Forte: trovare soluzioni per ridurre liste d'attesa in sanità . Anche bloccando l'intramoenia

05-04-2018 13:34:47

Il disegno di legge Amati per la riduzione delle liste di attesa ha il merito di impegnare il Consiglio regionale a discutere e trovare soluzioni a uno dei problemi che sta più a cuore ai cittadini pugliesi. E' quanto afferma in una nota stampa il segretario generale dello Spi Puglia, Gianni Forte.

Per troppo tempo si è tergiversato a volte minimizzando, a volte ricorrendo a tentativi che sono puntualmente naufragati. Il sindacato pone la questione da anni, basti pensare alle manifestazioni del 5 luglio e del 12 dicembre 2016 e all’accordo stipulato col Presidente rivelatosi finora infruttuoso, anche per le lungaggini di tavoli di confronto che procedono stancamente, fra pregiudizi e resistenze puntualmente emerse. Credo si possa convenire che l’attività intramoenia non sian in discussione. Anzi, rappresenta uno dei modi per evitare che si aprano eccessivi spazi verso le strutture private.

Il tema che invece va affrontato è l’equilibrio dei tempi fra la prestazione in intramoenia e quella a totale carico del SSN, fornite nella stessa struttura e con le stesse attrezzature di proprietà del servizio pubblico. Questo è il punto. I medici affermano che le prestazioni vengono effettuate in orari extralavorativi, ma come è fin troppo risaputo le prestazioni specialistiche si avvalgono dell’uso di attrezzature che potrebbero essere utilizzate in maniera più intensiva e su orari molto più lunghi degli attuali. Quindi il blocco dell’intramoenia in caso di splafonamento dei tempi delle liste di attesa sarebbe una soluzione ragionevole oltre che opportuna, anche per infondere fiducia in cittadini che non possono sentirsi dire al CUP: se hai i soldi puoi ottenere la prestazione fra due giorni, altrimenti fra quattro mesi. Una risposta che induce quelli che non hanno altra possibilità a volte a rinunciare a curarsi oppure ad arrivarci quando è già troppo tardi. Per gli anziani è ancora peggio, perché per loro il tempo assume una dimensione diversa.

I medici devono sentire il dovere morale di mostrarsi più collaborativi. Non si può affermare che l’unica soluzione è assumere altro personale. Certo sarebbe auspicabile. Ma fino a quando non avverrà si può mantenere uno status quo che contrasta con le basi più elementari dei principi di giustizia sociale?


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