Dati Istat su occupazione in Puglia, Cgil: bene crescita, donne e giovani ancora penalizzati

20-03-2023 15:03:55

“È sicuramente positivo il dato dei 60mila occupati in più nel 2022 rispetto all’anno precedente in Puglia, ma la qualità del lavoro e i divari di genere, generazionali e tra territori indicano la necessità di impegno ancora maggiore sul versante occupazionale, anche alla luce numerose vertenze aperte che delle ricadute che il rincaro do materie prime ed energia sta avendo sia sulle imprese che sui redditi delle famiglie”. È il commento del Segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, ai dati Istat sull’economia regionale.

  “Il primo dato qualitativo che salta all’attenzione è che torna ad aumentare il numero dei lavoratori indipendenti, ben 26mila in più rispetto al 2021. Non vorremmo fosse il risultato di quanto paventato da alcuni economisti rispetto a interventi sul fisco – tipo la flat tax per le partite iva - che rendono per le imprese più conveniente mantenere rapporti di collaborazione che di dipendenza”. Inoltre, “i dati relativi al primo semestre dello scorso anno segnalavano che, su quasi 600mila attivazioni di nuovi rapporti di lavoro, oltre la metà riguardavano profili con basse competenze e specializzazione e solo 38mila interessavano l’industria in senso stretto. Oltre 228mila riguardavano l’agricoltura e, a seguire, settori a forte stagionalità e basso valore aggiunto. Una composizione del nostro sistema produttivo che determina povertà salariale legata a intermittenza dei rapporti. Vi è anche in ragione di questo un fortissimo turn over, oltre un milione sia di attivazioni e che cessazioni di rapporti. E da quest’ultime emerge una durata media dei rapporti davvero bassa: dei 457mila rapporti cessati nel primo semestre 2021, 189mila avevano durata fino a 30 giorni, 112 tra 20 e 90 giorni”.   Ultimo dato che preme sottolineare al segretario della Cgil è quello “relativo alle figure più fragili del mercato del lavoro pugliese, ovvero donne e giovani. Le prime rappresentano appena un terzo degli occupati ed il 33% di esse è impegnato in rapporti part time contro un 17% come dato medio complessivo. Inoltre dei 1,2 milioni di occupati e passa meno di 170mila sono gli occupati under 29. I settori prevalenti per donne e giovani sono servizi, commercio, ristorazione, tutti quei settori dove più alti sono i livelli di sfruttamento ed elusione contrattuale. C’è scarsa offerta di lavoro qualificata, che risponda a quei profili altamente formati ai quali a fronte di lavori sfruttati e malpagati non resta che decidere di spendere altrove le proprie conoscenze. Per questo diciamo che occorre far crescere qualitativamente tutto il sistema d’impresa pugliese, sostenere innovazioni di processo e prodotto, guardare con attenzione e crescita omogenea di tutta la regione. Perché – conclude Gesmundo – vi sono aree più dinamiche e altre meno, ed è compito delle istituzioni sostenere quei territori in ritardo e determinare occasioni di sviluppo e occupazione per tutta la Puglia”.          

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