui il 3,2% in agricoltura, dell’8,5% nell’industria in senso stretto e dell’11% nelle costruzioni , del 4% nei servizi. Ma per la maggioranza si tratta ancora di lavoro precario ed instabile. Il tasso di occupazione in Puglia del 43% è molto al di sotto di quello della media Nazionale del 56%.

Non è quindi un caso che il differenziale di reddito tra nord e sud del Paese è un fattore ancora strutturale che non si modifica. Il PIL pro capite del SUD è pari a 16.828 euro contro i 29.900 euro del centro nord. Nonostante l’aumento di 3425 imprese al sud rispetto al 2014 e l’aumento delle esportazioni del 4%. Infatti il dato che si rileva è che l’insediamento delle imprese rimane ancora squilibrato tra nord e sud del Paese. Le imprese attive che operano in Italia sono insediate per il 44% al centro Nord e solo per il 31% al Sud. I dati di crescita sono sostenuti al sud soprattutto da agricoltura e costruzioni a differenza del Nord che è sostenuta dall’industria. Il tema vero è che si è perso negli ultimi 8 anni lavoro stabile a fronte di tanto lavoro precario.

La Puglia gode di un sistema agroalimentare di alto livello e con grandissima propensione all’esportazione dei suoi prodotti, è in grande espansione nella meccatronica e nell’industria aerospaziale anche con la nascita di interessanti realtà imprenditoriali locali, ha una rete aeroportuale e portuale che la rende cerniera del Mediterraneo e conveniente nell’interscambio Asia – Europa, ha il primato italiano per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in crescita risulta l’industria farmaceutica, biomedicale e della diagnostica, possiede un sistema di piccole e medie imprese che hanno superato la fase acuta della crisi innovando, un contesto ambientale e culturale che potrebbe determinare il decollo vero del settore turistico; Università, Politecnico e centri di ricerca con vere punte di eccellenze.

La Puglia dispone comunque di circa 8,3 miliardi rivenienti dai Fondi Comunitari tra Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, Fondo Sociale Europeo e Piano di Sviluppo Rurale, le cui linee strategiche sono state condivise con noi e con le quali pensiamo debbano integrarsi i due miliardi del patto da sottoscrivere con il governo. Si tratta di fondi da utilizzare al meglio e gli assi strategici sui quali puntare per creare le condizioni della crescita dell'occupazione non possono che passare attraverso vere politiche di sviluppo del territorio. Sviluppo che riguarda un intero ventaglio di interventi e che interroga la responsabilità e le capacita della classe dirigente tutta di farsi carico di un progetto complessivo di rinascita territoriale della nostra Puglia.