Dossier Cgil Puglia: nel 2012 persi 14mila posti di lavoro, altri 10mila fino ad agosto

08 -10-2013

Due all’ora. È il ritmo della disoccupazione in Puglia. Ogni sessanta minuti, infatti, quasi due lavoratori vengono licenziati. Sono cifre impressionanti quelle contenute nello studio sul mercato del lavoro pugliese elaborato dalla Cgil: più di quaranta licenziamenti al giorno. Dal 1° gennaio 2012 al 31 agosto 2013 in 24.451 sono tornati a casa senza stipendio.

 

L’emorragia occupazionale riguarda soprattutto la provincia di Bari: è tra la zona industriale del capoluogo e il distretto murgiano che sono stati bruciati 11.500 posti, il 47% di quelli persi in tutta la regione. I numeri della crisi non risparmiano neanche Lecce: in Salento nel 2012 i licenziamenti sono stati 1.980 e nei primi otto mesi del 2013 sono cresciuti fino a 2.048. A Taranto in poco più di un anno e mezzo i licenziamenti collettivi hanno raggiunto quota 2.745. Non va meglio neanche nel foggiano dove hanno perso il posto in 2.603 né nella provincia di Brindisi in cui in venti mesi 2.028 persone si sono ritrovate senza busta paga.

 

«La situazione – spiega il segretario della Cgil Puglia, Gianni Forte - è aggravata dal fatto che questa platea di lavoratori va ad aggiungersi ai fruitori di ammortizzatori sociali in deroga, circa 44mila, aumentando le fila dei disoccupati». Solo nel 2013 le aziende che hanno chiesto la cassa integrazione in deroga sono state 1.584 e il provvedimento riguarda 12.589 dipendenti. La mobilità in deroga, invece, nei primi otto mesi dell’anno pesa su 11.819 famiglie. Fino alla fine del 2013, fa i conti la Cgil, saranno necessari altri 140 milioni dieuro, oltre a 114 già utilizzati, per sostenere il reddito dei lavoratori in difficoltà.

 

«Un trend, quello dell’utilizzo degli ammortizzatori, sempre in crescita – ragiona Forte - che non trova la giusta copertura delle risorse da parte del governo nazionale, creando non pochi problemi di tenuta sociale. Le situazioni di crisi in ogni provincia ci consegnano un quadro ancora più allarmante: Ilva,Natuzzi, Miroglio, Om, Vestas, non devono essere più gestite nell’emergenza ma meritano una risposta complessiva».

 

La strada indicata dal sindacato è fatta di cinque punti. «Accelerare gli iter del Piano straordinario del lavoro regionale; reperire maggiori risorse per il sostegno al reddito e per la dote occupazionale; accelerare la spesa sul residuo della programmazione 2007-2013, attivando tutti i cantieri e prevedendo una percentuale di assunzioni tra i fruitori di ammortizzatori sociali in derodoga; sviluppare accordi territoriali per creare occupazione in settori come raccolta differenziata, manutenzione dei beni collettivi, riqualificazioni urbane, lavori socialmente utili; prestare la necessaria attenzione alla programmazione 2014-2020 in mo- da mettere al centro il lavoro stabile e di qualità».

 

Secondo le ultime proiezioni elaborate dai sindacati la disoccupazione giovanile a Bari a fine 2013 dovrebbe sfiorare il 51% con picchi del 57% per quella femminile.

 

Francesca Russi

www.repubblica.it


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