Report Svimez, Bucci: Sud cresce poco, prevalgono settori con lavoro precario e salari poveri

Il commento della segretaria generale della Cgil Puglia sulle anticipazione del rapporto 2023: nel 2022 si un milione di rapporti attivati solo 79mila a tempo indeterminato

19-07-2023 12:13:12

“Le anticipazioni del Rapporto Svimez 2023 confermano quanto da tempo afferma la Cgil: che continua ad esserci una crescita diseguale del Paese e che al Sud c’è una maggiore concentrazione di lavoro povero e precario che frena i consumi e che, a fronte dell’inflazione che ha eroso redditi da lavoro e pensioni, spinge sempre più persone nella fascia di povertà relativa”. È quanto afferma la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci, che sottolinea come da parte della Svimez “si evidenzi la manca di politiche industriali che favoriscano nel Mezzogiorno investimenti nelle filiere produttive strategiche e ad elevato contenuto di innovazione, in grado di contrastare anche la fuga di competenze e la desertificazione demografica”.

I dati lavoro in Puglia nel 2022 e primo trimestre 2023

Per la Cgil pugliese “misurare la crescita con il Pil, per quanto importante, non basta e non serve. Per quanto preoccupi la differenza con il 2022, quanto la Puglia aveva registrato un più 4,5% a fronte delle previsioni di un più 0,7 per cento per l’anno in corso, i dati dell’Agenzia nazionale per il lavoro ci dicono che a fronte di 1 milione e 128mila attivazioni di rapporti di lavoro in Puglia registrati lo scorso anno, solo 79mila erano a tempo indeterminato, 920mila a tempo determinato, il resto forma atipiche”. A dire della intermittenza del lavoro, “che assieme alla prevalenza di settori a basso valore aggiunto e quindi salari bassi è l’altro elemento che determina povertà salariale, le cessazioni di rapporti di lavoro sempre nel 2022 sono state 1 milione e centomila. E se si guarda nel dettaglio 386mila rapporti di lavoro hanno avuto durata inferiore ai 30 giorni, 275mila tra 31 e 90 giorni, 191mila tra 91 e 180 giorni”. Prevalgono per la natura settoriale, “al Sud crescono soprattutto turismo e costruzioni, mentre industria, ricerca e sviluppo sono indietro, richieste di profili a bassa competenza – 560mila rapporti – mentre quelli attivati con profili high skill sono stati solo 142mila. Il settore con maggior numero di rapporti è l’agricoltura, con oltre 400mila attivazioni lo scorso anno”. Nel primo trimestre 2023 le attivazioni sono state 276mila, in linea con dato 2022, ma non cambia “ma non cambiano le proporzioni rispetto a settori prevalenti e rapporti precari”. Numeri che fanno aumentare anche il divario di genere nel mondo del lavoro pugliese: delle attivazioni di rapporti nel 2022 il 60% ha interessato maschi e il 40 le femmine. 

Investimenti del Pnrr e Fondi europei per trainare industria e innovazione

“Serve allora – prosegue la segretaria della Cgil Puglia – un chiaro disegno di politiche industriali che guardi soprattutto al Sud, se è vero che il contributo alla crescita del settore nel Mezzogiorno è stato di 10 punti contro i 25 del Centro Nord. Serve investire bene e velocemente le risorse del Pnrr e dei fondi comunitari, indirizzando scelte strategiche che dovrebbero competere alla politica, alle istituzioni, e non lasciando mano libera ai privati, ai grandi gruppi, anche a quelli a partecipazione statale. Svimez denuncia come gli investimenti potrebbero non raggiungere l’obiettivo di colmare i divari territoriali perché le risorse assegnate non sono commisurate ai bisogni effettivi. Servirebbero allora investimenti aggiuntivi, aumentare i salari a partire dai contratti pubblici e estendendo garanzie e diritti a tutte le forme di lavoro. E invece il Governo aumenta la precarietà estendendo l’uso dei voucher, toglie il reddito di cittadinanza, arretra sulle politiche di welfare, fa cadere le proposte su salario minimo e legge sulla rappresentanza, non sblocca risorse fondamentali per le regioni del Sud come quelle del FSE, e in ultimo prosegue su questo folle progetto di autonomia differenziata che va proprio nella direzione opposta alla realtà. Peccato che così non si condanna solo il Sud ma è l’intero Paese a non crescere. E per questo la Cgil è in campo con la sua mobilitazione, che sfocerà il 30 settembre in una manifestazione nazionale a Roma”.


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