Cinque sì per un Paese migliore, nasce il comitato pugliese a sostegno dei referendum

25-03-2025 13:44:26

Nella Puglia dove oltre il 90% dei rapporti di lavoro attivati nel 2024 sono precari, dove oltre il 60% dei rapporti cessati non va oltre una durata di tre mesi, dove un lavoratore su quattro assunto a termine è in questa condizione da oltre cinque anni, cinque sì per il lavoro e la cittadinanza. Per riappropriarsi di strumenti di partecipazione democratica e attraverso questi abrogare norme ingiuste e fare dell’Italia un paese dove non ci sono discriminazioni dentro e fuori i luoghi di lavoro riavanzando sul piano delle conquiste dei diritti sociali e civili.

In un’affollatissima Aula Cifarelli del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bari  piena soprattutto di studenti e studentesse, si è costituito il Comitato pugliese per i referendum sul lavoro, aperto al contributo di tutta la società civile con la chiara indicazione di sostenere anche il quesito sulla cittadinanza.

Presenti rappresentanti delle istituzioni, in primis il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano,  deputati, segretari di partiti e di movimenti del vastissimo mondo associativo, che hanno aderito al comitato. Tra loro Anpi Arci Libera Partito Democratico Alleanza Verdi Sinistra Rifondazione Comunista Rete della Conoscenza Pax Christi Missionari Comboniani e tanti altri.

“Abbiamo scelto di costituire il Comitato regionale per i referendum sul lavoro partendo da un’aula universitaria perché questa università con i suoi giuslavoristi ha da sempre - e anche questa volta - contribuito alla discussione prima e alla stesura poi dei quesiti referendari, nel solco di una importante storica tradizione della scuola di Diritto del Lavoro di Bari, che ci riporta alla figura di Gino Giugni e alla grande conquista dello Statuto dei lavoratori”, ha detto in apertura la segretaria della Cgil Puglia Gigia Bucci.

Rivolgendosi ai giovani la segretaria ha ricordato perché oggi affrontiamo la sfida dei referendum, “Perché il lavoro non è più lavoro, perché i diritti non appartengono a tutti, perché non basta più avere una retribuzione per condurre una vita dignitosa. Perché il lavoro non è più sicuro ed è diventato normale morire di lavoro. Perché il lavoro è ormai prevalentemente precario. Ciò significa che tutte le conquiste ottenute attraverso le lotte - perché nessuno ci ha regalato i diritti - hanno bisogno oggi di essere riattivate attraverso un impegno comune che parta dal basso: dalle università, dai luoghi di lavoro, dalla strada, dai luoghi di prossimità”.

referendum.cgil.it


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