Camusso e Forte sulla questione ILVA

18 -01-2013

"Vorremmo dire al governo: preparate la linea di uscita perché se l'azienda non rispetta i suoi impegni noi riproporremo il tema che l'impianto di Taranto è troppo importante per poter semplicemente lasciare ad una famiglia la decisione sulla siderurgia italiana". Lo ha detto oggi a Bari il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "Ci aspettiamo - ha aggiunto - che l'azienda esca dal silenzio, che da troppo tempo ha, per dire esattamente il suo piano industriale e gli investimenti che intende fare per dare attuazione all'Aia, che ha vincolo di legge. Se l'azienda non lo fa il governo deve sapere che non può lasciare solo nelle mani di questa assenza di decisioni il destino della siderurgia italiana, che si può anche tradurre nel fatto che è una responsabilità pubblica e dello Stato che non può essere lasciata alla famiglia Riva". "Sono cresciuta ad una scuola - ha concluso - che è quella che le sentenze non si giudicano. La magistratura deve fare il suo corso e credo che debba continuare ad essere così perché questo è il tema dell'equilibrio dei poteri in una democrazia. Penso che c'é un Aia, una legge che supporta tutto questo, e che la responsabilità collettiva e di ognuno sia di dare attuazione a quel progetto".

 

"Se è vero che la siderurgia rappresenta un settore strategico e irrinunciabile per l'interesse nazionale, bisogna predisporsi a separare il destino dello stabilimento da quello dei Riva". Lo ha detto il segretario Cgil Puglia, Gianni Forte, intervenendo sulla vicenda Ilva di Taranto nel corso dell'Assemblea regionale del sindacato. "Occorre cominciare a pensare a qualcosa di diverso, ad un ruolo dello Stato improntato ad un maggior coinvolgimento, attivando forme di partecipazione innovative, che comunque rendano i cittadini e lavoratori protagonisti del cambiamento. L'aspetto più drammatico di quello che è avvenuto a Taranto - secondo Forte - sta proprio qui: nella incapacità del gruppo Riva di sapersi mettere in sintonia con la città sul piano dell'etica e della correttezza. Un errore che forse pure noi abbiamo potuto sottovalutare, ma che non può più essere eluso. L'inaffidabilità della proprietà è ormai palese. Non ci pare in grado di guidare un processo così impegnativo di investimenti previsti dalla nuova Aia". "Ad alcune settimane dall'approvazione del decreto che ha sancito l'individuazione di Taranto come priorità nazionale, non c'è ancora - ha aggiunto Forte - un piano industriale che renda chiaro il piano investimenti e la quantità di risorse da impegnare. Così come si rallenta la ripresa della produzione, scegliendo di tenere migliaia di lavoratori in cassa integrazione e non solo i diretti, ma anche quelli delle imprese. Basti guardare quello che sta avvenendo per la Semat i cui lavoratori sono in lotta da giorni. Non vorremmo - ha concluso Forte - che i piani siano altri e i segnali che arrivano non ci lasciano tranquilli".


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