#passainCgil, una campagna per organizzare e tutelari i giovani precari

18-10-2017 13:58:21

Una campagna di comunicazione che punta a organizzare e quei giovani protagonisti di stage truffa, tirocini infiniti, con partite iva fasulle, praticantati gratuiti, la generazione del jobs act e del lavoro part time, precario, povero. Quelli che la pensione è solo un miraggio. Ancora, disegnare una mappa dei bisogni dei giovani, legati alle condizioni di lavoro ma anche di vita, attraverso un questionario che sarà diffuso on line, nelle università, dei luoghi di aggregazione. Infine, proposte concrete alle istituzioni e alle imprese per provare a determinare in Puglia condizione per sostenere la crescita e un’occupazione stabile, sicura, di qualità. Tutto questo vuole essere la campagna #passainCgil presentata oggi all’Università di Bari dalla confederazione regionale, nel corso di un incontro pubblico dal titolo “Le politiche per i giovani in Puglia”. E un primo risultato è stato già ottenuto: la disponibilità dell’assessore regionale Raffaele Piemontese ad avviare un tavolo assieme alle parti sociali per mettere in campo azioni coerenti alle analisi, alle priorità, alle risorse e ai bisogni del territorio, per creare occasioni di sviluppo e buona occupazione.

Nella sua relazione la responsabile del Dipartimento Politiche giovanili della Cgil pugliese, Maria Giorgia Vulcano, ha descritto il quadro di una condizione di forte sofferenza che vivono i giovani in Puglia. “Il tasso di disoccupazione era del 38 per cento nel 2008, oggi sfiora il 40 per cento. I ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non sono inseriti in percorsi di formazione, studio o lavoro sono il 31 per cento. Non va meglio per i laureati: a tre anni dal conseguimento del titolo lavoro solo un terzo di essi, e chi anche ha un’occupazione ha profili salariali più bassi di altri territori”. Serve affrontare “le condizioni materiali dei ragazzi e delle ragazze a partire dalla vulnerabilità e ricattabilità cui sono costretti da queste regole del mercato del lavoro. Questo intendiamo fare con la nostra campagna di comunicazione e organizzazione”.

In Puglia si vive un disagio legato alla qualità dei servizi connessi al diritto allo studio, e in tantissimi decidono di iscriversi in sedi di altre regioni, poi magari spendendo lì le loro capacità e la loro formazione – ha commentato Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia -. Spaventa come nella nostra regione tra il 2008 e il 2016 i giovani sotto i 34 anni che lavorano si sono ridotti di 145mila unità. Non posti di lavoro persi, non tutti, ma il chiaro segnale di una crescente difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. Ma se i Governi decidono che si deve stare al lavoro fino a 70 anni, è evidente che si sta commettendo una doppia ingiustizia: obbligando persone a stare a quell’età su una impalcatura o in un’aula con trenta bambini, e assieme negando ai giovani possibilità di turn over”. Per Gesmundo “le politiche nazionali messe in campo hanno fallito. Ci chiediamo cosa hanno prodotto 40 miliardi dati alle imprese in termini di decontribuzione, tasi, sgravi etc. Avremmo potuto mettere mano a un grande piano di investimento pubblico per innovare la pubblica amministrazione, investire sulle università per innovazione e ricerca al servizio di prodotti e produzioni di qualità, al quale legare un lavoro di qualità. E invece le imprese pensano ancora si possa competere abbattendo diritti e salari. Alle imprese servono infrastrutture, sicurezza, credito. Questo crea condizioni di crescita, non la giungla dei licenziamenti facili o le pensioni a 70 anni. Noi dalla Puglia proviamo a lanciare un segnale ai giovani: serve un loro forte loro protagonismo, e noi abbiamo bisogno di ascoltarli per capire bene esigenze e bisogni. Non solo lavoro ma anche welfare territoriale inclusivo, politiche per la casa, per la mobilità, per il diritto allo studio, per l’accesso alla cultura, strumenti di sostegno al reddito. Diciamo loro passa in Cgil: più siamo, più forti saremo”.


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