Sicurezza e servizi sociosanitari territoriali, Cgil chiede a Regione maggior raccordo con sindacati

22-03-2020 09:55:15

Una lettera al Presidente della Regione Puglia, all’assessore al Welfare, al direttore del Dipartimento Salute della Regione e al presidente dell’Anci Puglia è stata inviata dalla Cgil regionale assieme alle categorie del Pubblico Impiego e dei Pensionati per ricordare come le richieste di sottoscrivere con Direzioni generali Asl ed Rls dei protocollo per la sicurezza del personale ospedaliero siano rimaste inascoltate, e nulla è dato sapere circa la riorganizzazione dei centri diurni e semi residenziali nei territori, che hanno chiuso, per non parlare dei servizi socio sanitari e riabilitativi, anche domiciliari, di cui nulla è dato sapere.

Di seguito il testo della missiva firmata dalla segretaria regionale della Cgil Puglia, Filomena Principale, dal segretario generale della FP Cgil, Domenico Fitto, e dalla segretaria regionale dello Spi Cgil, Antonella Cazzato.

Gli appelli lanciati, per contenere l’epidemia di coronavirus arrivata nel nostro paese - nonostante la “lezione cinese” avesse insegnato modi e tempi, da consegnare al sistema di prevenzione, per arginare le conseguenze del contagio - non sono serviti a molto se oggi, restiamo “sconcertati” e impauriti di fronte ai bollettini serali che snocciolano numeri e non persone con le loro storie, le loro aspettative, i loro sogni fermati dal virus.

Continuano a non insegnare nulla quegli appelli anche qui, in questa regione che sembrava fino a qualche giorno fa, alla periferia dell’epidemia e che i comportamenti poco attenti e poco responsabili di tanti, hanno veicolato invece velocemente, facendo attecchire il Covid19 facilmente come ormai dimostrato. Qui, dove il sistema sanitario è più fragile e dove le lenti economiche con cui la salute dei cittadini è stata guardata, hanno ancora bisogno di correzioni.

Gli appelli sono diventati prima allarmi, poi richieste sempre più pressanti, soprattutto per dotare tutto il personale sanitario e quello di supporto, dei dispositivi di sicurezza utili a proteggerli ed a proteggere quei cittadini che si affidano alle loro mani, alle loro parole, alla loro professionalità e capacità di cura.

Dalla più grande realtà sanitaria della regione – il Policlinico di Bari – a tutte le altre realtà ospedaliere piccole e grandi del territorio, quelle preghiere si sono infrante contro modelli organizzativi attuati sul campo al momento, con una filiera di decisioni rimbalzate tra chi ha la responsabilità delle decisioni e chi deve attuarle a mani nude.

La facilità con cui oggi, il contagio dilaga anche e, soprattutto tra chi deve curare, rappresenta l’emblema delle falle che un sistema in emergenza perenne e oggi preso ancor più per la gola, ha mostrato e sta mostrando in tutta la sua vulnerabilità.

La revisione dei DVR, le richieste inviate alle Direzioni Generali delle ASL per sottoscrivere con le OO.SS. e gli RLS protocolli di sicurezza per il personale in prima linea, sono rimaste senza risposte.

Cosi’ come, a seguito della chiusura dei centri diurni e semi residenziali nei territori, nulla e’ dato sapere circa la riorganizzazione dei servizi, anche domiciliari, socio sanitari e riabilitativi.

Oggi, abbiamo bisogno di mettere in sicurezza l’organizzazione del lavoro in grado di affrontare il nemico ormai in casa, di tutelare tutto il personale sanitario che quel nemico lo incontra ogni giorno, di garantire ai cittadini pugliesi un sistema sanitario in buona salute ed efficiente.

Chiediamo ancora una volta che si metta a conoscenza delle rappresentanze sindacali dei lavoratori e dei pensionati, l’organizzazione del lavoro e la struttura dei servizi in tutti i suoi aspetti e in tutte le strutture: dagli ospedali alle strutture territoriali sanitarie e sociosanitarie, a quelle private che stanno supportando la rete pubblica ove insufficiente, a quelle che accolgono i più fragili come RSA ed Hospice, ai servizi sociali e socioassistenziali dei Comuni, perché solo il confronto e la condivisione dei percorsi da realizzare, può mantenere il livello di garanzia del sistema sanitario pubblico italiano il cui modello oggi è da tutti riconosciuto.

Abbiamo necessità di coordinare sul territorio le azioni che le diverse articolazioni delle ASL e dei Comuni vanno realizzando, man mano che le norme di governo dell’emergenza vengono emanate a livello nazionale e regionale, per continuare a rappresentare i bisogni del mondo del lavoro e della cittadinanza, soprattutto quella più fragile e senza sostegno.

Anche per questo riteniamo opportuno che Sua Eccellenza il Prefetto di Bari, città capoluogo, possa rappresentare il punto di raccordo tra le Prefetture delle province pugliesi, attraverso un’azione di vigilanza e monitoraggio degli interventi in grado di contenere il contagio, rassicurare complessivamente tutta la popolazione e assicurare uniformità di intervento, nel rispetto della specificità e delle differenze territoriali.


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