"Pensioni, così non va". Per lo Spi Puglia ipotesi riforma colpiscono i pensionati del Sud

Dichiarazione del segretario generale dello Spi Cgil Puglia, Gianni Forte

22-10-2021 09:11:39

La partita “pensioni” con la legge di bilancio 2022 non può esaurirsi nella modifica di “quota 100”. C’è una questione di giustizia da affrontare e che riguarda coloro che sono già in pensione. Nel primo semestre del 2021, in Puglia l’Inps ha liquidato ai lavoratori dipendenti del settore privato trattamenti pensionistici medi di 954 euro lorde. L’83 % delle pensioni in Puglia sono sotto i mille euro.

È un fenomeno che riguarda fondamentalmente il Sud, dove comunque esiste un problema di efficienza e qualità dei servizi a partire da quelli sanitari. Eppure si continuano a pagare le tasse in maniera anche superiore ai lavoratori dipendenti. A fronte di un’evasione fiscale di oltre 200 miliardi, i pensionati nel 2020 hanno pagato tasse per 57 miliardi complessivi. Se le pensioni fossero state tassate allo stesso modo dei redditi da lavoro, avrebbero pagato 13 miliardi in meno. Un carico fiscale notevole e insopportabile che colpisce anche le pensioni basse, riducendone il valore. Per questo i sindacati confederali continuano a rivendicare che le pensioni siano tassate come i redditi da lavoro. Il Governo con la legge di bilancio 2022 deve dare prime risposte. Ci sono vari modi per intervenire. Una più immediata soluzione può essere quella di portare la soglia di accesso alla quattordicesima fino a 1500 euro. C’è poi una questione riferita all’adeguamento. La pensione è un bene che col tempo si svaluta. L’unico strumento che consente di conservarne il valore è la perequazione, cioè il recupero dell’inflazione. Se questo meccanismo viene interrotto o manomesso, la pensione si svaluta. È quello che è successo in questi anni. I sindacati chiedono che dal prossimo anno venga ripristinato il meccanismo vigente fino al 2011, certamente più efficace di quello attuale e che sia ampliata la fascia di reddito coperta integralmente.


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