Fondazione Don Uva, D'Alberto: fondamentale la tenuta dei livelli occupazionali

03 -10-2013

Si spera che il rinvio al 5 novembre, sulla decisione del concordato preventivo in continuità aziendale da parte del Tribunale di Trani, sia l’ultimo, anche per interrompere una lunga ed estenuante agonia.

 

Ma scoprire dalle dichiarazioni della Procura di Trani che vi era un Ente parallelo come la “Casa di Procura Istituto Suore Ancelle Divina Provvidenza” sconosciuta ai più, di cui non si capisce la finalità, e che la stessa Procura ha prima sequestrato e poi dissequestrato oltre 27 milioni di euro fa davvero gridare vendetta.

 

Per mesi la CGIL insieme alle altre sigle ha fatto pressione presso l’ASL BT per la liquidazione immediata delle fatture dell’Ente, soprattutto per garantire il pagamento degli stipendi ai dipendenti che mediamente portavano un ritardo di uno o due mesi, a volte con compensi anche dimezzati.

 

Così come in tutta la trattativa che ha portato alla mobilità di circa 450 lavoratori ed al contratto di solidarietà di altre 1.500, non ci è stata mai una figura unificante che rappresentasse l’Ente CDP.

 

Le fasi negoziali sono state affidate a figure diverse (consulenti, legali nominati per il piano di concordato, singoli dirigenti dell’Ente), con la recita anche diverse di parti in commedia.       

 

Comunque è emerso il profilo di una Azienda spesso allo sbando e non all’altezza di governare una realtà che fattura ogni anno oltre 100 milioni di euro.

 

Forse perché il vero capo era fuori dall’Ente?

La nomina del nuovo Direttore Generale Giuseppe DE BARI, fatta a luglio scorso, arriva tardi, a giochi ormai fatti compreso la proposta di risanamento, ed ha tutta l’aria di apparire come la mossa della disperazione, provando a mettere una toppa sulla sciagurata gestione di tutti questi anni.

 

A noi rimane il rammarico di aver sacrificato tanti lavoratori e tante famiglie in una operazione che forse non meritava.

 

Riteniamo comunque che il lavoro dei giudici vada incoraggiato, e che nel loro giudizio definitivo sappiano tener conto di due grandi questioni: la tenuta dei livelli occupazionali per i restanti 1500 dipendenti, e la garanzia dei servizi  e delle qualificate prestazioni che pur nel caos di questi mesi vengono ancora assicurati ai pazienti della CDP.


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