Fisco, Cgil Puglia: misure inique, sostegno ai redditi più alti e nulla per quelli più bassi

06-12-2021 11:17:51

L’egoismo sociale delle destre, tra cui iscrivere ormai a pieno titolo Italia Viva, impedisce di approvare in Consiglio dei Ministri una piccola misura di solidarietà che non avrebbe aumentato le tasse ai redditi oltre i 75mila euro, soltanto stoppato i benefici derivanti dall’assurda decisione di intervenire sul taglio delle aliquote fiscali verso l’alto e non verso il basso. Risorse che sarebbero state utilizzate, questa la proposta, per frenare i rincari delle bollette. Nulla di fatto. L’ennesimo segnale preoccupante che arriva dal Governo, chiamato dall’Europa a intervenire - con una straordinaria e irripetibile dotazione economica del Recovery Plan - principalmente per sostenere interventi che avrebbero dovuto colmare il divario sociale e territoriale.

E' quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, a seguito della decisione del Governo.

Assistiamo invece al varo di una manovra di bilancio il cui impianto ideologico è sul solco del liberismo che ha prodotto crisi e diseguaglianze, che sostiene un privato presunto salvifico in ogni settore e immagina un forte arretramento del Pubblico. Nessuna misura strutturale per frenare l’insostenibile precarizzazione del lavoro, che per le donne si trasforma in vero e proprio diritto negato, minando alla base la sostenibilità del sistema previdenziale italiano.

Tutto questo nonostante l’esperienza della crisi pandemica che è stata affrontata grazie allo straordinario sforzo del modo del lavoro dipendente, della sanità pubblica, di tanti lavoratori tra quelli più poveri che abbiamo riscoperto come essenziali nella difficile fase del lockdown. Ricette che se da un lato affermano - rispondendo alla mission dello stesso Recovery - di voler sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno, al di là del vincolo del 40 per cento delle risorse vede le forze politiche assecondare ricette che di giustizia sociale e di lotta alle diseguaglianze hanno davvero poco. poco per i redditi bassi, che sono soprattutto al Sud, poco per le pensioni, poco per le donne alle quali non viene riconosciuto il carico del lavoro di cura che impedisce l’accesso al lavoro o costringe a forme part time e intermittenti, niente per i giovani avviliti da un mercato del lavoro precario, dove nemmeno le competenze sono ormai riconosciute sul piano salariale, sempre più propensi ad emigrare determinando la prossima annunciata desertificazione sociale del Mezzogiorno. C’è poco da stare sereni con questi scenari, a fronte anche della scarsa incisività delle forze che si richiamano alla tradizione laburista e sociale. La mobilitazione lanciata da Cgil Cisl Uil a livello nazionale per mettere pressione al Governo e modificare una manovra inadeguata e ingiusta, ha riservato le briciole al mondo del lavoro salariato, poco o nulla sulle pensioni e per i giovani.

Tanti slogan, tante enunciazioni di principio, prevale la difficoltà di coniugare un indirizzo politico chiaro in una maggioranza di governo che tiene dentro tutto e il contrario di tutto. Un agire che se non produce risposte sul piano della condizione materiale delle persone, specie di chi ha pagato di più il prezzo della crisi pandemica e di quella precedente, produrrà solo ulteriore sfiducia nella rappresentanza politica, con il rischio di derive populiste ed eversive sostenute da forze da sempre cinicamente pronte a cavalcare malessere e malcontento sociale. Chiediamo alle forze politiche progressiste e riformiste di imprimere una svolta alle politiche economiche e sociali Paese, di guardare agli ultimi, alle persone e ai territori. E di farlo con maggiore forza, determinazione, coraggio. Altrimenti il prezzo da pagare in termini sociali potrebbero essere altissimo.


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