Agricoltura e lavoro migrante, prima conferenza regionale promossa dalla Flai Cgil di Puglia

07 -11-2013

Con questa prima Conferenza sul lavoro migrante, la Flai-Cgil Puglia vuole consegnare al dibattito politico e all’opinione pubblica, la reale condizione di lavoro nelle campagne analizzando i fenomeni di degrado e di inciviltà di cui l’attuale sviluppo agro-alimentare si alimenta. Obiettivo: consolidare una legislazione di sostegno sul lavoro, ampliando e valorizzando quanto fatto dalla Regione Puglia.

 

La forte crescita del lavoro migrante in Puglia avviene attorno alla metà degli anni ’80 a causa sia delle profonde innovazioni sul versante del collocamento pubblico, sia della crescita consistente delle produzioni agricole a carattere intensivo che va di pari passo con la crescita del sistema pugliese delle trasformazioni agro-alimentari. I flussi migratori interessano le province di Brindisi e Taranto. Da lì si spostano verso il sud barese ed in particolare verso la provincia di Bari, caratterizzata dalla forte presenza di uva da tavola, ciliegie e ortofrutta e verso la zona ionico-metapontina ricca anch’essa di uva da tavola, ma anche di agrumi, fragole e angurie. Sul finire degli anni ’70 è proprio questo il territorio caratterizzato dalla forte presenza del caporalato. Si stima che i lavoratori interessati dal fenomeno siano oltre 20.000, soprattutto donne. Altre realtà interessate dai flussi migratori sono: quella del Nord-Barese oggi Bat, dove sono particolarmente diffuse le grandi campagne legate all’uva da tavola,ciliegie e olivo e quella del Leccese particolarmente interessata alla raccolta delle angurie e del pomodoro.

 

Nel territorio Pugliese la Capitanata rappresenta una realtà a parte, perché caratterizzata da enormi produzioni di pomodoro, cipolle e carciofi che richiedono una forte presenza di manodopera non specializzata. Oltre 50.000 le lavoratrici e i lavoratori agricoli interessati da questi flussi di manodopera gestiti prevalentemente da caporali e dalla intermediazione di manodopera. Ai circa 175.000 lavoratori iscritti negli elenchi anagrafici nel 2012, se ne aggiungono altri 40.000 a nero, prevalentemente neo-comunitari e africani, nei periodi di punta ed in particolare per la campagna di raccolta delle angurie e pomodori. Un mercato del lavoro senza regole, fatto da assenza di tutele contrattuali, dove imperversa il cottimo, il sottosalario, orari di  lavoro mediamente di 9/10 ore giornaliere, assenza di norme sulla sicurezza accompagnate da vere e proprie forme di riduzioni in schiavitù e bestiali forme di sfruttamento.

 

Per la Flai-Cgil bisogna andare oltre quanto già realizzato costruendo una certificazione etica d'impresa certa ed esigibile quale elemento che unifica tutti gli strumenti della legge 28/2006 e che costituisca l'elemento per l'accesso alle risorse pubbliche e alla grande distribuzione. Nostro obiettivo, inoltre, in questa fase di programmazione dei fondi comunitari 2014/2020 è teso ad incidere affinché le misure e le azioni siano in grado di intervenire sulle politiche di sviluppo, sui livelli occupazionali e sulla qualità del lavoro e dei diritti, facendo delle risorse pubbliche e del loro uso, la condizione di crescita della cultura del lavoro e dei diritti dando una risposta a quanti con i viaggi della speranza, dalla fuga dalle guerre e povertà nel ricco e opulento occidente e nella terra dell'accoglienza,vengono segregati e ridotti in schiavitù.

 

Segreteria Flai Cgil Puglia

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