Delitti Noemi e Nicolina, Cgil : serve presenza forte dello Stato sui territori

Fragilità sociali diffuse, amministrazioni pubbliche sotto organico non in grado di dare risposte adeguate ai cittadini. Anche di questo parlano i tragici eventi di Specchia e Ischitella

22-09-2017 09:28:48

Gli ultimi episodi violenti e efferati accaduti nel Salento e in Capitanata, il delitto di Specchia, l’assassinio mortale di Ischitella, che coinvolgono minori (in un caso al contempo protagonisti e vittime), e per di più donne, ci lanciano un allarme sociale inedito e che tocca varie tematiche: dalla tutela dei minori, all’accanimento sul genere femminile e la sua fragilità, alla lentezza della giustizia, alla mancanza di interventi tempestivi da parte di tutte quelle Istituzioni ed agenzie sociali deputate ad agire, all’adeguato allertamento delle forze dell’ordine e ancora tanto altro.

E’ quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.

Certo, non possiamo che rimanere basiti leggendo che una denuncia alla Procura dei Minori di Lecce inoltrata nel maggio scorso, produce una richiesta di relazione dei Servizi Sociali a luglio e un decreto di affidamento al Comune il sei settembre, a delitto avvenuto. Le verifiche a posteriori del Ministro della Giustizia vanno bene ma non possono sanare una condizione insostenibile, vale a dire un sistema che non offre garanzie di convivenza civile ai cittadini, che sono alla base della coesione sociale e della democrazia.

Siamo di fronte al crollo dei baluardi fondamentali della sicurezza, che rappresentano la presenza dello Stato sul territorio.

Non vogliamo puntare il dito su nessuna di queste Istituzioni citate – continua Gesmundo - ma rimane chiaro che le maglie di fiducia con cui è costruita la garanzia del sistema riguardo i cittadini sono venute meno. Son venute meno e non ne possiamo solo analizzare o verificarne le conseguenze senza andare a capo delle cause che hanno silenziosamente rotto gli argini e da tempo, della base di certezze su cui si basa il quotidiano della gente. Senza la rimozione delle cause non si può che ricorrere a palliativi, accusando e focalizzando l’attenzione su una parte e deresponsabilizzando le altre, in una sorta di “ponziopilatismo” generale per lavarsi la coscienza. E siamo punto e a capo!

Lo Stato sta venendo meno a quel patto stretto con i cittadini – denuncia il segretario della Cgil Puglia - non garantendo organici adeguati alla magistratura e non rinforzando quelli della organizzazione giudiziaria, che ne sono un necessario supporto. Ne sono una dimostrazione le cancellerie spesso chiuse per mancanza di personale. E il concorso per 1400 posti non basterà a sanare i danni che hanno fatto protratti blocchi di turn over di questi anni.

Occorre una maggiore comunicazione e collaborazione tra le forze dell’ordine sul territorio. Sono necessari un dialogo e un’intesa immediata, quando è il caso, tra magistratura, Servizi Sociali territoriali e forze dell’ordine, una formazione interdisciplinare per parlare lo stesso linguaggio ma anche protocolli adeguati. Ma importano anche la certezza della pena, che si scontra a tutt’oggi con una apertura verso il recupero del detenuto al tessuto sociale che non si sposa con le opportunità rare che ci sono nelle comunità.

E poi, non possiamo non riportare dati obiettivi su quel welfare e sui servizi sociali, su cui si riversa inutilmente e ingiustamente l’aggressività e la responsabilità ultima degli accadimenti più gravi. I 258 comuni pugliesi soffrono di una persistente carenza di assistenti sociali. E se ci sono - dovrebbero essere garantiti nella misura di 1 ogni 5000 abitanti - sono insufficienti ad accogliere l’ondata di disagio che si è riversata su di loro a causa della crisi. E non aiuta l’assottigliamento che negli anni è diventato drammatico della spesa nazionale per il welfare. La spesa sociale nei Comuni, escludendo i settori della previdenza e della sanità, non rappresenta neanche lo 0,5 del PIL. Spesso un solo assistente sociale di un Comune di 15/20 mila abitanti deve sostenere carichi di lavoro che riguardano anziani, poveri, minori, famiglie, madri nubili, tossicodipendenti, ex detenuti, disabili, immigrati, ecc. E anche in questo caso occorrerebbe sviluppare una rete territoriale efficiente (consultori, neuropsichiatria infantile, intese con la magistratura e forze dell’ordine, Csm e terzo settore) per offrire un servizio utile ed efficace al cittadino. Ma che dove la risposta immediata diventa necessaria ma anche educativa, per riparare ma anche creare cultura.

Le Istituzioni – conclude Gesmundo - devono intervenire e riflettere, ciascuna con le sue responsabilità, per sanare questa condizione di degrado, perché queste constatazioni non vogliamo più farle quando è troppo tardi. Ogni fatto delittuoso è un ammonimento perché le Istituzioni tutte facciano la loro parte ma gli investimenti sono necessari per rafforzare quei percorsi.  Oggi possiamo solo constatare e registrare a capo chino davanti a queste ultime giovani vittime una sconfitta collettiva che ci impone un diverso e maggiore impegno.


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