Poche iscrizioni alla Rete del lavoro agricolo di qualità e irregolarità aumenta
Il segretario generale Gagliardi: 1.189 iscrizioni su 77mila aziende attive in Puglia. E intanto calano le ispezioni e le irregolarità sfiorano il 60%. Mentre in campagna si sfruttano i lavoratori pure con 40 gradi fino alle estreme conseguenze”
30-06-2021 07:46:31
“Alle aziende agricole della Puglia non piace la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità (ReLAQ) contro lo sfruttamento lavorativo e il caporalato”. È il laconico commento del segretario generale della Flai Cgil Puglia, Antonio Gagliardi, a fronte dei numeri che vedono solo 1.189 iscrizioni, 219 in più rispetto a un anno fa. “La nostra regione, con 77mila aziende agricole attive (10,4% del totale nazionale) è seconda solo alla Sicilia. A testimoniare la rilevanza del settore per la nostra economica, e allo stesso tempo la scarsa considerazione che arriva dal mondo produttivo alle pratiche di contrasto dello. Vorremmo che le rappresentanze datoriali spendessero una parola su un fenomeno che fa dumping alle imprese che rispettano le leggi, offende la dignità delle persone e in estremo costringe a un lavoro massacrante che mina la salute di uomini e donne, in qualche caso fino alle estreme conseguenze. Come accaduto di recente a Brindisi tanto da costringere la Regione ad intervenire con un’ordinanza che vieta di operare nelle ore più caldi in giornate critiche”. Ordinanza che senza adeguati controlli “non avrà però alcun effetto. Anzi alcune imprese sappiamo si stanno già organizzando anticipando l’orario di inizio lavoro per poter contare sempre su almeno otto ore di lavoro, quando il contratto ne prevede 6 e mezza al giorno. E mentre accade tutto questo ancora una volta emerge il silenzio assordante da parte delle imprese”.
Nell’ultimo report di giugno 2021 dell’INPS si legge che in Puglia, la provincia di Bari detiene il primato delle iscrizioni con 707 aziende, seguono Foggia con 378, Taranto con 78, Bat 16 e, fanalino di coda Brindisi e Lecce rispettivamente con 5 aziende iscritte. “Evidentemente, non c’è la volontà o non esiste la condizione oggettiva per essere ammessi nella ReLAQ. Infatti, per aderire bisogna possedere uno status adeguato in termini di applicazioni contrattuali e di legge: dignità da riconoscere ai lavoratori attraverso il giusto salario contrattuale e una reale presa di distanza dai fenomeni di sfruttamento e dal caporalato, che ancora oggi vediamo essere alimentato”, spiega Gagliardi.
Intanto, la stagione delle grandi raccolte si è aperta con le ennesime inchieste che svelano intermediazione illegale e sfruttamento, soprattutto a danno di lavoratori stranieri dove le condizioni di bisogno li costringe ad essere ridotti alle soglie della schiavitù. E per assurdo si riducono i controlli: “Il rapporto dell’Ispettorato nazionale del lavoro del 2020 ci consegna un’attività ispettiva in decremento a causa di una riduzione costante di ispettori e un aumento delle irregolarità aziendali: si è passati da un tasso di irregolarità del 2019 pari al 55% ad un valore del 58,6% del 2020”.
Anche sul fronte della regolarizzazione dei rapporti di lavoro introdotto dal Decreto Rilancio i risultati non sono stati degni di nota. “In Puglia sono state presentate 2880 domande di regolarizzazione per rapporto di lavoro subordinato in agricoltura e settori affini, 1312 delle quali solo nella provincia di Foggia. Territorio dove impera l’irregolarità che l’attività repressiva della legge 199 mette sempre più in luce”.
Quanto alle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità, tutte insediate nelle 6 province della Puglia, unico caso nel panorama nazionale, “queste attendono di essere messe nelle condizioni di lavorare secondo quanto prescritto dalla norma. Il sindacato è pronto a fare la propria parte; le associazioni datoriali? Stanno dalla parte delle legalità o dalla parte degli sfruttatori?”.