Donne protagoniste di lotte di libertà, ieri e oggi
Dalle partigiane di ieri a quelle discriminate oggi sui luoghi di lavoro e nella società. Il seminario della Cgil Puglia all’Università di Bari

07-03-2025 14:34:13
Lotte di libertà e coraggio delle donne di ieri, le partigiane pugliesi. Ma anche lotte di oggi, in una società caratterizzata ancora da una struttura patriarcale che alimenta discriminazioni e violenze di genere, con il mercato del lavoro specchio di questa condizione sociale. È il tema di riflessione proposto dalla Cgil Puglia per la Giornata internazionale della donna, con un seminario tenuto presso l’Università di Bari nel ciclo di iniziative “Resistenti”, percorrendo un filo rosso che lega gli 80 anni delle prime celebrazioni dell’8 marzo nell’Italia post fascista e gli 80 dalla Liberazione che vedrà tenere il prossimo 15 aprile un’altra iniziativa presso il penitenziario di Turi, dove furono reclusi Antonio Gramsci e Sandro Pertini.
“Siamo partite dalle biografie di sei partigiane pugliesi, quali simbolo di quel coraggio e quelle lotte di libertà, in un tempo dominato dalla paura - ha affermato nella sua relazione la segretaria regionale della Cgil pugliese, Filomena Principale -. Il loro impegno fu per la liberazione dall’oppressione fascista ma anche da una cultura che le segregava e discriminava nella vita civile e politica. Una condizione di malessere, nonostante tanti passi in avanti e conquiste ottenute, non superata del tutto. A partire dal mercato del lavoro”. C’è bisogno allora di una staffetta che spetta alle donne di oggi raccogliere in continuità con le lotte di tutto il Novecento. “Il mondo del lavoro continua ad essere fortemente discriminante per le donne, con un gap in termini occupazionale e anche retributivo. Vessate da precarietà e bassi salari - ricorda Principale -. allora come ieri serve vincere ogni forma di pessimismo e attivarsi, essere protagoniste nelle lotte e nelle vertenze. A partire dai referendum di primavera su lavoro e cittadinanza, che parlano proprio della condizione vissuta dalle donne. Questo voto non è soltanto cancellare norme ingiuste, ma è anche tutelare la democrazia, un processo continuo e complesso, radicato nella partecipazione politica, sociale ed economica della cittadinanza”.
È toccato alla docente Valeria Cirillo, docente UniBari, illustrare lo spaccato discriminatorio del mercato del lavoro, “con divari che pur provenendo dal passato persistono nonostante azioni politiche mirate. Ma dico subito che condivido l’appello al voto per i referendum proprio per la natura prevalente delL’occupazione femminile che condiziona oggi il mercato del lavoro”. In quarant’anni è si cresciuta l’occupazione femminile nel paese, ma di appena sette punti percentuali. “Ma c’è soprattutto un tema di qualità del lavoro che va analizzato - afferma Cirillo -. Sono segregate in lavoro poco specializzati almeno sotto il profilo contrattuale, anche se spesso sciolgono mansioni superiori. Sono più colpite da lavoro part time e intermittente. Non hanno grande mobilità e progressione di carriera nei luoghi di lavoro rispetto agli uomini, guadagnano meno e sono agano una penalità legata alla possibile maternità e al prevalente lavoro di cura che ricade su di loro. Se non si affronta anche questo tema non risolveremo mai questo gap: le donne dedicano 5 ore al giorno al lavoro non retribuito e di cura, gli uomini 1,8. Serve anche lo tanto, con infrastrutture sociali pubbliche di qualità”.
Nel corso dei lavori gli interventi di studenti che hanno letto le biografie dei e sei partigiane ricordate dalla Cgil Puglia in questa giornata, rappresentanti delle sei province: alba de Cespedes, barese di adozione, Laura Pandiani di Taranto, Maria Teresa sparascio di Lecce, Esterina Pignatelli di Brindisi, Anna Maria Princigalli della Bat, Dolores Buccirosso di Foggia. A chiudere gli interventi anche Pasquale Martino, presidente dell’Anpi Puglia. “Vanno restituite alla storia, e c’è un lavoro che l’Anpi e gli storici stanno facendo da molti anni, le donne che hanno combattuto nella Resistenza, per troppo tempo poco considerate. Il loro fu un atto di rivolta contro una società patriarcale e per conquistare una visibilità e diritti occultati per tutti ma soprattutto per le donne in quella società”. E hanno avuto un ruolo fondamentale, altro territorio inesplorato, “soprattutto le donne meridionali. La percezione che il Sud e le donne hanno dato un contributo importante alla Liberazione è ancora più recente e va sottolineato anche dal punto di vista storiografico. Certo svolto soprattutto nelle bande partigiane del Nord: soldati che non aderiscono alla Repubblica sociale, operai emigrati nelle fabbriche della Lombardia e del Piemonte, ma anche donne, casalinghe, come Sparascio. Ma ci furono anche città che si liberarono al Sud grazie all’azione partigiana, penso a Bari e soprattutto Napoli. Una storia straordinaria e bella di coraggio, di protagonismo, di lotta per la libertà di cui dobbiamo essere degni eredi contro chi prova anche in maniera subdola a conculcare oggi diritti e libertà e cambiare la forma della democrazia e della Costituzione che ci è stata dopo segnata dalla lotta partigiana”.