Aggressione nel ghetto di Rignano, la Cgil: accelerare smantellamento del campo

02 -05-2014

«La violenta aggressione subita nell’accampamento di Rignano da due africani attivi nell’associazione “Ghetto Out”, proprio mentre l’albergo diffuso “Casa Sankara” di San Severo ospitava la tappa foggiana della Carovana Antimafie promossa da Libera, dice del livello di minaccia e insicurezza cui sono costretti i tanti lavoratori che intendono superare le condizioni di vita del ghetto, che offendono la dignità umana e che alimentano forme diverse di illegalità e criminalità». E’ quanto affermano in una nota congiunta le segreterie della Cgil Puglia e della Cgil di Foggia, in relazione ai gravissimi fatti denuncianti dal presidio di Libera di San Severo e da Art Village.

 

«L’episodio non fa che confermare l’urgenza con la quale si deve arrivare allo smantellamento del ghetto di Rignano, così come la Cgil, la Flai ma soprattutto i lavoratori migranti chiedono da tempo», affermano Antonella Morga, segretaria regionale della Cgil, e Filomena Trizio, segretario generale della Camera del Lavoro di Foggia. «La Regione Puglia ha accolto le nostre sollecitazioni e sta lavorando alla predisposizione per questa stagione di raccolta di cinque tendopoli gestite dalla Protezione civile e dalle associazioni di volontariato. Allo stesso modo va impressa un’accelerazione a un progetto di accoglienza strutturale qual è quello dell’ecovillaggio promosso da Art Village, Libera e associazioni di migranti, da sempre sostenuto dalla Cgil».

 

«Va da sé che la chiusura del ghetto – concludono Morga a Trizio – si scontra con gli interessi criminali dei caporali e di quanti sfruttano le condizioni di disagio dei lavoratori migranti. Ci auguriamo possano essere garantite dalle istituzioni preposte maggiori condizioni di sicurezza per gli operatori delle associazioni e del sindacato, che quotidianamente forniscono assistenza nel campo. La nostra solidarietà va ai due ragazzi vittime di una vile aggressione, consapevoli che non saranno queste azioni ad arrestare il processo di smantellamento del campo né la loro lotta per i diritti, la legalità, la dignità».


Condividi sul tuo social preferito