Rendiconto sociale Inps 2023, Ficco: cresce occupazione ma è soprattutto lavoro povero e precario
Il segretario generale della Cgil di Bari evidenzia come "persista un pesante divario di genere che reclama adeguate politiche pubbliche"
25-10-2024 10:47:03
“Pur presentando indicatori in media migliori di quelli regionali, per la maggiore incidenza del manifatturiero nella nostra provincia, gli indicatori evidenziano una debolezza strutturale del mercato del lavoro che pur registrando un aumento degli occupati vede crescere soprattutto lavoro precario, a tempo determinato o intermittente. Lo dimostra anche l’aumento del ricorso alla Naspi e agli altri strumenti di sostegno al reddito”.
È il commento del segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana, Domenico Ficco, ai dati del Rendiconto sociale INPS 2023 per la provincia di Bari presentati oggi. “Uno spaccato del mercato del lavoro – aggiunge il segretario – che si traduce in una povertà salariale che ha inevitabilmente un riflesso sulla condizione generale, se è vero che proprio nelle città metropolitane del Mezzogiorno si registra per l’Istat un’incidenza maggiore della povertà sia assoluta che relativa, nella Puglia dove oltre una persona su quattro vive in famiglie in condizione di povertà relativa”.
Guardando i dati delle assunzioni, spiega Ficco, “tra il 2022 e il 2023, seppur in aumento, è ulteriormente cresciuta la percentuale dei rapporti a termine, che arrivano all’80%. Così come se guardiamo invece alle cessazioni il 25% interessa rapporti a tempo indeterminato, spesso – lo dice l’Arpal – rapporti che nascono e muoiono nello stesso anno. O che interessano quella platea di lavoratori che fanno parte della cosiddetta ‘vertenza Bari’, interessata dalle crisi produttive. Una lettura confermata dall’aumento del tasso di disoccupazione nella fascia d’età 50-64 anni”.
Si conferma purtroppo una costante la discriminazione di genere sul piano occupazionale, “in una Puglia dove le donne sono il 51% della popolazione – sottolinea il segretario della Cgil di Bari – il numero complessivo di donne occupate è meno della metà di del dato maschile. Per quanto in due ansia cresciuto di oltre 3 punti percentuali il tasso di occupazione complessivo, e questo fenomeno ha interessato anche le donne tra i 25 e i 49 anni, la forbice purtroppo resta ed è molto ampia. Nella fascia d’età 25-34 per gli uomini siamo al 72% mentre per le donne al 52,4%. Dato che può essere spiegato anche alla luce del tasso di inattività, da cui emerge in maniera evidente questo divario, che presenta valori doppi se non tripli o quadrupli in alcune fasce d’età rispetto a quello maschile. Chi ci governa dovrebbe assumere questo come dato prioritario per politiche attive del lavoro e per quelle tese ad assistere e favorire la genitorialità, e la cura più in generale”.
Quanto ai dati socio demografici, “il flusso migratorio tra ingresso e uscita è sostanzialmente pari. Si emigra soprattutto nella fascia d’età 18-39 anni, evidentemente per studio o per ricerca di occupazione. Così come è soprattutto giovane il dato immigratorio, tranne quello delle donne dove è equivalente il dato dei giovani e delle over 40. Soprattutto donne provenienti da Paesi dell’est, quella platea di lavoratrici impiegati in settori a basso valore aggiunto, prevalentemente i servizio alla persona, soprattutto colf e badanti”.