Necessaria certificazione etica sui prodotti, Flai Puglia risponde a Coop Italia
29 -10-2013
In riferimento al comunicato stampa di Coop Italia e all’acquisto su alcuni quotidiani locali di spazi pubblicitari riguardanti la tracciabilità e l’eticità dei prodotti a marchio Coop, esprimiamo giudizio positivo sulle scelte e sulla dotazione di strumenti di controllo adottati dalla cooperazione, tesi alla verifica del rispetto della legalità e dei diritti di chi lavora. Apprezziamo la disponibilità manifestata ad incontrarci, al fine di costruire percorsi unitari per sconfiggere la piaga del caporalato e del lavoro nero e per costruire una tracciabilità corretta della filiera agro-alimentare.
Ciò detto vogliamo puntualizzare che:
pur prendendo atto di un vuoto legislativo in materia di tracciabilità dei prodotti e della certificazione etica d’impresa, che va posto all’ordine del giorno, sia come correttezza nei confronti dei consumatori, sia come strumento di selezione dei prodotti e delle buone pratiche del lavoro, la Certificazione adottata dalla COOP riviene da una scelta autonoma di autoregolamentazione apprezzabile.
Pertanto si ribadisce che:
in Puglia, in particolare nel periodo di raccolta del pomodoro, come certificato dalle varie indagini giornalistiche e giudiziarie, oltre 40.000 lavoratori migranti sia dell’est Europa che dell’Africa, vengono ridotti a schiavitù e sfruttati nelle campagne di raccolta con salari da fame non conformi a quelli contrattuali. In Puglia esistono oltre 12 ghetti in cui vivono oltre 10.000 immigrati al limite della civiltà, alla mercé dei caporali nostrani ed etnici. Segno che se c’è questa offerta di manodopera sul territorio, c’è anche una richiesta ed utilizzo di lavoro da parte delle aziende. Quindi la domanda è: dove vanno a finire tutti questi prodotti? chi controlla la filiera che va dalla produzione alla trasformazione ed alla commercializzazione?
La verifica delle assunzioni, laddove viene fatta, spesso si avvale solo di autodichiarazioni delle aziende e di documenti che difficilmente trovano riscontro nella realtà sul campo, circa le quantità prodotte e le superfici utilizzate. Non a caso, la Puglia si è dotata degli Indici di Congruità, avversati tra l’altro dalle associazioni di rappresentanza.
Tale norma utilizza le tabelle Ettaro-culturali dell’Inps, che mettono in rapporto le superfici coltivate e le tipologie colturali, quale strumento di verifica del rapporto tra manodopera impegnata e fabbisogno di manodopera previsto per quelle attività, che in presenza di scostamenti non documentabili al di sotto del 20% opera il blocco dei finanziamenti pubblici per incongruenza.
Dal momento che il nostro obiettivo è quello di favorire la valorizzazione delle produzioni, della loro commercializzazione e della conquista di importanti fette di mercato, nel rispetto dei diritti dei lavoratori e contro tutte le forme di dumping, in continuità con il lavoro svolto fino ad oggi svilupperemo tutte le azioni ed iniziative di contrasto alle illegalità ed al caporalato compreso anche una campagna mirata di informazione rivolta ai consumatori ed alla società civile.
Su questo percorso, saremo molto grati ed interessati ad un rapporto con la vostra società cooperativa, forti della storia e della cultura della cooperazione, per costruire insieme percorsi certi di tracciabilità delle produzioni e della certificazione etica d’impresa su tutta la filiera agro-alimentare.
Giuseppe De Leonardis
Segretario Generale Flai Cgil Puglia