Bucci a Repubblica: economia frena, tutto previsto. Affrontare crisi industria

Pubblichiamo l'intervista di Piero Ricci alla segretaria generale della Cgil Puglia a commento del report della Banca d'Italia sulla Puglia

30-06-2025 11:08:45

“Non c’è autocompiacimento nel ricordare che l’avevamo detto, anzi”. Preoccupano e non poco la segretaria generale della Cgil regionale, Gigia Bucci, le risultanze del rapporto annuale della Banca d’Italia sull’economia della Puglia. “Al di là della propaganda politica che descriveva la nostra regione come la locomotiva del Paese, erano facilmente intellegibili le ragioni se vogliamo eccezionali di alcuni indicatori in crescita. Siamo stati l’unica voce fuori dal coro al punto da sembrare Jep Gambardella del film La Grande Bellezza: mentre attorno a noi c’era chi faceva festa, noi sembravamo quelli che la festa la volevano far fallire. Ma le criticità del sistema economico regionale erano evidenti e segnalate da molti economisti”.

Segretaria, nel report presentato a Bari emerge come siamo passati da regione che registrava un boom del Pil a una crescita lenta, inferiore alla stessa media del Sud. Cosa andava compreso per tempo?

“Quei risultati erano dovuti da un lato al cosiddetto effetto rimbalzo post Covid, dall’altro fortemente influenzati dalla crescita del settore delle costruzioni, trainato dal superbonus. Era evidente che finita quella stagione di incentivi il comparto delle costruzioni avrebbe registrato una fase di rallentamento. E mentre si inneggiava alla locomotiva e ci si lasciava andare, anche a livello regionale, a un giubilo troppo frettoloso sugli indicatori occupazionali, le crisi industriali in settori strategici in Puglia – dall’acciaio all’automotive - si aggravavano. E il lavoro che cresce è soprattutto precario e povero, legato a settori a basso valore aggiunto”.

Il turismo continua a essere settore in crescita.

“L’indagine di Bankitalia conferma la debolezza del comparto industriale. È passato oltre un anno e mezzo da quando abbiamo provato a lanciare una grande discussione con imprese, politica, parti sociali, sulla necessità di allargare la base manifatturiera regionale se vogliamo consolidare crescita e buona occupazione. Non aiuta la totale schizofrenia e inadeguatezza del Governo nazionale, carente nelle strategie di politica industriale. Si lascia mano libera ai privati, ai management anche di aziende a capitale pubblico orientati solo a massimizzare i profitti. Il turismo? Nelle attività di ristorazione e alloggio l’Ispettorato del Lavoro ha riscontrato in Puglia irregolarità nel 73% delle ispezioni effettuate. Non c’è riconoscimento delle professionalità, non c’è investimento sulla qualità del lavoro, c’è tanta elusione. Non si può vivere solo di turismo è evidente, ma voglio aggiungere anche che siamo in presenza di un settore che non ridistribuisce la ricchezza che crea. Citiamo spesso come esempio Vieste, regina del turismo pugliese, con dati di redditi medi nella popolazione che lasciano interdetti”.

In generale, segnala la Banca d’Italia, le imprese aumentano redditività e liquidità.

“Da anni l’unica strategia seguita dalla imprese, con il beneplacito della politica di ogni colore, è stata quello di abbattere costo del lavoro e diritti per provare a essere competitivi sui mercati. E mentre i salari sono fermi e addirittura il potere d’acquisto indietreggia rispetto a 20 anni fa, mentre in tutta Europa aumenta – motivo per cui i consumi non crescono – gli imprenditori fanno profitti che non reinvestono in innovazione e qualità: dei processi, dei prodotti, del lavoro. Il lavoro qualificato, si legge nel rapporto, continua a rappresentare una quota relativamente bassa della forza lavoro e della popolazione, riflettendo anche la scarsa capacità della regione di attirare e trattenere il capitale umano. I nostri giovani più formati per spendere le proprie competenze sono costretti ad andar via”.

Il tema della qualità del lavoro, del contrasto alla precarietà, era al centro dei vostri referendum che però sono andati molto lontani dal raggiungimento del quorum. Il problema resta, lo segnala anche Bankitalia. Che farà la Cgil?

“Utilizzeremo tutti gli strumenti a disposizione, quelli della contrattazione – per migliorare a livello salariale e delle tutele le condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici – quelli della proposta che ci caratterizza come sindacato confederale, quelli della mobilitazione. Ogni giorno una nostra categoria è impegnata in scioperi, iniziative, vertenze, dai metalmeccanici per il rinnovo del contratto ai settori pubblici che precarizzano come e peggio dei privati. Il disagio che attraversa il Paese e la nostra regione è profondo, bisogna dare risposte ai bisogni materiali delle persone. Come devono sentirsi le tante e i tanti giovani che conoscono solo lavoro precario, intermittente, povero, a leggere dei politici che esultano per qualche percentuale di aumento dell’occupazione che nulla dice in termini di qualità del lavoro? Abbiamo bisogno di una classe politica che affronta con serietà i problemi, che non viva in una perenne proiezione di campagna elettorale. Le prossime regionali devono avere al centro visioni e proposte utili ad affrontare le criticità economiche e sociali che segnala il rapporto di Bankitalia. Noi diciamo: meno accondiscendenza verso il mondo delle imprese, più attenzione alla qualità dello sviluppo e del lavoro”.

FONTE: bari.repubblica.it


Condividi sul tuo social preferito