Camusso, rischio tensioni sociali, necessario piano per il lavoro

02 -01-2012

"Lavoro, il vero augurio per il 2012, buon anno!". E' questo il messaggio lanciato via twitter dal Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, per il nuovo anno.Tuttavia, il 2012 si configura già come un anno tutt'altro che semplice. "C'è un rischio reale di tensioni sociali crescenti nei prossimi mesi", avverte il numero uno del sindacato di Corso d'Italia "per effetto - spiega - del forte impatto della recessione su occupazione e redditi". Esiste dunque "il rischio - prosegue Camusso - che cresca il conflitto sociale con l'aumento delle diseguaglianze".La soluzione individuata dalla CGIL rimane quella di "un piano per il lavoro, la vera emergenza". Il governo, secondo il leader della CGIL, "è meglio che abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell'occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti". "Per questo - precisa Camusso - proponiamo un nuovo 'Piano del lavoro'. Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi".In vista del confronto con il governo sulla riforma del mercato del lavoro, prevista per il 13 gennaio prossimo, Camusso afferma "bisogna intendersi bene. Alcune proposte di contratto unico hanno solo il nome: sono un messaggio pubblicitario ingannevole. Infatti tutto resta com'è ora - sottolinea - e si aggiunge un'ulteriore tipologia. Non crediamo sia questa la strada giusta". "Pensiamo piuttosto - spiega ancora Camusso - a una forma prevalente di assunzione (in qualche modo incentivata) che sia di inserimento e formazione insieme, sia per giovani e donne sia per cinquantenni che hanno perso il lavoro e faticano a reinserirsi. La formazione sul lavoro è più utile e costa meno della formazione nei centri di formazione".Altro nodo cruciale riguarda la riforma degli ammortizzatori, "per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, - spiega il Segretario Generale della CGIL - senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile"."Fuori discussione" invece la questione dell'articolo 18. "Non c'entra niente - afferma Camusso - con i problemi della crescita e della riforma del mercato del lavoro. Lo dicono molti economisti, giuristi e molte imprese, non solo i sindacati". "L'idea poi - spiega il Segretario Generale della CGIL - che togliendo una salvaguardia a chi ce l'ha aumenti il grado di tutela per tutti è ridicola e penosa. Sarebbe come dire - prosege - che abbassare i salari dei livelli professionali più alti faccia crescere l'eguaglianza di reddito fra i lavoratori. Quello sull'articolo 18 è un accanimento ideologico sollevato da persone che spesso non sanno di cosa parlano e di quanto poco ricorso se ne faccia nella realtà".Un problema ancora tutto da risolvere è quello relativo alla riforma del sistema previdenziale, "per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso - insiste Camusso - ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione e si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto, è inaccettabile".Due le strade da percorrere, indicate dal Segretario Generale della CGIL, per favorire la crescita: la coesione sociale e territoriale, e precise strategie politiche. Rivolgendosi al Presidente del Consiglio, Camusso afferma "il professor Monti è disponibile a condividere strategie e politiche? Se lo è noi faremo, come sempre negli anni, la nostra parte". La coesione sociale si può raggiungere solo attraverso " la condivisione, l'equità nei sacrifici e nei benefici, non con il rigore cieco e l'aumento delle diseguaglianze'', mentre per la coesione territoriale, conclude Camusso "bisogna partire da investimenti nel Mezzogiorno per lo sviluppo e per l'occupazione. Non più lavoro nero e non più assistenza".


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