La Cgil sulla crisi: calo consumi destinato a peggiorare per lavoratori e pensionati

07 -03-2014

Il calo dei consumi, senza interventi di carattere fiscale a favore di lavoratori e pensionati, è destinato non solo a continuare, ma addirittura a peggiorare. E’ quanto emerge da una nota elaborata dall’Associazione Bruno Trentin e dal CER (Centro Europa Ricerche).

“Dalla nota si evince - sottolinea il presidente dall’Associazione Bruno Trentin, Fulvio Fammoni - che a fine 2013 la riduzione cumulata del potere di acquisto, rispetto al 2007, ha raggiunto l’11% e che per il biennio 2014-15 si prevede un’ulteriore flessione dell’1%. Solo nel 2016, questa caduta si attenuerebbe, ma non per tutti. L’attenuazione della fase di caduta sarebbe, infatti, determinata da un recupero dei redditi da capitale, mentre i redditi da lavoro e da pensione continuerebbero a ridursi in termini reali”.

“Questi andamenti - prosegue Fammoni - hanno effetti diseguali, colpendo in misura più accentuata le famiglie che hanno una propensione al consumo più elevata, che hanno cioè minore capacità di risparmio e devono destinare alle spese non voluttuarie una quota più elevata dei propri introiti. Più esposte risultano, dunque, essere le tipologie familiari con redditi più bassi: le famiglie di operai, di impiegati, di pensionati, ma ormai anche di molti lavoratori autonomi, tutte ormai con propensione al consumo superiore all’80 per cento”.

La nota di analisi predisposta dall’Associazione Bruno Trentin e dal CER, partendo dal reddito medio di un operaio dipendente e dalla propensione al consumo rilevati per il 2012 dall’ultima Indagine della Banca d’Italia (rispettivamente 24.158 euro e 89,3%), stima una contrazione dei consumi delle famiglie operaie di 212 euro nel 2014 e di 404 euro nel biennio 2015-2016. In termini cumulati, le famiglie operaie subirebbero una perdita di consumo di 616 euro, pari al 2,6% del reddito disponibile.

Andamenti analoghi possono essere prospettati per le famiglie con reddito prevalente dal lavoro impiegatizio dove si registrerebbero riduzioni dei consumi di 288 euro nel 2014 e di 548 euro nel biennio 2015-2016. Complessivamente, la riduzione di spesa ammonterebbe a 837 euro (2,4% del reddito disponibile).

“Sulla base di questi dati e degli andamenti descritti, se ne deve concludere - afferma Danilo Barbi, segretario nazionale della Cgil con la delega su fisco e politiche macroeconomiche, che la debole ripresa dell’economia prevista non si rifletterà sulle capacità di spesa delle famiglie italiane che hanno la loro principale fonte di reddito nel lavoro dipendente”.

“In un paese manifatturiero come l’Italia, che produce in modo prevalente per il mercato interno, questo significa - sottolinea il dirigente sindacale - non solo un peggioramento per la già drammatica condizione delle famiglie ma un ulteriore effetto negativo per le dinamiche della produzione e quindi della crescita”.

“Per questo - conclude Barbi - il Governo deve porre immediato rimedio attraverso concreti interventi di natura fiscale che possano restituire potere d’acquisto alle famiglie e favorire, per questa via, anche una ripresa più accentuata dell’intera economia”.

QUI la nota con tabelle elaborata dall’Associazione Bruno Trentin e dal CER


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