Sciopero esercizio di democrazia, serve rispetto del mondo del lavoro
Dichiarazione della segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci
29-11-2024 14:53:35
Con oltre un anno e mezzo di ritardo il Governo dissequestra le risorse del Fondo sviluppo e coesione destinate alla Puglia, che assieme ai fondi strutturali sono lo strumento finanziario principale attraverso cui vengono attuale le politiche per lo sviluppo volte e sanare le differenze territoriali. Una contrapposizione ideologica figlia di una visione centralista e paternalistica quando si parla del Sud, mentre si era pronti a trasferire alle regioni del Nord oltre venti materie con l’autonomia differenziata, fortunatamente e giustamente bocciata dalla Consulta.
La firma dell’accordo tra Governo e Regione in Puglia avviene nel giorno dello sciopero generale proclamato da Cgil e Uil: che non vi sia rispetto della rappresentanza sociale da parte di questo Governo è noto, nonostante il richiamo del Presidente Mattarella al dialogo con i corpi intermedi. Lo sciopero, comunque la si pensi sulle ragioni della protesta di Cgil e Uil, è strumento di democrazia, previsto dalla Costituzione. Sotto attacco solo in regimi autoritari, vietato come ai tempi del fascismo. È strumento di dialettica politico sindacale, anche atto di sacrificio da parte di chi vi aderisce, che rinuncia a una giornata di lavoro. Meriterebbero rispetto lavoratori e lavoratrici, meriterebbe rispetto l’esercizio della protesta. E invece si sceglie di celebrare un evento - la firma del Patto - che di evento ha poco - in questa giornata, si evidenziano le ricadute dello sciopero sui cittadini (e per chi sciopereremmo?), addirittura si ricorre a dietrologia su disegni politici e partitici del sindacato.
Alla fine niente di nuovo, mancanza di argomenti mi permetto di dire, rispetto a una condizione del lavoro in grave sofferenza. In Puglia tra automotive ed ex siderurgico rischiano di saltare 20mila posti di lavoro e l’ossatura del nostro sistema produttivo. Nella nostra regione l’emigrazione giovanile rischia di determinare una desertificazione demografica che renderebbe vano ogni sforzo di sviluppo. E nonostante l’allarme sugli indicatori della povertà, bassi salari, precariato; di fronte ai problemi che attraversa il sistema sanitario, dinanzi ai lamenti degli amministratori - di ogni colore politico - per i tagli agli enti locali, con una politica fiscale che non redistribuisce nulla e non fa recuperare potere d’acquisto a salari e pensioni, erosi da una inflazione speculativa, ci si chiede perché scioperiamo? Lo facciamo per portare la voce di chi vive marginalità sociale e difficoltà ad arrivare alla fine del mese. Anche di chi a uno sciopero non può aderire, perché la condizione di precariato è un ricatto perenne rispetto all’esercizio di ogni diritto, perché c’è chi un lavoro non ce l’ha, o perché in grigio o nero. Chi parla di “fastidio” derivante dallo sciopero, sta attaccando un principio di libertà costituzionale. Davvero un brutto segno dei tempi.