La puglia si prepara alla mobilitazione del 10 maggio contro la precarietà

09 -05-2012

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“Non si possono immolare i giovani sull’altare della destrutturazione del lavoro e del sistema dei diritti”.

Afferma risoluto il Segretario generale della Cgil Puglia Giovanni Forte intervenendo in una trasmissione radiofonica a proposito delle ragioni della mobilitazione contro la precarietà indetta dalla Cgil. Sempre nella stessa trasmissione, Forte spiega alla sua intervistatrice che lui parlerà pochissimo nella conferenza stampa che di lì a poco inizierà nella sede regionale della Cgil Puglia, per dare voce a chi quella condizione la vive sulla propria pelle. Al microfono, infatti, si sono succedute sei storie di “ordinaria precarietà” raccontate da altrettante lavoratrici provenienti dalle diverse province della regione e impegnate in diversi settori lavorativi.

Così gli operatori della informazione hanno potuto ascoltare la storia di Valeria, lavoratrice somministrata del call center sanitario della Regione, costretta insieme ad altri venti lavoratori a smettere periodicamente di lavorare per poi essere richiamata, prima dopo una settimana, poi dopo un mese di stop forzato. È stata poi la volta di Maria Antonietta, da diversi anni cassiera part-time nel settore della grande distribuzione, laddove part-time vuol dire essere costretti ad assecondare le tutte richieste di orari spezzati e reperibilità continua che non conosce festivi. Il tutto per una retribuzione che in molti casi non copre nemmeno i costi del fitto di casa. Oppure c’è il racconto di chi come Claudia, dopo aver studiato al nord ed aver provato lì l’inserimento lavorativo passando per pseudo tirocini e formazioni, ha dovuto capitolare di fronte a proposte di lavoro che non le consentivano di coprire le spese di prima necessità ed è  tornata a casa dove, se non altro, ha un tetto sulla testa. Giulia invece lavora in un call center dove i colleghi vivono gomito a gomito condividendo gli spazi, gli orari di lavoro e le mansioni, ma non i diritti, poiché, tra loro solo alcuni hanno la “benedizione” di essere assunti; gli altri vivono nel limbo indistinto del precariato dove, per i lavoratori, esistono solo i doveri. Adesso tocca a Fabiola raccontare la sua storia. La giovane donna tarantina dopo aver sospirato di tre mesi in tre mesi da somministrata INPS a Taranto, anche essa gomito a gomito con lavoratori assunti a tempo indeterminato che svolgevano le sue stesse mansioni, nel 2011 è stata “cassata per decreto” assieme ad altre 1799 persone in tutta Italia, da una finanziaria del ministro Tremonti. In ultimo è il turno di Giuditta, la non più giovanissima madre di 4 figli ed ex LSU presso il Comune di Foggia che, dopo aver accarezzato il sogno di un posto di lavoro stabile spostandosi da una scuola all’altra della provincia come assistente amministrativa precaria, ha visto sfumare il suo sogno insieme al diritto di rientrare nuovamente tra gli LSU del Comune.

La riforma del lavoro proposta dal Governo non affronta nessuno dei disagi raccontati dalle lavoratrici intervenute oggi, se non per aggravarli. Si ha netta la  sensazione che il Governo usi i giovani come alibi per perseguire altri obiettivi. “Per questo – ha spiegato Forte ai giornalisti- domani ci saranno iniziative nelle piazze di tutti i capoluoghi ma anche in quelle di molti comuni di provincia; si terranno anche assemblee nei luoghi di lavoro, davanti agli atenei e  ai centri commerciali; si incontreranno i Prefetti ai quali verranno consegnati i documenti della Cgil. Una giornata di mobilitazione importante per far cambiare rotta al Governo che non può continuate ad utilizzare  i giovani per far passare politiche che penalizzano il sistema dei diritti”.

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