Mezzogiorno e Pnrr: polemiche incomprensibili, nessun pensi a taglio risorse per il Sud

Per il segretario generale Pino Gesmundo quelle risorse “sono fondamentali per dare risposte agli oltre 200mila disoccupati pugliesi, ai giovani che continuano ad emigrare da una regione dove solo il 23,6% di under 29 ha un lavoro, a quel 10% di persone, soprattutto anziani, che rinuncia a curarsi perché non ha risorse per accedere al sistema privato”

14-09-2022 09:11:40

“L’iniziativa della Cgil nazionale a Bari ha avuto il merito di riportare all’attenzione del dibattito politico il tema dello sviluppo del Mezzogiorno quale elemento fondamentale di crescita di tutto il Paese. In tal senso risultano incomprensibili le polemiche di esponenti della destra rispetto a chi ha voluto riaffermare con fermezza che le risorse del Pnrr destinate al Sud non si toccano. Allora lo dicano apertamente ai cittadini dei nostri territori se hanno idee differenti, magari a traino dell’autonomia differenziata invocata dalle regioni più ricche”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, a una settimana dall’iniziativa nazionale ospitata dal Teatro Piccinni. “Sia chiaro – aggiunge - che l’opposizione della Cgil a programmi di spoliazione delle risorse a favore del Sud non sarà meno ferma di quella annunciata dai sindaci. Perché tocca ricordare a tutti ancora una volta che se l’Italia ha beneficiato di quasi un terzo delle risorse complessive stanziate dall’Europa nel piano Nex Generation è a causa dei profondi divari territoriali da colmare. Divari che si traducono in minore qualità della vita, di offerta di servizi pubblici essenziali, di opportunità di lavoro, di contesti più sfavorevoli dove fare impresa. In una fase di nuova recessione che colpisce maggiormente le aree più deboli, causata dell’instabilità internazionale e dell’aumento dei costi del gas. Se la priorità è rendersi quanto più possibile autonomi a livello energetico, le risorse del Pnrr già ci sono, vanno accelerati investimenti”.

 

Un obiettivo di coesione territoriale e sociale declinato nel Piano attraverso l’impegno a destinare alle regioni del Mezzogiorno almeno il 40% delle risorse allocabili territorialmente. “Rispetto della quota – spiega il segretario generale della Cgil Puglia – che al momento presente molte criticità, e non lo diciamo noi ma il Dipartimento per le Politiche di Coesione della Presidenza del Consiglio, che ha il compito di verificare periodicamente che gli enti titolari della spesa rispettino l’indicazione sulla destinazione data dall’Europa. Ci sono organizzazioni - ministeri, Dipartimenti, Commissari straordinari - che registrano percentuali inferiori al 40% e questo spesso dipende dalla carenza nel Pnrr, sempre denunciata dalla Cgil e da tanti economisti, di meccanismi in gradi di compensare le difficoltà amministrative o progettuali di enti locali del Sud, spesso svantaggiati nella partecipazione a bandi di gara. Aver scelto questa come procedura palesa la mancanza di un disegno complessivo di Paese, che non ha tenuto ad esempio in considerazione nell’allocazione delle risorse gli squilibri nella dotazione di servizi”.

 

Torna sulle polemiche Gesmundo, “perché il grido dei sindaci del Sud rispetto a risorse che non vanno toccate interpreta il disagio che vivono le nostre comunità. Andassero a dirlo ai cittadini di Foggia, che nel 2018 ha speso 71 euro per abitante per i servizi di asili nido, che le risorse per il Sud vanno rimodulate, quando Reggio Emilia e Perugia, due comuni demograficamente confrontabili, ne spendono quasi il doppio. Giusto per fare un esempio. O lo affermassero in modo chiaro che gli oltre 200mila disoccupati pugliesi non devono avere speranze di veder crescere il proprio territorio e trovare qui un’occasione di lavoro sicuro, ben retribuito, che permetta di vivere una vita dignitosa. Il 62% di chi cerca un’occupazione è disoccupato da oltre 12 mesi, un dato che spiega la sofferenza e le criticità del mercato del lavoro in questa regione. Solo tra gennaio e giugno del 2022 sono state 37mila le cancellazioni di residenza dalla Puglia”.

 

Un tema, quello dell’emigrazione soprattutto giovanile, “che rischia di rendere vani gli sforzi di questi anni per costruire strategie di sviluppo utilizzando al meglio le risorse del Pnrr come quelle del Por, perché la desertificazione demografica è elemento di impoverimento ulteriore. L’Istat prevede che nel 2030 la Puglia avrà 62mila giovani in meno tra i 15 e i 29 anni rispetto a oggi, anche per via del calo delle nascite. Ma come si costruisce una famiglia se in Puglia 80mila persone sono poveri anche lavorando a causa di salari bassi e occupazione precaria? Il tasso di disoccupazione giovanile è del 39,5% che sale al 46% per le donne. Gli under 29 occupati sono appena il 23,6%, dato che scende al 18 per le donne. La differenza tra occupazione maschile e femminile in Puglia è di 26 punti percentuali, la più alta d’Italia e tra le peggiori in Europa. Questo accade anche a causa della mancanza di servizi per le famiglie adeguati e sappiamo come poi il lavoro di cura ricade in larga parte sulle donne. I Neet, quei giovani sfiduciati che rinunciano a percorsi di formazione o alla ricerca di lavoro, sono il 30,6%”.

 

“Le risorse del Pnrr – conclude Gesmundo – così come quelle del Fondo Coesione servono a dare risposte a queste persone. Per garantire il diritto al lavoro, facendo crescere le imprese in un territorio più attrattivo e spingendo a innovazione di processo e prodotto che dia risposte anche a giovani altamente formati che altrimenti emigrano. Per assicurare a tutti il diritto alla salute, in una regione dove il 10% delle persone rinuncia a cure ed esami pur necessari, e in larga parte sono anziani che vivono con 700 euro di pensione che non riescono a permettersi servizi a pagamento privati. Per una pubblica amministrazione che funzioni al servizio dei cittadini e delle imprese. Per accompagnare la necessaria transizione energetica in una regione che ha già pagato un prezzo altissimo a produzioni pesanti alimentate con combustibili fossili. La Cgil è in campo anche in Puglia affinché vi sia il rispetto del 40% di allocazione delle risorse e il loro miglior utilizzo, e in tal senso deve funzionare l’Osservatorio regionale che abbiamo per primi istituito in Italia proprio su spinta del sindacato. Chi pensa che non debba essere questa la strada, siccome siamo sotto elezioni, si chiede ai cittadini il voto, ed è importante che ci sia un consenso consapevole, siamo noi a dire a chi ha fatto polemiche incomprensibili: volete togliere al Sud le risorse del Pnrr? Ditelo con chiarezza, sapendo che la mobilitazione della Cgil non tarderebbe, a prescindere da quale sarà il prossimo Governo”.


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