Nuovo Statuto, parte la mobilitazione. Forte: Puglia terra di lavoro povero
25 -01-2016
“Il lavoro è cambiato, è sempre più diviso e precario. Serve un Nuovo Statuto per riunificare diritti ed estenderli a chi oggi ne è privo”. Gianni Forte, segretario generale della Cgil Puglia, ha presentato alla stampa questa mattina la campagna di mobilitazione del sindacato regionale a sostegno della Carta dei diritti universali. 1.300 assemblee aziendali, 450 assemblee territoriali, 200 presidi nelle piazze, “per illustrare ai nostri iscritti e non solo le proposte della Cgil. Una consultazione che punta a coinvolgere la maggioranza dei nostri 302 iscritti alla quale seguirà una raccolta firme a sostegno di una legge di iniziativa popolare. L’obiettivo è che a prescindere dal tipo di occupazione, dal contratto, si riconosca la funzione sociale del lavoro e siano garantiti diritti uguali per tutti”.
Un aumento della precarietà che in Puglia è ben fotografato dai numeri dell’Istat. “Tra il 2008 e il 2014 abbiamo perso nella nostra regione 134mila posti di lavoro, soprattutto si è ridotta la base dei lavoratori dipendenti di 88mila unità. Cioè si perde lavoro stabile mentre sul totale la composizione del lavoro precario in termini percentuali aumenta”. Rispetto al 2014 in Puglia il lavoro aumenta solo dell’1%, ma il dato sulle nuove assunzioni è un dato drogato – afferma il segretario generale della Cgil Puglia -. Delle 106mila nuove assunzioni a tempo indeterminato, oltre 61mila hanno fruito dell’esonero contributivo. Delle 17mila trasformazioni da tempo determinato a indeterminato, oltre 10mila hanno fatto ricorso all’esonero. Quando sarà cessata la decontribuzione che fine faranno quei posti di lavoro se non si investe sulla competitività e sulla produttività del sistema industriale nella nostra regione?”.
Ancor più pesante si fa l’analisi se si considera il boom di voucher venduti in Puglia, cresciuti del 300 per cento rispetto al 2013. “Quasi 5 milioni di voucher nel 2015 significa che lì dove prima si assumeva con contratti a termine, penso a settori caratterizzati dalla forte stagionalità, soprattutto il turismo – l’analisi di Forte – oggi si ricorre a questo strumento flessibile che era stato pensato per le cosiddette prestazioni d’opera e che invece si sta sostituendo ai contratti di lavoro. Strumento che non garantisce alcuna posizione pensionistica futura e che, denunciano i lavoratori, spesso è utilizzato per coprire lavoro irregolare, quello effettivamente svolto che va oltre le ore coperte dai voucher. Un dato purtroppo comune a tutto il Paese e che dimostra quanto sia urgente riunificare il lavoro e i diritti, soprattutto nel Mezzogiorno, dove l’alternativa è un progressivo e drammatico impoverimento sociale”.